Confindustria approccia il busillis del Sole 24 Ore

Alberto Brambilla
Indagine sulla prima grana del prossimo presidente dopo la presentazione dei programmi dei candidati alla successione di Squinzi. Le idee di Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi per un giornale da salvare.

Roma. Entro maggio gli imprenditori associati a Confindustria sono chiamati a decidere in quale modo vogliono che la loro confederazione, fondata nel 1910, vorrà sopravvivere a un contesto economico sfavorevole e conservare l’influenza residua verso le istituzioni politiche nazionali (ed europee). I circa 150 mila soci avranno davanti una scelta polarizzante per la successione di Giorgio Squinzi alla presidenza. I candidati Vincenzo Boccia, 54 anni, e Alberto Vacchi, 52, hanno dimostrato al consiglio dei saggi di avere sufficiente consenso, nei territori e nelle associazioni di categoria, da presentarsi ai “grandi elettori” del Consiglio generale, composto da 198 delegati, per ricevere la designazione ufficiale a fine mese.

 


Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi


 

I candidati rappresentano due paradigmi molto distanti per via della constituency che li appoggia.

 

Vincenzo Boccia è considerato omologato all’apparato corporativo confindustriale, che ben conosce, in quanto ex vicepresidente dell’associazione, ed è sostenuto da quel pezzo, rilevante ai fini della contribuzione al bilancio associativo, riconducibile alle aziende partecipate dallo stato. Emma Marcegaglia, ex leader confindustriale e presidente dell’Eni, è suo sponsor.

 

Alberto Vacchi, erede e ad della multinazionale del packaging Ima, società che dall’inizio della sua gestione (1996) ha dato ai soci un rendimento del 1.700 per cento, è considerato l’imprenditore transnazionale, outsider rispetto alle liturgie e ai meccanismi confindustriali, che rappresenta gli interessi delle filiere del manifatturiero.

 

Dopo le consultazioni dei saggi e le dichiarazioni di voto dai territori e da personalità rilevanti, Vacchi pare avvantaggiato sulla base degli endorsement ricevuti ponderati con i relativi “pacchetti di voti” ma gli equilibri possono mutare – il voto è segreto – in base ai programmi pubblicati ieri. “Confindustria per l’Italia” di Boccia parte dalle relazioni industriali e dalla contrattazione. “Un impegno condiviso per Confindustria” di Vacchi parte dall’esecuzione delle infrastrutture digitali e dall’industria 4.0.

 

Entrambi toccano il tabù dei tabù dell’associazione: il busillis editoriale del Sole 24 Ore, giornale che versa in una cattiva situazione finanziaria di cui Confindustria ha il controllo azionario e di cui il presidente degli industriali storicamente decide i vertici. Con la concentrazione tra Repubblica e Stampa, polo editoriale prominente, il Sole è sempre più alle strette. Nonostante un miglioramento minimo dei margini di guadagno, il patrimonio del gruppo è stato aggredito dalle perdite al punto da intaccare le riserve di capitale. Il titolo ha perso l’85,6 per cento della capitalizzazione di Borsa dal 2010: da 174 milioni a 24,9. S’intensificano i rumors sulla ricerca imminente di un socio (Lettera43.it rilancia l’indiscrezione di un’alleanza con il Corriere della Sera ma mancano conferme) o di una ricapitalizzazione, tertium non datur. Tuttavia il processo potrebbe essere farraginoso e trascinarsi per mesi affinché Confindustria non condivida il controllo e ritardi richieste di esborsi ai soci.


L'andamento borsistico del titolo del Sole 24 ore nel''ultimo anno


 

 

Boccia dice che “lavoreremo per rafforzare sempre più l’indipendenza economica del Sole 24 Ore, definendo la mission e presidiando il rispetto della linea editoriale nell’autonomia totale dei giornalisti. Il Sole 24 Ore dovrà essere sempre più portatore della cultura economica e industriale nel nostro paese”. Il fatto che la Arti Grafiche Boccia Spa, azienda tipografica di Salerno di cui Boccia è ad, stampi Repubblica in Campania e in alcune zone del sud potrebbe motivare perplessità circa ambizioni rivoluzionarie.

 

Vacchi dice che “oltre a proseguire sull’inevitabile strada del risanamento, occorre fortemente incidere come ‘editore’ (pur nel rispetto della libertà di stampa) per qualificare a tutto tondo l’immagine del ‘fare impresa’, identificandola con chiarezza come principale motore della crescita della società”.

 

Alcuni imprenditori hanno in passato lamentato sia la sottorappresentazione di alcune realtà aziendali sia la linea editoriale in alcuni frangenti insidiosa per il governo Renzi che più di altri ha incontrato i desiderata confindustriali. Il cda del Gruppo 24 Ore deve essere rinnovato in aprile, prima dell’elezione del nuovo presidente, ed è partito lo spoil system con promesse multiple e contemporanee di incarichi a diverse personalità. Starà al presidente uscente Squinzi decidere se nominare i vertici del Gruppo o se lasciare l’incombenza al suo successore, con eleganza.

Di più su questi argomenti:
  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.