Il segretario generale della Fiom Maurizio Landini (foto LaPresse)

Pure Landini licenzia

Ermes Antonucci
“Licenziato” da Maurizio Landini, il paladino dei diritti dei lavoratori. E’ accaduto a Sergio Bellavita, per 15 anni sindacalista della Fiom e oggi leader dell’area di minoranza interna dei metalmeccanici della Cgil, che due giorni fa ha ricevuto la revoca del distacco sindacale.

Roma. “Licenziato” da Maurizio Landini, il paladino dei diritti dei lavoratori. E’ accaduto a Sergio Bellavita, per 15 anni sindacalista della Fiom e oggi leader dell’area di minoranza interna dei metalmeccanici della Cgil, che due giorni fa ha ricevuto la revoca del distacco sindacale. Dovrà dunque tornare al proprio posto di lavoro nella sua azienda d’origine, anche se quest’ultima, fa capire Bellavita in una conversazione con il Foglio, potrebbe pensarci due volte prima di riassumerlo dopo tutti questi anni. In altre parole disoccupazione. E tutto, dice Bellavita, per non essersi allineato alle “direttive” del segretario Landini, “dispotico e arrogante”.

 

Il sindacato delle tute blu guidato da Landini ha motivato la decisione parlando di una “fiducia venuta meno”, ma per Bellavita le ragioni sarebbero soprattutto politiche: “Hanno voluto far fuori l’unica area di opposizione interna alla Fiom-Cgil”. A determinare la frattura, nello specifico, sarebbe stato il sostegno fornito da Bellavita a un gruppo di lavoratori della Fiat (ormai Fca) iscritti al sindacato e che però avevano dato vita ad alcuni “scioperi spontanei” negli stabilimenti dell’azienda guidata da Sergio Marchionne. “Landini è il primo ad applicare il modello Marchionne, quello che vieta gli scioperi negli stabilimenti, vengo colpito io per colpire tutti – attacca Bellavita – Non a caso tutto ciò avviene dopo la riabilitazione del presidente di Fca”. Un riferimento a una dichiarazione di inizio marzo in cui il capo della Fiom disse: “Nessuno nega che la Fiat, prima dell’arrivo di Marchionne, fosse a rischio di fallimento e oggi no. E nessuno vuole negare le qualità finanziarie del manager. Di tutto questo noi siamo contenti”.

 

“Landini e la parte di gruppo dirigente a lui vicino – continua Bellavita – hanno deciso di rientrare nell’area delle compatibilità date, sia sul fronte Fca che su quello del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, dove si è deciso di intraprendere un cammino unitario con Fim e Uilm”. La verità, dice l’“epurato”, è che il segretario generale della Fiom ormai all’interno del suo sindacato non accetta più alcuna forma di dissenso: “Dopo la sconfitta subìta sul Jobs Act del governo Renzi, si è aperta una nuova fase, dove chi non vuole rientrare nella linea di Landini è fuori. Io sostengo la Fiom, ma ho anche il diritto a dire che alcune posizioni sono sbagliate, mentre Landini pretende che questa possibilità non ci sia”. Per riportare l’ordine interno, sostiene Bellavita, il sindacato contraddirebbe se stesso: “Landini e la Cgil lanciano la Carta dei diritti e poi licenziano il portavoce dell’unica area di minoranza, reo di avere un’opinione diversa. Vi pare un sindacato credibile?”. Il licenziamento inoltre, spiega il rappresentante della minoranza, sarà “sostanziale”, dato che l’azienda in cui era impiegato, oltre che a essere di piccole dimensioni, difficilmente deciderà di reintegrarlo dopo 15 anni in cui ha fatto a meno delle sue competenze: “Loro sanno bene che sono a rischio disoccupazione”.

 

Ulteriore paradosso: Bellavita non potrà neanche rivolgersi a un tribunale per dimostrare che la revoca del distacco sindacale sia avvenuta in maniera ingiusta. Tra l’altro, come noto, il famoso articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello che prevede il reintegro per i licenziamenti senza giusta causa (tanto difeso da Camusso e Landini), non si applica ai dipendenti delle organizzazioni sindacali, e quindi non si applicherebbe nemmeno se Bellavita fosse un dipendente effettivo della Fiom. “Non avrò dalla mia parte l’articolo 18, ma ho la battaglia politica, il sostegno di centinaia di iscritti, anche di altri sindacati”, conclude Bellavita ottimista. Landini, intanto, ieri guardava già alla prossima battaglia contro la contrattazione aziendale: “L’oggetto di diversità che oggi ci porta a proclamare lo sciopero è che Federmeccanica non pensa che siano i contratti nazionali che devono aumentare il salario per tutti i lavoratori. Anzi, pensa a una riduzione e pensa che la contrattazione aziendale dovrebbe sostituire il contratto nazionale”.

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