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Di cosa parlare a cena stasera

Veloce, prudente su fisco e pensioni. La manovra del governo Meloni

Giuseppe De Filippi

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Con una velocità effettivamente inedita il governo ha sistemato manovra e decreti fiscali collegati. È un fatto rilevante, serve a dare un quadro chiaro alle forze economiche e sociali e a segnalare stabilità ai mercati finanziari. Il contenuto non è travolgente, ma su capitoli di peso come fisco e pensioni c’è una solida aderenza a buoni criteri di gestione del bilancio. Il coraggio va riconosciuto soprattutto nel mantenimento pieno dell’impianto della legge Fornero, con addirittura qualche rafforzamento rispetto a precedenti cedimenti, perché le varie forme di uscita anticipata dal lavoro, a cominciare da quota 103, vengono limitate o direttamente eliminate. Qualche sostegno in più arriva per le famiglie. Si vede che si tratta di tentativi, forse soggetti a revisione o a esame sotto il profilo dell’equità, come le misure a favore di chi ha almeno due figli. Ma resta valida l’operazione politica del governo in favore della natalità. Per il fisco (e per l’edilizia) non ci sono ulteriori condoni, di cui pure si era parlato nelle ultime settimane, ma c’è il passaggio a un sistema più semplice di aliquote e scaglioni, con una prima aggressione (giusta o sbagliata che sia) al monte di detrazioni per i redditi nella fascia più alta.

È vero, in molti casi non si tratta di persone ricche, ma la strategia per premiarli non passa più per la giungla delle detrazioni. Diventa invece diretto e visibile il possibile scambio politico con il gruppo sociale dei contribuenti a maggiore reddito. Non più con lo schema complesso e un po’ casuale delle detrazioni ma attraverso una riduzione (bisogna guardare alle prospettive di legislatura) dell’aliquota marginale. Politicamente conta molto la promessa (da verificare) sull’azzeramento degli emendamenti di maggioranza, che comporta anche l’eliminazione di quella specie di riscrittura in brutta copia di tutte le manovre presentate in ottobre attraverso il famigerato maxiemendamento governativo. Ecco, quell’obbrobrio legislativo non dovrebbe più circolare nelle aule parlamentari. E questo è un punto forte, di cui si trova un primo riscontro nel leggero miglioramento dello spread perché senza alchimie come gli emendamenti governativi la leggibilità della politica economica italiana aumenta in modo vertiginoso gli effetti della nuova Irpef

I due partner minori di maggioranza in cambio della pace emendatoria hanno qualche risultato da mostrare. Per Forza Italia conta la stabilità generale del quadro di politica economica e la difesa di interessi di riferimento come quelli dei proprietari immobiliari e l’eliminazione di rischi sulla tassa di successione. La Lega ha una prima riduzione del prelievo automatico per il canone Rai in bolletta e la rateizzazione dell’assurdo acconto fiscale per gli autonomi (ai quali viene mantenuto il buon trattamento dell’aliquota fissa sotto agli 85 mila euro di reddito). E poi ci sono le critiche delle opposizioni alla manovra. 

 

Le tre "cose" principali

 

Fatto #1
Ma nello stesso tempo non c’è stata altrettanta velocità e purtroppo neanche altrettante chiarezza su una partita di assoluto rilievo come quella che riguarda la rete Tim e il controllo di Sparkle. Giancarlo Giorgetti ha detto che in caso di non accettazione della proposta del fondo Kkr da parte dell’azienda si cercherebbe un’altra soluzione. Solo un mese fa, però, per lo stesso Giorgetti Kkr era il partner ideale per la rete italiana. Il titolo soffre in Borsa.

 

Fatto #2
Ma per il governo, anzi proprio per Giorgia Meloni, la vera buona notizia è il risultato elettorale in Polonia, che spazza via le ambizioni e le velleità di una spallata da destra nell’Ue e porta per la naturale forza dei numeri Meloni nel campo più sicuro e politicamente più promettente della serie A europea e cioè dell’appoggio a una rielezione di Ursula von der Leyen con l’Italia riaccreditata tra i paesi inseriti a pieno titolo nella politica europea. A cena potete osservare che certi amici è meglio perderli che trovarli che poi in Polonia hanno votato in tanti per le politiche ma non per i referendum trappola del populismo

Fatto #3

L’enorme lavoro dell’amministrazione Usa e di Antony Blinken (una trottola tra le capitali arabe e Israele), segretario di stato, per gestire nel modo meno cruento possibile la liberazione degli ostaggi tenuti da Hamas, ristabilire l’ordine sociale e politico a Gaza togliendo spazio alle infiltrazioni iraniane, mantenere la distensione tra Israele e i sauditi, isolare l’Iran. 

 

Oggi in pillole

 

 

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