(foto EPA)

di cosa parlare stasera a cena

Il populismo di Musk fa paura

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Questo modo comodo per pescare opinioni e notizie, l’ex Twitter, sta sfaldandosi sotto il delirio del suo proprietario. Elon Musk forse vuole essere una specie di nuovo Donald Trump (auguri) o forse è solo annoiato o crede che nel mondo esistano davvero le élite e che ce l’abbiano con lui. Comunque, sta facendo un disastro, togliendo i cuoricini messi da chi esprime apprezzamento per i post che lo criticano, usando l’ex Twitter come certi editori usano i loro giornali e li distruggono. Qui più volte abbiamo detto che Musk di mestiere fa l’editore, come chiunque gestisca una piattaforma a forte contenuto informativo e un luogo di dibattito pubblico aperto. Lo fa molto male, certo, e con rabbia. Dice cose vergognose contro il popolo ucraino, fa l’apologia dei peggiori ceffi in giro, ridicolizza chi è in difficoltà. Ma ci fa capire qualcosa molto importante. Perché la libertà di stampa, pezzo irrinunciabile dello stato di diritto, integra la democrazia e ne fa qualcosa di utile e funzionante. Ma lui ci sta mostrando, a modo suo, cosa succede quando salta il rispetto per le regole dello stato di diritto, è qualcosa di più subdolo del pericolo portato dalle dittature vere e proprie, perché mina dall’interno la fiducia nella comunità in cui si decide democraticamente e si è tutelati e garantiti dallo stato di diritto, dalle regole costituzionali, dalle libertà. Questa nuova ondata di populismo e di demagogia, per usare le vecchie e usate categorie, deve far paura e deve suscitare una risposta. E intanto è anche un pessimo affare per il proprietario.

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Che poi su questa piattaforma editoriale c’è e c’è sempre stato spazio per le polemiche da tutte le parti e per un tipo di informazione aggressiva, di parte, schierata, e ci mancherebbe. Il problema qui non sono i troll o le centrali di disinformazione, contro le quali esistono antidoti e modi per proteggersi, ma, ripetiamo, il pericolo è nella subdola insinuazione contro il cuore stesso del sistema democratico. Tutto questo per dire che qui un ministro come Matteo Salvini può pubblicare un video polemico contro la magistrata messa sotto inchiesta, diciamo così, dall’intero governo, prima con argomenti un po’ squinternati e ora con questo video.

Fatto #2

Non esageriamo con gli allarmi sull’Italia isolata in Ue, arrivano sempre troppo presto o troppo tardi e sanno un po’ di manierismo del giornalista di opposizione. L’Ue funziona con processi lenti e senza scontri duri, va avanti per aggiustamenti progressivi. Per questo è ridicola l’idea di andare a battere i pugni a Bruxelles e ugualmente lo è la preoccupazione di essere messi da parte, di essere tenuti fuori dalle faccende europee. L’incontro di oggi a Granada mostra come le puntualizzazioni del governo italiano sulle questioni migratorie non fossero tutte campate in aria. Anche con la Germania si è arrivati a qualche forma di ragionamento comune e di diplomatica distensione (forse anche complice un buon rapporto personale tra i due capi di governo). Sono passi importanti e anche impegnativi. Perché entrando nel meccanismo decisionale europeo l’Italia di Meloni di fatto abbandona il metodo salviniano, quello della lamentela fine a sé stessa, dei no-euro (ancora attivissimi nel gruppo parlamentare leghista).

Fatto #3

A Granada c’è stata anche la possibilità di un dialogo diretto tra Meloni e Volodymyr Zelensky e anche in quel caso è stato il metodo degli incontri europeo a riportare chiarezza sull’impegno italiano, dopo il veloce e confondente rimpallo tra Antonio Tajani e Guido Crosetto sulla continuazione degli invii di aiuti e di armi. 

Oggi in pillole

  • Aumenta la lista delle Nazionali di calcio che non accetteranno di giocare con la squadra russa ammessa vergognosamente dalla Fifa.

  • Come va a finire, tra pressioni trumpiane e malumori repubblicani, la nomina del nuovo speaker della Camera negli Usa secondo Bill Kristol.

  • Il Parlamento approva il molto contorto decreto sulle licenze e i tassisti fanno sciopero. Forse l’equilibrio tra loro e chi ha bisogno del servizio taxi sta per rompersi. Una specie di Uber dal basso potrebbe nascere e sfidare poteri consolidati.

  • Per Visibilia si riallontana il fallimento.

  • Cambio di direzione a La Stampa e, di questi giorni, quando c’è di mezzo la società editrice degli Agnelli subito scattano molte curiosità.

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