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DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Le improbabili richieste di Conte a Draghi

Giuseppe De Filippi

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Giuseppe Conte è andato a dire a Mario Draghi che il Movimento 5 stelle non esce dalla maggioranza, come da esito di quello che, con espressione da partito molto tradizionale, chiamano il loro consiglio nazionale. Benissimo. Forse per darsi un tono, forse per accontentare chissà quali componenti del suo gruppo parlamentare, ma Conte ha poi allegato all’incontro una specie di documento programmatico, di cui il minimo che si può dire è che non sta né in cielo né in terra. Contiene una lista di cose da fare che trasformerebbero il governo in una specie di monocolore 5 stelle e Draghi in un portavoce grillino. Perché la lista è quasi comicamente aderente al grottesco programma con cui Luigi Di Maio andò a trattare con Matteo Salvini per far partire il governo Conte 1, con la difesa del reddito di cittadinanza perfino dal diritto di critica, il blocco alla ricerca e all’estrazione di gas e petrolio sul territorio nazionale, l’esaltazione del bonus 110%, il ripescaggio del cashback. Un programma sbilenco, fatto solo di elargizioni ma privo di sostanza politica e di struttura negli interventi economici. E con accenni pateticamente deboli alla politica internazionale e a tutto ciò che la sta travolgendo.

Insomma, Draghi può accogliere il sostegno al suo governo e registrare, allo stesso momento, il gradimento che i 5 stelle danno a un altro, immaginario, governo, a una specie di Conte 1 in versione zombie. Quella lista di cose gradite ai 5 stelle resterà allegramente a dormire in un cassetto informatico. Intanto, a dare prospettiva al governo, c’è, ad esempio, la rimozione di uno dei no più immediati, quello al termovalorizzatore di Roma, cui non si accenna nel documento contiano e che, perciò, sembra destinato (per fortuna) a essere inserito in provvedimenti che dovrebbero garantirne la realizzazione.

Quanto potrà durare una roba del genere è difficile dirlo, però forse durerà almeno il tempo sufficiente a far superare, nella memoria collettiva e nell’attualità del dibattito politico, l’affermazione di Draghi secondo la quale il governo va avanti solo se sostenuto dai 5 stelle. Che poi la difesa della crescita ipertrofica e mostruosa del superbonus porta i grillini ad abbracci impensabili. E alla fine c’è anche il chiacchiericcio un po’ da ragazzini

 

Le tre "cose" prinicpali

Fatto #1

Il gas e il nucleare restano, grazie a un voto del Parlamento europeo sulla scia delle indicazioni della Commissione, nella lista dei buoni per la produzione di energia in Ue e all’interno della maggioranza Ursula (con cui il Pd, il M5s e Forza Italia contribuirono all’elezione di Ursula von der Leyen a presidente della commissione), quella che tante possibilità politiche aveva aperto in Italia, ci sono voti molto differenti. Per bocciare le scelte della Commissione sarebbe servita una maggioranza assoluta, ma mentre il Pd e i 5 stelle hanno votato contro gas e nucleare, Fi è stata invece favorevole.

Fato #2

Giovanni Toti dice che Draghi ora fa il curatore fallimentare del paese ma in futuro, volendo, potrà fare cose altrettanto utili ma più interessanti.

Fatto #3
Se capite bene come funzionano i governi inglesi spiegateci come fa Boris Johnson a restare in sella, comunque, per ora, resiste

 

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