di cosa parlare stasera a cena

Salvini è il Sartana della politica

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

C’era una vecchia barzelletta, niente di speciale eh, in cui il protagonista tirava per le lunghe, atteggiandosi a duro e inflessibile, la richiesta di mostrare il biglietto del bus al controllore, ripetendo che lui (quando la sentii io si chiamava Sartana, in omaggio a un duro cinematografico anni settanta) non pagava, con la frase ripetuta, appunto, “Sartana non paga”. E poi finiva, la barzelletta, con una rivelazione improvvisa e disarmante: Sartana non paga perché ha la tessera. Ripetiamo, come barzelletta non è niente di speciale, o meglio, è tutta affidata alla recitazione, in cui uno bravo a mettere in caricatura la fiera durezza per trasformarla repentinamente in furbizia, seppure un po’ burocratica, avrebbe potuto anche tirare su qualche risata. Ma, qui e oggi, questa storiella ci serve perché abbiamo un Sartana non da poco nella nostra politica. Salvini non paga, perché ha la tessera.

Non si vaccina, predica a mezza bocca contro i vaccini, perché si è vaccinato. Ma, scontato un po’ di ridicolo, qui vorremmo dire, e a cena può diventare un tema trattabile, come vedete, con una certa leggerezza, che per Salvini, grazie a questo modo di comportarsi, si aprono opportunità politiche. Perché la sua piccola astuzia consiste nel tirare più a lungo che può (Salvini non paga) la fase, ostentata, della resistenza fiera, ispirata ora al liberalismo di maniera (molto scarsa maniera) che imperversa nel centrodestra, ora al sovranismo di recente affermazione, ma proprio fino all’ultimo, e, quando sta per arrivare la multa del controllore, mostrare la tessera. Solo che, per sua fortuna, qui non si tratta semplicemente di far finire una barzelletta o evitarsi una sanzione, ma, somma fortuna, anche di aprirsi spazi politici, perfino di acquisire credibilità per, un giorno, governare anche tutela. Oggi Salvini ha fatto sapere, a modo suo, di essersi vaccinato. Si è allineato alle indicazioni di Mario Draghi, potremmo dire. Ha rinunciato a condurre la battaglia contro il green pass. O meglio, l’ha condotta finché il green pass non c’era, ma, ora che è stato deciso di imporlo, ecco Salvini pacificato e schierato col governo. Sì, lascia parlare i suoi (gli esponenti locali della Lega, poi, si sa, meglio non contraddirli), lascia che sfoghino un po’ di bava, ma poi lui si mette lì sorridente, si prende un caffè, e sistema le cose.

Questa, politicamente è una dote. E, per Salvini, è valorizzata dalla totale mancanza di ideologia, perfino di visione del mondo. Lui prende le prime banalità, un po’ torve, un po’ abbandonate dagli altri politici perché non presentabili, e le fa sue, trasformandole, in qualche modo, in istanze politiche. Ma, poi, è pronto a gettarle via. È perfino banale dire che il suo atteggiamento verso i no-euro è stato lo stesso, con l’effetto che ora il trio Borghi-Bagnai-Rinaldi è già passato alle rimpatriate e al reducismo. Giorgia Meloni, invece, è meno pronta. Ha fatto qualche cambiamento, certo, mesi fa era pro-vaccini, quando non c’erano o quasi, ora che ci sono si comporta come se fosse contraria e manda messaggi equivoci. Oggi, poi, mentre Salvini, magari un po’ tirato, sorrideva, Meloni si imbruttiva, e si emarginava, nella ripetizione del più corrivo grillismo anti-casta e, un po’, anti-vaccinista

Le tre "cose" principali 

Fatto #1

Perché poi, appunto, le decisioni del governo, nel caso del Green pass, sembrano popolari, con buona pace dei commentatori liberali populisteggianti e, però pure minoritari. Mentre una regione del centrodestra, ma con impronta Forza Italia, il Piemonte, fa quello che Salvini (prima del caffè di stamattina) definiva inseguire i ragazzi con la siringa. E bisogna correre, perché i contagi corrono a loro volta. In Francia aumentano le restrizioni

Fatto #2

Sì, poi ci sono i grillini, anche loro sono un po’ Sartana. Adesso intendono tenere duro, attraverso la ministra Fabiana Dadone, sulla riforma della giustizia, arrivando alla minaccia di dimissioni e altri sfracelli. Vedremo, ma sembra più un modo per conseguire i risultati di Salvini (massima visibilità propagandistica, minimo impegno politico e, poi, anche il dividendo dei risultati governativi) con altri mezzi. 

Fatto #3

Per gli ottanta anni di Sergio Mattarella, parlarne a cena. 

Oggi in pillole 

- Luca Palamara rinviato a giudizio.

- Altri colpi per il metodo Trani.

- Siamo fatti anche dei batteri che ospitiamo e, senza il loro contributo, anche l’espressione artistica sarebbe diversa.

- Sono cominciate, in tutto e per tutto, le Olimpiadi giapponesi. Giulia Pompili sa quello che dice.

- E il Foglio ci racconta tutto il resto.

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