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Di cosa parlare stasera a cena

Lega e M5s presi in contropiede dall'Europa e l'addio a Camilleri

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Anti-europeisti italiani, delle due famiglie, presi in contropiede dall'unica cosa che davvero non aspettavano: le istituzioni europee, nelle loro varie forme, sono diventate il luogo in cui si fa politica, dove succedono le cose. I 5 stelle solo poco fa organizzavano buffonate come il viaggetto in auto di Di Maio e Di Battista a Strasburgo per mostrare la locale sede del parlamento europeo e ridicolizzarla citandone i costi per poi impegnarsi  a chiederne la chiusura. Operazioni che facevano parte di un loro atteggiamento contro l'Europa pervasivo, diffuso in tutte le loro posizioni politiche, con ovviamente le punte del referendum per uscire dall'euro, le leggende nere in stile gabbia di Paragone sulla Bce e tutto il resto della paccottiglia. Da ieri hanno fatto, come si sa, un cambio brutale, diventando europeisti straconvinti, fino a un voto quasi identitario per la meravigliosa Ursula von der Leyen. Un po' era stato il prof. avv. a segnare una prima strada europeista come scappatoia dalla stretta salviniana, aiutato dall'abile ministro Tria aveva protato a casa sia il rispetto di obiettivi concordati con la commissione (allora di Juncker) per la manovra 2019, sia il successivo aggiustamento dei conti, con la correzione da 7,5 miliardi, anch'esso deciso di comune accordo con le autorità europee. Ma, come tutte le scelte firmate dal prof. avv., mancava la caratterizzazione politica. E il voto per VDL ha invece marcato una scelta di schieramento e da un manipolo di parlamentari, come quelli a 5 stelle, che in Europa neppure hanno una collocazione essendo stato respinti da tutti i gruppi parlamentari del parlamento europeo. I 5 stelle sono tabula rasa politicamente, la Srl che li controlla può cambiare orientamento in un attimo, e decidere ad esempio di sostenere improvvisamente le politiche della commissione europea, vedremo. Per la Lega la giravolta è più complessa. Il piano del Metropol, se sembra un po' roba da aperitivo pensando a dove e come è stato esposto, era stato già enunciato da Salvini in sedi più consone, e, appunto, era stato lui stesso a parlare di Europa da smontare e tutto il resto. Chissà però, la politica consente comunque le giravolte, specialmente se il consenso è tanto. E quindi ecco Salvini prossimo a farsi un po' di selfie coi suoi colleghi comunitari.

  

Chiaro, poi dopo il voto però si vedrà. Ma è banale e noioso anche dirlo, anche pensarlo. Sarebbe tutto molto logico, certo, ma lì decide Davide Casaleggio, erede di una cultura un po' leghista e un po' dipietrista (il primo partito assistito dalle strambe visioni di Gian Roberto Casaleggio fu l'Italia del Valori), e il Pd ha nel suo albero genealogico sia la candidatura di Di Pietro al Mugello sia il dialogo tentato con la Lega ribaltonista, quella che era una costola della sinistra. Insomma possono far tutto e ora, con il clamoroso voto per von der Leyen hanno rotto l'argine verso la serietà. A questo punto potrebbero anche votare Mario Monti per qualsiasi carica, mettere Elsa Fornero fissa sul blog a spiegare la previdenza, riscoprire, che so, Paolo Baffi o Carlo Azeglio Ciampi, iscrivere i figli alla scuola di liberalismo (esiste e ricomincia le sessioni in autunno).

 

Quisquilie...

 

Però Salvini in aula non andrà, al suo posto il prof. avv., che ovviamente non c'entra un cavolo con questa storia né ha qualcosa da dire.

 

Però c'è un'assoluzione importante.

 

David Allegranti continua a tenere d'occhio per il Foglio il graduale disfacimento della maggioranza torinese a 5 stelle

 

Legiferare in base alle fissazioni e alla rincorsa del consenso populista produce questi effetti.

 

Sempre utile qualche dato ben presentato sulle tasse e chi le paga.

 

Che forza Kamala Harris, leggete qui e, potendo, la votereste.

 

Chi non si sottrae all'aula (giudiziaria) invece è El Chapo, condannato al carcere a vita.

  

Comincia domani l'Open Championship, la gara di golf più antica del mondo e unica europea (o meglio britannica) nel grande Slam. L'anno scorso vince Francesco Molinari, quest'anno ci riprova assieme a tutti i più forti del momento. Si attende un pubblico straordinario ai bordi dei fairway del campo del Royal Portrush, qui nel link i numeri, e in Tv in tutto il mondo.

 

E c'è un controllo in corso per vedere se il driver, il bastone con la testa grande che si usa per i colpi che devono fare più distanza possibile, di Tiger Woods sia conforme alle regole.

 

La morte di Andrea Camilleri e una ricognizione degli effetti del suo passaggio attraverso la cultura e il mercato editoriale.