In Nuova Zelanda bandiere a mezz'asta dopo l'attentato alle due moschee (foto LaPresse)

L'attacco in Nuova Zelanda e le manifestazioni per il clima

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

La strage anti islamica e, andrebbe aggiunto, anche anti immigrazione in Nuova Zelanda. 49 persone uccise, secondo gli ultimi rapporti di polizia, e 48 feriti. Ferita una comunità di origini diverse, con varie nazionalità di provenienza.

 

Il fatto ci ha mostrato una specie di internazionale dei frustrati e, recuperando una vecchia parola poliziesca cui andrebbe data una nuova accezione, degli asociali. L'australiano che inneggia all'italiano Traini, cioè allo sparatore di Macerata a caccia di immigrati, il suprematista italiano, si sente dentro a un gruppo, e questa volta certamente si può dire che il web dà qualcosa in più, in termini di identità e di organizzazione, a quei gruppi estremisti ma politicamente marginali. E molto del web e del suo modo di rappresentare la realtà lo troviamo nelle modalità dell'attacco e nelle forme in cui il mondo ne è stato informato, attraverso la visione personale degli autori della strage, esaltata in tutta evidenza con la telecamera messa sul casco dell'assassino. E' lo schema del videogioco ed è lo schema della visione non mediata, del racconto in prima persona diffuso su scala mondiale. La polizia della Nuova Zelanda, come viene mostrato in questo blog della Bbc, chiede proprio di non diffondere le immagini della strage. Sia per ragioni investigative, sia per evitare che gli attentatori raggiungano il loro scopo.

 

L'odio dei terroristi anti islamici e anti immigrazione non è calcolato, non si inserisce, a quanto sembra di capire, in uno schema tattico nel breve periodo. Questo invece succedeva con una parte del terrorismo islamico, quella più legata a Osama bin Laden e al suo progetto di egemonia in una parte del mondo islamico. La strage di Christchurch ha invece più elementi di speculare somiglianza con l'attacco al Bataclan. Mentre molte similitudini rimandano alla terribile azione di Anders Breivik, che però agì da solo e puntò le sue armi contro ragazzi impegnati nelle politiche generalmente favorevoli all'integrazione. Odio culturale, religioso, umano, fine a se stesso, senza che ci sia un piano più ampio. L'attentatore catturato ha potuto progettare il suo attacco in un lungo periodo, si parla di due anni, solo attingendo a materiale online e non dando nell'occhio in altro modo che non fossero le sue ricerche e il suo ossessivo interesse per il confronto storico e militare tra mondo musulmano e mondo cristiano, cui dava una lettura distorta e paranoica.

  

Il mondo reagisce e i governi cercano anche di mantenere la calma, di evitare effetti imitativi o le rappresaglie.

 

Ancora sul ruolo dei social media.

 

C'è da parlare anche delle manifestazioni in varie città del mondo per sensibilizzare i governi sulle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici. Molta la partecipazione di giovanissimi.

 

Il programma è molto vasto però, e il passaggio dalla sensibilizzazione all'azione, superando in portata i programmi già avviati, non sembra né a portata di mano né facilmente condivisibile con le centinaia di migliaia di persone cui si chiede di cambiare abitudini di vita e forse di ridurre il livello dei consumi e del benessere

 

Attenzione poi al tic anti capitalistico o, per dirla tutta, alla strumentalizzazione di questo grande movimento mondiale per risvegliare la cara, vecchia, campagna contro le imprese, la produzione di ricchezza, lo sviluppo. E con bersaglio specifico negli imprenditori, ecco un caso di iconografia da anni '30.

 

  

A proposito, oggi in Italia si manifestava anche per richiamare l'attenzione pubblica e politica sul blocco delle opere pubbliche e dei loro cantieri. Più di 600.000 posti di lavoro sono stati cancellati e potrebbero essere ricreati con politiche diverse e con un normale flusso di investimenti. Il governo va un po' a orecchio, come al solito, sente nell'aria che la protesta è al limite di sopportazione e si lancia nello sbloccacantieri (diffidare sempre dalle leggi con nomi creativi) e in incontri per rassicurare le parti coinvolte.

   

Quando la realtà si presenta con le bollicine e ti costringe a rivedere, si spera, le tue teorie.