Google creative commons
Il libro
Gli omicidi del gruppo Ludwig, che sono un pezzo della storia d'Italia
Il libro di Alessandra Coppola, "Il fuoco nero", su un mistero irrisolto va oltre quello che chiamiamo true crime. La giornalista descrive gli ambienti nazionali e locali, e si cerca di capire il bagaglio culturale dei protagonisti, gli strati sociologici, gli ambienti, le letture, le atmosfere delle città
Il 6 giugno 1976 alcuni gruppi della sinistra extraparlamentare distruggono il cinema Barberini, a Roma. A novembre un gruppo di femministe assalta il Fiammetta, a Milano, mentre viene proiettato La chiamavano... Susy Tettalunga. Le locandine vengono date alle fiamme. Qualche anno dopo i neofascisti Nuclei armati rivoluzionari distruggono l’Embassy di Napoli. Il 14 maggio del 1983, durante la produzione di Lyla, profumo di femmina, qualcuno incendia il cinema Eros di viale Monza, a Milano. Muoiono sette persone, tra cui un uomo che era entrato cercando di soccorrere i feriti. Ma all’Eros le cose sono ben diverse dalle manifestazioni, di destra e sinistra, che si sono viste negli anni precedenti, anche solo per il “velo di vergogna e pregiudizi” che nasconde i lutti. I responsabili qui sono “solo” due ragazzi di Verona che verranno arrestati meno di un anno dopo quando proveranno a dare fuoco a una discoteca nel mantovano, vestiti da carnevale. Prima degli incendi in questi “luoghi di perdizione e di decadenza” come discoteche e cinema a luci rosse, la scia di morti è lunga: ci sono frati, senzatetto, prostitute, tossici. Gli omicidi e le stragi vengono rivendicati da un misterioso gruppo Ludwig, che usa il simbolo dell’aquila tedesca con la svastica. Sarebbero stati i due ragazzi, Marco Furlan e Wolfgang Abel, a scrivere i foglietti che arrivano alle redazioni dei giornali dove si parla di giustiziare “uomini senza onore”, con la scritta in tedesco “Dio è con noi”.
Quello di Ludwig è uno dei tanti casi di cronaca italiana ancora avvolto da vari misteri – uno tra tutti, la presenza dei testimoni di almeno un altro uomo, mai trovato, presente sulla scena dei crimini di Ludwig. Sono misteri che Alessandra Coppola, giornalista del Corriere della Sera, cerca di dipanare nel suo ultimo libro, "Il fuoco nero" (Einaudi). Quella raccontata con precisione da Coppola non è però la storia giudiziaria o psicologica che oggi ci rifilano alcuni celebri podcast da classifica di Spotify (e che un amico definisce “versione orale dei plastici di Cogne di Vespa”). Nel libro si va oltre quello che chiamiamo true crime. Qui si descrivono gli ambienti nazionali e locali, e si cerca di capire il bagaglio culturale dei protagonisti, gli strati sociologici, gli ambienti, le letture, le atmosfere delle città (come il racconto di Verona capitale della droga: in quegli anni “300 mila abitanti, 12-15 mila eroinomani”).
Coppola intervista tutti, parla con esperti di ogni settore, con testimoni e familiari, e ricostruisce storie che si incastrano e che cercano di districare i legami tra le sette esoteriche naziste del profondo veneto, le orge sotto le svastiche, i maghi di Portici, le arti marziali giapponesi, il vegetarianesimo e l’odio per i macellai, i fuoriusciti da Ordine Nuovo, le fughe in Grecia e in Paraguay, i guru indiani, il buddismo, le letture di Julius Evola (e le visite a casa sua, a Roma, mentre legge Tex), i Guerriglieri di Cristo Re, i depositi segreti di Gladio, e quello che Camilla Cederna chiama “fascismo nouvelle vague”. La storia di Ludwig, che molti bollano con superficialità come le azioni di due invasati figli di papà della Verona bene, in realtà contiene un pezzo – importante – della storia e delle pulsioni presenti nel nostro paese, “in una porzione di Italia scossa e stordita tra la Guerra Fredda, le bande armate”, e “le prime luci del disimpegno”.