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il libro
Il senso della Storia tra fede e ragione
Nel libro "Salvezza e filosofia. Rfilessioni sul fine della storia", Rocco Pezzimenti propone un'analisi critica sulla tendenza a ridurre la storia a schemi razionalisti, mentre solo esplorando i misteriosi e complessi intrecci delle storie umane si riesce a comprenderla
Quante volte si sente parlare di senso della storia quasi si trattasse di un motore automatico. Questo è il miglior modo per rendere gli individui oggetti passivi, ma anche per promuovere schemi di senso noti solo a pochi eletti (gnosticismo). Si può trattare di profetismo marxisteggiante, tale per cui la storia seguirebbe necessariamente le dinamiche strutturali di una società. Ma il profetismo può assumere anche i caratteri di scientismo. Quando Saint-Simon parlava di “nuovo cristianesimo” si riferiva alla creazione di una fede puramente terrena, volta all’instaurazione di una fraternità universale per mezzo della direzione razionale e scientifica delle faccende umane. In ambo i casi, si tratta di religioni secolari o politiche. Che ne è, dunque, del trascendente? Può la salvezza avere un carattere puramente fisico, materiale, terreno? E, infine, che significato assume la storia?
Sono questi gli interrogativi primi di Salvezza e filosofia. Riflessioni sul fine della storia (Rubbettino), scritto da Rocco Pezzimenti. Un viaggio coltissimo e meditato attraverso la storia delle idee sul tema del rapporto tra religione, politica e storia, ovvero, tra fede e ragione. L’Autore studia da decenni il pensiero cattolico e liberale (ad esempio Lord Acton), e il concetto di società aperta. In questo caso si appoggia su un pensiero di sant’Agostino per mostrare quello che rimane un enigma per l’uomo, la storia. Per l’Ipponate, “tre sono i generi di cose credibili”: le prime riguardano ad esempio i ragionamenti umani sui numeri e “si comprendono subito appena si credono”; le seconde “sono prime credute e poi capite”, e riguardano le cose divine; le terze, infine, “si credono senza comprenderle mai: tale è la storia intera”. La storia, infatti, è il risultato di un complesso e misterioso intreccio di azioni umane. Ne deriva la sua inintelligibilità, malgrado gli schemi iper razionalistici in cui si è spesso tentati di imbrigliarla. La cosa curiosa, nota Pezzimenti, è che il razionalismo presuntuoso delle filosofie della storia, frutto anche della crisi della coscienza definita altrove dall’Autore come “il più serio baluardo verso ogni tipo di irrazionalità e di barbarie”, si tramuta nell’opposto: irrazionalismo sfrenato, appunto, dal momento che non è in grado di fare i conti con i costitutivi limiti della ragione stessa.
Significa, inoltre, espungere Dio dalla vita e dal cuore dell’uomo. Il risultato esiziale dovrebbe essere evidente dopo i totalitarismi e i democidi novecenteschi: deificazione dell’uomo, idolatria delle sue potenzialità e assolutizzazione della dimensione politica. Corollario di tutto ciò è il tradimento della libertà dell’essere umano – limitata e precaria, come del resto lo è la sua stessa condizione. Come ha scritto Benedetto XVI nella Spe Salvi, anche se fragile, la libertà è un attributo fondamentale dell’uomo: “chi promette il mondo migliore che durerebbe irrevocabilmente per sempre, fa una promessa falsa; egli ignora la libertà umana”.