la lettera
Sì, indossavo un vestito scollato. Ma potete anche ascoltare le mie parole
“Indecente”. “Poco dignitoso”. Un décolleté alla cerimonia di consegna delle lauree dell'Università di Messina scatena la polemica. Ma la cosa più scandalosa è la superficialità del giudizio
Tutto comincia di lunedì, cominciano sempre così le grandi tragedie greche. E i voli Linate-Catania.
Sono in partenza, ho il trolley pieno di entusiasmo e un vestito verde (uno di quelli che mi piacciono perché quando lo metto mi sento come un elettrone pronto al salto quantico: imprevedibile, elegante, potenzialmente esplosivo). E ho anche una missione: fare la madrina alla cerimonia di consegna delle lauree dell’Università di Messina, al Teatro Antico di Taormina, il posto più epico d’Italia, per essere motivante per i ragazzi in un discorso di quindici minuti.
Ho scritto il discorso riempiendolo di entropie personali, voti in condotta, Majorana, Etna e una quantità di energia libera pari a una supernova emotiva. L’ho scritto di notte, per tre notti. Perché di giorno sto scrivendo un libro (e mica posso smettere di scrivere solo perché ho una vita). Il discorso parla di scelte folli, libertà, errori belli e rivoluzioni silenziose. Una di quelle cose che avrei voluto sentirmi dire io, il giorno della mia laurea, quando avevo ancora l’illusione che bastasse essere preparate per non essere giudicate dal décolleté. Sono fiera di quel discorso. Concentrata.
Sì, ho il vestito scollato. E allora?
Aspetto la chiamata del volo, faccio un video per dire che condividerò tutto della serata. Perché quando credi in quello che fai, vuoi condividerlo. E anche perché, come sanno bene gli atomi entangled, se qualcosa di bello succede a me, è come se succedesse anche a chi mi segue.
Arrivata in Sicilia, mi accolgono con sorrisi, abbracci, gioia. In albergo mi cambio (e qui il colpo di scena: metto un altro vestito ancora più scollato, rosso, schiena scoperta, pura termodinamica applicata con 47 gradi!). Poi arrivo al Teatro. Entusiasmo. Euforia. Cardinale a destra in prima fila con me, rettrice che mi viene a salutare, 5.000 studenti di fronte. Tocca a me, inizio a parlare. Mi applaudono. Mi interrompono per le risate. Ridono e piangono allo stesso tempo. E alla fine mi fanno selfie a ripetizione. E’ una festa. E’ commozione. E’ superposizione pura: ogni emozione insieme, in un unico istante. Cena dopo, con rettrice e questore. Brindiamo alla libertà, alla cultura, al futuro. Andiamo a dormire, sazi di tutto.
E all’alba? All’alba si scatena la vera apocalisse.
Mi sveglio, accendo il telefono… e boom. Commenti. Post. Articoli. Non sul discorso (no, troppo difficile). Sul vestito verde. “Indecente”. “Poco dignitoso”. “Così non si parla di scienza”. Ricevo analisi stilistiche più feroci di quelle fatte a Lady Gaga quando si vestì di bistecche. Un’onda d’urto. All’inizio rido. Poi rispondo. Con ironia. Memore di ciò che ho appena detto a quei ragazzi la sera prima: siate coerenti con voi stessi, sempre, e usate l’ironia come arma. E così faccio. Rispondo col sorriso. Ringrazio Ita per il volo di rientro in ritardo (mi ha dato tutto il tempo per ribattere). Trasformo la polemica in una valanga di risate. Qualcuno mi ringrazia per aver resistito al moralismo. Altri… mi danno della mitomane. Ma per fortuna la relatività del giudizio è una costante, come c’insegna Einstein. Nel frattempo, su internet si discute se sia più provocatorio un pensiero indipendente o una scapola scoperta.
Spoiler: continuo a pensare che la cosa più scandalosa sia la superficialità.
Il risultato? Tutti a parlare di una donna con un vestito verde o rosso che parla di fisica. Ma ora, finalmente, potete sentire con le vostre orecchie. Il video del mio discorso è online. È lì, intero, senza tagli. Guardatelo. E magari – se proprio vi resta un po’ di tempo dopo averlo giudicato – ascoltatelo. Perché alla fine il vestito è scollato, sì. Ma anche il cervello è acceso. E pure il cuore. E vi dirò di più: se devo rifarlo, lo rifaccio identico. Stesso discorso. Stesso vestito. Stessa ironia. E stavolta magari aggiungo pure un tacco in più. Tanto, a quanto pare, è l’unica altezza che fa notizia.

il 25 e 26 luglio 2025