Strega 2025 - Pagina 69

Paolo Nori allo Strega: giurati colpiti dalla sua prosa o dal suo oggetto d'amore?

Mariarosa Mancuso

"Chiudo la porta e urlo" il libro di un lettore infaticabile di romanzi russi. A pagina 69 le circostanze del primo incontro con l'oggetto dìamore Raffaele Baldini, a pagina 99 la dedica a Nino Pedretti, un altro poeta di Santarcangelo

Paolo Nori, slavista. No, Paolo Nori scrittore, con un gusto particolare per i titoli, questo per esempio: “Chiudo la porta e urlo” – rubato, ma con tale destrezza che potrebbe passare per suo. Neanche: Paolo Nori lettore infaticabile – intendiamo lettore a alta voce – provateci voi – di romanzi russi (che poi, per la maggior parte sono ucraini, una delle non piccole ruberie perpetrate da quelle parti). Paolo Nori candidato allo Strega, non abbiamo ancora ben capito se i giurati sono stati colpiti dalla sua prosa – non proprio da letterato italiano – o dal suo compagno di viaggio, oggetto d’amore, poeta prediletto: Raffaello Baldini, che scrive in dialetto romagnolo (di Santarcangelo, precisa la Treccani). E si traduce da sé in italiano. 

“Chiudo la porta e urlo. Dopo sto meglio” (così il verso intero). Dettagli da grande poeta, che come tutti i grandi non ha nulla di “poetico”: lo sfogo avviene “nella camera cieca, di sotto, tra i panni sporchi”. A pagina 69, le circostanze del primo incontro. “La prima volta che ho visto Raffaello Baldini è stato al Festivaletteratura di Mantova, nel 2000”. Siamo al punto 3.3, ogni frammento è numerato. Il precedente, vale a dire 3.2, si intitola “Due appunti”. Ritroviamo l’andamento “chiacchierato” di Paolo Nori, verrebbe da dire in purezza. Le due annotazioni si trovano sul quaderno adoperato per scrivere il romanzo.

Primo appunto: “Ho pulito il frigo. Sembra incredibile, ho pulito il frigo. Erano dei mesi che volevo pulirlo”. “Dei mesi”, Paolo Nori parla e scrive così. Non gli importa delle maestre che per anni devono averlo corretto: “Erano mesi”. Secondo appunto: “Perché non lavoro?”. Spiegazione: “Forse perché uso i quaderni per scrivere questo romanzo per appuntarmi che ho pulito il frigo?”. Frigo permettendo, “Chiudo la porta e urlo” è arrivato alla pagina 202 (registriamo che quest’anno gli interminabili romanzoni hanno evidentemente stancato i giurati). Forse non è neppure un romanzo vero e proprio. Di  sicuro, qualcosa che dalle prime invitanti pagine fa avanzare spediti verso la parola “Fine”. Uno scrittore bravo deve sapere anche quando tagliare. Michele Ruol ha esagerato nel titolo – “Inventario di quello che resta dopo che la foresta brucia” – ma anche lui resta sotto le 200.

Con sincera curiosità, andiamo a pagina 99 di Paolo Nori. Il racconto di certi versi copiati sulla corteccia di betulla, una cresciuta dentro un lager sovietico. Siccome qualcosa d’altro abbiamo letto, oltre alle pagine 69 dello Strega, riconosciamo un episodio nella vita della poetessa Anna Achmatova, nata a Odessa nel 1889. Ma la pagina è quasi tutta dedicata a un altro poeta di Santarcangelo, Nino Pedretti. Scriveva in dialetto, a giudicare da quel che scrive Paolo Nori, in traduzione perde proprio tutto. La donna di settant’anni che si lamenta perché ai suoi tempi l’avevano lasciata all’oscuro di certe cose, dice “Adès i cièva tótt”. Nori suggerisce il verbo “guzzare” o “fiondare”, mica lo sterilizzato “fanno sesso” dell’edizione Einaudi.