
Piazzale Loreto
FACCE DISPARI
Enzo Antonio Cicchino: “Indago da anni sulle ultime ore di Mussolini”
Da "La Grande Storia" e "Mixer" a YouTube. L’autore molisano indaga da anni la morte del Duce e di Claretta Petacci. Sul suo canale testimonianze, ipotesi e video inediti per riscrivere una pagina irrisolta della storia italiana
Nel 2018, a sessantadue anni, Enzo Antonio Cicchino decise di “riscrivere la propria vita” dedicandola a tempo pieno a ciò che più desiderava: indagare la Storia con lo spirito di chi apre la scatola di un puzzle sapendo che incastrerà alcune tessere ma non lo completerà mai. Nato a Isernia nel ’56, Cicchino non è un accademico ma ha una lunga esperienza di autore in Rai, dove lavorò per “La Grande Storia” e per “Mixer”. Ha pubblicato diversi saggi – l’ultimo sulla celeberrima canzone “Lili Marleen” – ma soprattutto ha aperto un canale YouTube, Erodoto Tv, in cui dal 2020 riversa materiali inediti o appena raccolti sul campo.
Il caso che ha scandagliato maggiormente è uno di quei misteri italiani che si prestano da sempre a presunti scoop, ipotesi alternative, tardive rivelazioni: le ultime ore di Mussolini e Claretta Petacci, la loro esecuzione sulle sponde del Lago di Como, le vicende che accompagnarono la cattura del duce e dei gerarchi fucilati a Dongo il 28 aprile 1945. L’intervista più cliccata sul canale di Cicchino, con 366 mila visualizzazioni che aumentano di circa un migliaio al mese, fu pubblicata quattro anni fa ma risale al 2012: parlava Osvaldo Gobbetti, testimone degli eventi e poi sindaco di Dongo, che spiegava le sue verità (per esempio: furono i soldati tedeschi a dire ai partigiani che sul loro camion c’era Mussolini camuffato); un’altra intervista densa di dettagli è alla figlia naturale del duce, Elena Curti (scomparsa nel 2022), che si trovava nell’autocolonna del padre in fuga da Milano.
Qual è lo scopo del suo lavoro?
Recuperare brandelli e ricucirli incrociando le testimonianze attinte sul posto. Ormai le voci di chi visse i fatti in prima persona si sono spente, ma se ne trova l’eco in figli e nipoti. Uno storico deve fondarsi sui documenti, ma non aspiro al sigillo accademico. Sul canale metto a disposizione una mole di materiale orale e riprese ambientali, affinché ognuno si formi un’opinione ragionevole.
Cosa ha contribuito a rendere così nebulosa la fine di Mussolini e di Claretta?
La paura di parlare, pienamente giustificata perché chi minacciava di farlo finì in fondo al lago, a cominciare dal capo partigiano Luigi Canali, il “Capitano Neri”. Qualche anno fa è venuto alla luce il suo presunto memoriale con una versione plausibile delle ultime ore del duce e di Claretta malgrado alcune incongruenze testuali, come il vocabolo “depistaggio” che non risulterebbe in uso nel ’45. Però le circostanze riferite sono frutto verosimile di persone informate, che in una fase successiva potrebbero avere utilizzato il nome di Canali.
Negli anni novanta l’ex partigiano Bruno Lonati affermò di avere fucilato lui il duce su direttiva di un agente britannico. È credibile?
Non penso che fu l’esecutore, ma la sua testimonianza accese un faro sulla “pista inglese” sostenuta anche da altri.
Nella versione ufficiale Mussolini e Petacci furono ammazzati al cancello di Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra attorno alle 16,30 del 28 aprile. C’è invece chi ha scritto che furono uccisi al mattino o durante una colluttazione, o prima lui e poi lei in casa De Maria dove avevano trascorso la notte. Incertezze anche su chi sparò: è stato messo in dubbio che fu il “Colonnello Valerio” Walter Audisio. Quale idea s’è fatta dopo avere ascoltato tanta gente?
Una fra le ipotesi è che Mussolini sia stato interrogato e torturato durante la notte con una metodologia appresa nella guerra di Spagna: sparandogli a contatto per procurare ferite non mortali ma molto dolorose, più altre sevizie inflitte con brutalità graduale finché al mattino venne ucciso. È compatibile con le lacune dell’autopsia. Fu finito dentro casa o nella stalla dei De Maria.
E Claretta?
È ipotizzabile che abbia subìto violenza e non sia stata ammazzata al mattino ma dopo, forse mentre la portavano in macchina a Dongo per fucilarla con i gerarchi. Cercò di fuggire e fu falciata davanti a Villa Belmonte, sicché venne deciso di traslare lì anche il corpo del duce e inscenare, nel pomeriggio, la finta esecuzione sui due cadaveri. Non pretendo che sia la verità, ma si può ricavare comparando circostanze e testimoni. Sono anche convinto che Luigi Longo fosse presente: le foto che lo ritraevano quel giorno a una manifestazione milanese non sono valida prova del contrario.
C’erano davvero agenti inglesi in casa De Maria?
O anche altri con loro: attorno al lago s’aggiravano spie russe, americane. La morte di Mussolini faceva comodo a tutti e bisognava acquisire i suoi documenti, la famosa corrispondenza con Churchill e carte diplomatiche secretate: se fosse emerso un ruolo doppio dell’Italia in guerra rispetto all’Inghilterra le conseguenze geopolitiche sarebbero state enormi.
Si raggiungerà mai una certezza su quelle ore?
Chissà. Per esempio fu veduto un uomo con la cinepresa dinanzi a Villa Belmonte che realizzò un filmino, suppongo per avvalorare la tesi della fucilazione, ma forse il risultato riuscì poco credibile e non venne divulgato. Esiste anche un filmato dell’esecuzione dei gerarchi a Dongo di qualità superiore a quello che conosciamo. Finì nelle mani di un autista di Longo e Renzo De Felice lo scoprì ma non riuscì a recuperarlo. Magari non è andato distrutto.
Cosa pubblica adesso su Erodoto Tv?
Una serie di 44 video sul Cilento, un territorio rilevante anche per estensione ma poco conosciuto: da Parmenide ai monaci basiliani, dai primi moti risorgimentali all’avventura di Carlo Pisacane è stato un trascurato baricentro della storia meridionale.

da solista a collettivo