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Anticonformista, un po' pazza e già imprescindibile: Ottessa Moshfegh

Raffaella Silvestri

È stato pubblicato in Italia "Il mio anno di riposo e oblio" il nuovo romanzo della scrittrice americana

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh (Feltrinelli) è uscito solo sei anni fa, nel 2018, ma ha creato una corrente, e influenzato così tanti libri successivi che ora alcune caratteristiche di quella scrittura appaiono connaturate alla letteratura americana. Moshfegh (Boston, 1981) innanzitutto ha introdotto l’unlikeable female character, la protagonista respingente e resistente all’immedesimazione, caratteristiche che prima potevamo trovare e tollerare semmai nel narratore maschile. Ma ci sono decine di t-shirt ispirate a Ottessa Moshfegh, che è tutto un vibe; alcune le vende lei stessa dal suo account Depop, l’unica cosa simile a un social su cui è presente, ma soprattutto le vendono altri, sembra averle create organicamente l’internet.

Oltre alla protagonista femminile antipatica, ha introdotto la pratica, verbalizzata dal Guardian a proposito del film Saltburn di Emerald Fennel, di vibe-driven-literature (o cinema) e cioè un’opera in cui l’atmosfera è centrale, più centrale delle azioni e più centrale della trama. Perfino Emma Cline, autrice del bestseller Le ragazze (2016), che era la più cinematografica delle autrici, la più ligia seguace delle regole delle scuole di scrittura creativa (quella della Columbia University), nel suo ultimo libro L’Ospite (2023) fa saltare alcune convenzioni drammaturgiche, rinuncia alla messa in scena, e si avvicina al flusso di coscienza allucinato che è trademark di Ottessa. Infatti Il mio anno di riposo e oblio è l’opera più mansueta di Moshfegh, che pratica la scrittura dell’allucinazione dal suo primo romanzo, McGlue, pubblicato ora in Italia da Feltrinelli. E questa permanenza nella testa del protagonista, più che nell’azione, è la seconda caratteristica saliente di Moshfegh. McGlue è la storia di un marinaio ubriaco che si procura un trauma cranico cadendo da un treno in corsa, nella Salem di metà Ottocento, e si ritrova accusato dell’omicidio dell’amico Johnson. Seguono, letteralmente, deliri: McGlue in nave guardato a vista da un personaggio chiamato Frocio, McGlue nella cella di Salem che entra ed esce da uno stato di incoscienza. Condizione simile a quella della protagonista dell’anno di riposo e oblio, la giovane donna senza nome che decide di assumere un insieme da farmaci ben dosati, in teoria, per stare a letto un intero anno nella sua casa di New York, rientrando solo per brevi intervalli in uno stato di vaga coscienza.

In La morte in mano (Feltrinelli, 2020) una vedova di 72 anni va a vivere in una casa nel bosco, e camminando col cane trova un biglietto che dice (è l’incipit): “Si chiamava Magda. Nessuno saprà mai chi è stato. Non l’ho uccisa io. Qui giace il suo cadavere”. Ma non c’era nessun cadavere. Seguono (nuovi e appassionanti) deliri, l’ambientazione isolata aiuta a ingigantire pensieri, confondere piani.

Lapvona (2022) è il romanzo di Moshfegh in cui i contorni della realtà sono più netti e il mondo è più preciso; solo che è un mondo orribile, e l’incesto, lo stupro, la stupidità e la violenza insensata sono le regole che lo tengono in piedi. Alla presentazione di McGlue a Roma, un giovane lettore ha chiesto conto all’autrice di questo tema dell’abuso, che ricorre, e lei ha risposto: perché, esiste altro nel mondo oltre l’abuso? Ha anche detto che inizialmente si considerava un’autrice di racconti, ma poi ha trovato una notizia vera del New England Periodical del 1851, che cita a memoria: “McGlue. Salem. Il sig. McGlue marinaio è stato assolto dall’accusa di omicidio nel porto di Zanzibar, per la ragione che nel momento dell’omicidio per accoltellamento era fuori di testa a causa delle ferite riportate vari mesi prima nella caduta da un treno in stato di ebbrezza”. Dice l’autrice: “C’era tutto: il personaggio, la trama, la lingua deformata”. Ha capito che era più di un racconto. E poi ha cominciato a perfezionare questo flusso di coscienza e riversarlo in protagonisti, situazioni e trame diverse. Con esiti variabili ma sempre interessanti. 

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