anna frank  

La recensione

Di chi è Anne Frank? Di se stessa e della letteratura. Indagine di Lola Lafon

Marco Archetti

In “Quando ascolterai questa canzone” (Einaudi, pp. 154, euro 17,50) il racconto della scrittrice che ha passato una notte nel alloggio segreto di Anne, il “museo più vuoto del mondo"

Cercansi informazioni in merito a Margot Frank, 19 anni, e Anne Frank, 16 anni, sul treno verso Bergen-Belsen a gennaio. Tel. 37059. Sono i primi di giugno del 1945 e sui quotidiani olandesi compare questo annuncio. L’ha dettato un uomo che ogni mattina si presenta all’apertura dei locali della Croce Rossa mostrando a tutti una foto. È macilento, un sopravvissuto di Auschwitz-Birkenau. Per un mese si fa trovare nelle stazioni in cui arrivano i rari sopravvissuti di Bergen-Belsen e continua a chiedere, non si stanca. Parla sempre al futuro e dice: “Quando ritroverò le mie figlie”. Il 18 luglio del 1945 riceve cinque righe firmate da Janny Brilleslijper, un’infermiera deportata con la sorella Lientje proprio in quel campo. La lettera conferma la morte di Margot e Anne Frank.

La storia di Otto ce la racconta Lola Lafon in “Quando ascolterai questa canzone” (Einaudi, pp. 154, euro 17,50): dopo la liberazione del campo arriva a Katowice il 5 marzo e tutto fa pensare che si trovasse là insieme a Primo Levi, che ne “La tregua” scriveva: “Il campo di sosta di Katowice, che mi accolse affamato a stanco, era situato su una piccola altura. Quando vi giunsi, era occupato da una popolazione fortemente promiscua, di quattrocento persone circa: francesi, italiani, olandesi…”. Otto è tra questi. Proseguirà poi per Odessa, da lì si imbarcherà per Marsiglia e riceverà la lettera che gli tronca le speranze il giorno in cui Levi arriverà a Staryje Doroghi, un campo di soli italiani. Era un tedesco, un ebreo liberale decorato per atti di coraggio come ufficiale durante la Prima Guerra mondiale e fuggito dalla Germania nel 1933, direttore di una ditta di pectina. Arrivato nei Paesi Bassi iscriverà Anne a una scuola materna montessoriana a Merwedeplein, dove alloggiavano molti rifugiati dell’Europa centrale. 


Ma Otto Frank non è l’unico personaggio fondamentale in questo libro di personaggi fondamentali (autrice compresa) e che è un baule, un reportage, un’autobiografia, un romanzo storico, un saggio sul presente che Lafon costruisce intersecando i piani – quello privato e quello pubblico, quello autoriale e quello finzionale, quello storico e quello attuale – con al centro una domanda: di chi è Anne Frank? Risposte possibili: della storia, di Hollywood, di suo padre, della letteratura, dell’iconografia. Esistono cospirazionisti di molteplici nuance che hanno risposto: della fantasia. Ma si sa, nessuno è più simile a un antisemita di destra di un antisemita di sinistra. Anche Laureen Nussbaum, per settant’anni, ha dovuto rispondere a una sola domanda, questa: “Com’era la tua piccola vicina?”. La racconta così: “Chiacchierona. Voleva sempre avere ragione. Gli adulti la trovavano irritante e adorabile. Per me era una bambina, la sorella della mia amica Margot. Erano molto viziate dal padre. Per quei tempi era un uomo moderno: ci teneva che le figlie fossero istruite, che si formassero un’opinione sul mondo”. 


Nel 1941 Otto Frank cede la ditta. Dal gennaio dell’anno dopo è costretto a cucirsi una stella gialla sul bavero del cappotto. E invece di nascondersi dal pericolo, blinderà la sua famiglia in pieno centro, nell’Alloggio segreto. Lola Lafon – scrittrice inevitabilmente trilingue che “viene da tutte le parti”, cresciuta con nonni polacchi, russi, francesi e americani – passa una notte proprio lì, nel “museo più vuoto del mondo”. E ce la racconta, tentando di impaginare la propria storia e quella di milioni di persone che, come lei, “vengono dalla morte”. Lei che per anni ha rifiutato tutto, invidiando i corsi di catechismo delle spensieratissime amiche cattoliche e i mobili ingombri di iconostasi genealogiche. “I miei nonni non avevano fotografie dei fratelli, adolescenti morti di freddo, di fame, di sfinimento, nei vagoni che li portavano in un campo di concentramento”. Alla fine, la risposta: Anne Frank è di sé stessa e della letteratura. Perché era una scrittrice, non una ragazzina sprovveduta. Una giovane donna che il padre, quando leggerà il “Diario”, stenterà a riconoscere. Una che parlava del proprio turbamento davanti a un corpo nudo e scriveva: “La guerra non la fanno solo i governanti. Il piccolo uomo la fa altrettanto volentieri”.
 

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