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Così gli autori oggi sono diventati dei signor nessuno

Antonio Gurrado

Da Vidotto, lo storiografo appena scomparso, che forse gli stessi studenti chini sul suo manuale non conoscono, al nuovissimo “collaborative novel” di Atwood e Preston. Effetti collaterali della trasformazione del ruolo dell’autore

Nulla di più facile che a chiedere “Ma Vidotto chi?”, alla morte del celebre storiografo, siano gli stessi ragazzi chini sul manuale che ha firmato per Laterza con Giardina e Sabbatucci. Le precedenti generazioni identificavano i manuali tramite l’ipostasi del cognome (l’astruso Lamanna, l’ardimentoso Cesarani), mentre quelle nuove non badano ai minuscoli nomi sopra il titolo, rapportandosi al libro come fonte di sapere acefala, non attribuibile a una persona. È un effetto collaterale della trasformazione del ruolo dell’autore, il cui esempio preclaro sta nella figura dello showrunner delle serie tv: “Breaking bad” è di Vince Gilligan benché molti episodi non siano né scritti né diretti da lui. A maggior ragione, nell’editoria, l’autore viene sia privato di un’identità precisa, sia elevato a nume tutelare del testo anche in assenza di rapporto diretto.
  

Senza scomodare Elena Ferrante, che ha avuto successo proprio perché non esiste, basta il caso di Carmen Mola, collettivo di tre scrittori spagnoli che non si firmano perché venderebbero meno (tre nomi in copertina sono troppi). Del resto, già nell’Ottocento Thomas Hardy aveva scritto in terza persona la propria biografia, attribuendola alla seconda moglie così da controllarne i contenuti ma lasciarli presagire scabrosi. È risaputo inoltre che buona parte dei libri è scritta da ghostwriter o deriva da un drastico lavoro di ristrutturazione, ora su manoscritti solidi di cui l’editor diventa tacito coautore, ora su spunti esangui da corroborare.
 

A conferma della porosità autoriale, Margaret Atwood e Douglas Preston hanno appena curato un “collaborative novel” (Fourteen days, Chatto & Windus, 384 pp., 20 sterline) che è opera di quattordici scrittori, inclusi John Grisham e Dave Eggers: un cadavere squisito di cui alcune parti sono firmate e altre no, così che il lettore non sappia mai bene chi abbia scritto cosa e si concentri sul testo. Non necessariamente, infatti, quest’evoluzione è un male. Abbiamo tutti visto il film in cui all’impresario teatrale Philip Henslowe viene chiesto chi sia un tizio e lui risponde: “Nessuno; l’autore”. Era Shakespeare.

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