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La cinquina finale

Lo Strega predilige la sofferenza umana, la letteratura invece arranca

Mariarosa Mancuso

Nei cinque libri rimasti in concorso domina un’autofiction mai festosa: in classifica, saldamente in vetta c’è Rosella Postorino. Fra grandi citazioni e scongiuri, vien da pensare che “vivono al di sopra delle loro possibilità intellettuali”

Per ingannare l’attesa, si sono inventati il Toto Strega. Indovina i cinque finalisti, vinci i dodici libri candidati più un invito alla serata finale. Quel posto meraviglioso dove le signore affondano i tacchi del ghiaietto, e accumulano nei piatti montagnette di cibo tipo “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (così era, e a questi fasti gattopardescamente dovrebbe tornare). L’invito sarà per il 6 luglio, al Museo Etrusco di Villa Giulia. Vedendo la diretta su Rai Play scopriamo che c’è pure l’hashtag, i social, e tutto quel che serve a essere moderni – compresa la musichetta che accompagna gli scrittori sul palco. Stefano Coletta presenta, il primo ad arrivare è Clemente Mastella, sindaco di Benevento – lì nasce il liquore giallo. Sentiamo parole come “habitat” (il teatro romano che ospita la presentazione della cinquina), frasi come “la cultura con deve mai smettere di crescere” (neanche fosse il pil), scongiuri perché non piova “le parole sul bagnato non restano”, vengono spesi i nomi di San Paolo e Don Milani. Vien da pensare, citando qualcuno di cui ora ci sfugge il nome: “Vivono al di sopra delle loro possibilità intellettuali”.

 

L’altro ieri è stato assegnato il Premio Strega Giovani. Postumo, a “Come d’aria” di Ada D’Adamo, morta poco dopo essere entrata tra i magnifici dodici. Di tutti i libri candidati al Premio Strega 2023, tendenzialmente matrilineare e nel segno di un’autofiction mai festosa, rappresenta l’apoteosi. Una figlia malata dalla nascita, una madre che la accudisce fino alla simbiosi, e che a sua volta si ammala. Il rispetto per le sofferenze umane non si discute. Ma neanche si dovrebbe discutere la letteratura, a cui dovremmo portare altrettanto rispetto. Sennò finisce che i classici li consiglieranno solo i tiktoker – o booktoker: paiono gli unici in grado di affrontare fiction lunghe e complicate. Sale sul palco Melania Mazzucco, presidente del Comitato direttivo Strega, che riparla di trauma e di ferite (la pandemia, con i suoi strascichi, sempre colpisce). Mario Desiati comincia a leggere i voti parziali, maglia arcobaleno e felpa rosa con cappuccio. Aggiunge l’ennesimo scongiuro perché la pioggia non cada. Spoiler: alla fine cadrà. Già vedono i primi ombrelli aperti nelle gradinate del teatro.

 

La cinquina, estratta dai dodici finalisti, ha in seconda posizione Ada D’Adamo. Saldamente in vetta – secondo pronostici prima saldi, poi tentennanti, poi ancora saldi – Rosella Postorino. Arriva in cinquina con “Mi limitavo ad amare te”, dopo il grande successo internazionale di “Le assaggiatrici” (inteso: di Hitler, diventerà un film diretto da Silvio Soldini). In terza posizione Maria Grazia Calandrone, che saccheggia la storia famigliare: nel primo libro la madre adottiva, in “Dove non mi hai portata” la vera madre, suicida nel Tevere. Quarto l’unico scrittore maschio, Andrea Canobbio, con “La traversata notturna” – il libro racconta il padre ingegnere. La letteratura purtroppo sta in fondo, con Romana Petri che in “Rubare la notte” racconta Antoine de Saint-Exupéry.

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