Mary Gaitskill (Foto di Derek Shapton)

Il racconto

Il bis della “Segretaria” di Mary Gaitskill è un punto di vista diverso sulle molestie

Valeria Cecilia

La scrittrice americana torna sulla vicenda di Debby Roe, a cui vengono imposte pratiche sessuali punitive. E lo fa con un’abilità sconcertante nel mettere in scena in modo nitido e lucido ciò che è più sfocato, ovvero le ambivalenze umane

Dopo 35 anni, Mary Gaitskill (1954, Lexington, Kentucky) rimette mano a uno dei suoi più celebri e discussi racconti, Segretaria (era il 1988, da noi Einaudi nel 2012, raccolta Oggi sono tua), con un occhio indagatore che ora va molto più nel profondo della vicenda, anche per l’arco temporale che la narrazione abbraccia. Il nuovo testo di Gaitskill, pubblicato a fine marzo sul New Yorker con il titolo Minority Report, torna sulla vicenda di Debby Roe, la giovane segretaria di uno studio legale, il cui datore, l’avvocato Ned Johnson, approfitta del suo carattere introverso per imporle delle pratiche sessuali punitive: la sculaccia per gli errori di battitura. Debby non riesce a reagire alle molestie, è passiva, bloccata, ma a un certo punto il suo malessere si fa così forte che smette di andare al lavoro. Al contempo però l’esperienza le fa provare un’ebrezza, qualcosa di vibrante, così profondamente diverso dallo schema piatto della sua vita famigliare, dove regna una indolente cecità e incomunicabilità. Così quella cosa (“the things”, scrive) torna nei suoi pensieri quando è sola al letto e la eccita.

 

Con Minority Report il racconto riparte dall’inizio e arriva a quando Dabby ha 50 anni, e ci fa vedere due cose in più di quella vicenda: le sue conseguenze nella via di Dabby e le sue radici nella via di Dabby (le responsabilità del molestatore restano assodate, ovviamente). Ma più che per la trama ampliata, oggi è interessante riflettere su questa nuova incisiva versione del racconto per provare a rispondere alla stessa domanda che ci buttava addosso allora: siamo pronti per una storia di molestia dove la vittima (che rimane vittima e mai complice) prova anche eccitazione oltre che dolore e senso di sopruso per la vicenda? E pronti per cosa poi? Gaitskill possiede un’abilità sconcertante nel mettere in scena in modo nitido e lucido ciò che è più sfocato, ovvero le ambivalenze umane. Con la scrittura lavora per farci perdere i riferimenti necessari a elaborare un giudizio manicheo, facile e immediato (sì, no, bianco, nero, giusto, sbagliato) e rende impossibile schierarci: il suo racconto Questo è il piacere (Einaudi 2021) che narra di un famoso editor seduttore e molestatore seriale e super raffinato, è un manuale di disorientamento, oltre che una delle risposte più spiazzanti e imbarazzanti al coro del #MeToo.

 

Tutto questo in pagina significa spostare la narrazione e abbassare il livello di drammatizzazione: con Gaistkill l’esperienza della molestia diventa un punto intorno al quale si svolge tutto il resto: la storia è fatta da alcune radici e moltissime ramificazioni, perché è così che viviamo le cose e perché è così che siamo fatti. Non siamo esseri lineari, anche se ci piacerebbe tanto esserlo. Questo il salto che Gaitskill fa con Minority Report, ora Dabby è un essere con tutta la sua complessità. Nel nuovo racconto la vediamo cambiare più volte lavoro, vivere storie, flirt, stare da sola, in qualche modo sempre impigliata negli effetti di quella “cosa”. Ma, lentamente, si rende conto che quello che continua a determinare le sue scelte è un antico senso di inadeguatezza, e per questo cerca una punizione. Ma, attenzione: Minority Report non è basato sullo schema del trauma (Debby ha reagito così perché ha avuto una famiglia così, etc. etc). Annie Ernaux parla di “lingua piatta” per indicare la lingua che meglio rappresenta la realtà, con Gaitskill è la drammatizzazione che si fa piatta, dove mancano picchi e punti di svolta, e la storia (e la vita) ha importanza e fascino come processo continuo.

 

Come Michèle, la protagonista di Elle (2016) di Paul Verhoeven, (Isabelle Huppert vince il Golden Globe come migliore attrice) che intreccia una relazione con il proprio stupratore ma in fondo lo usa per elaborare qualcosa di sé, anche Debby, con il tempo, comprende se stessa e saprà tornare sulla vicenda. E noi, siamo pronti per guardare tutto questo senza interpretare?

Di più su questi argomenti: