Foto Tiesse, Public domain, via Wikimedia Commons 

un appello

Villa Verdi in vendita è una causa patriottica: cara Meloni, tocca a lei

Alberto Mattioli

Se ancora non si è scelto il ministro dell'Economia, molto probabilmente quello della Cultura arriverà per ultimo. Ma aprire al pubblico la casa del compositore è una questione sovranista che si dovrà perorare

Non si è ancora trovato, pare, il ministro dell’Economia, figuriamoci quello della Cultura, l’ultima ruota del carro governativo. I nomi che girano fanno rabbrividire, gli unici brividi di quest’infinita estate calda. Di certo, il nuovo tenutario del Mibact dovrà occuparsi di villa Verdi a Sant’Agata, nel piacentino, che è attualmente in vendita e che dal 30 ottobre non sarà più visitabile. Qui serve forse un riassunto delle puntate precedenti. La villa, che Verdi acquistò nel 1848, ingrandì, abbellì, amò e dove visse, per lo più d’estate, dal ’51 e per il mezzo secolo seguente, è di proprietà dei Carrara Verdi, che non sono i suoi “diretti discendenti”, come sproposita l’Ansa, ma quelli di Filomena, figlia di un cugino di Giuseppe, adottata nel 1869, nominata erede universale e sposata a un Carrara, famiglia di notai e notabili locali. Alla fine di una causa ventennale sull’eredità del padre fra i Carrara Verdi attuali, tre viventi e una deceduta, la Cassazione ha deciso che la villa debba essere divisa in parti uguali. Poiché però nessuno degli eredi è in grado rilevare le quote degli altri, la casa dovrà essere venduta. E nel frattempo non ci sarà più la possibilità di visitarla.

 

Il sito è da sempre oggetto di pellegrinaggio. La villa è rimasta sostanzialmente com’era, e ti fa l’effetto che Verdi ne sia appena uscito per andare a spasso fra i campi. In giardino, fra gli alberi piantati da Lui, il pozzo che scavò, il laghetto dove andava a remare, c’è ancora la tomba di Loulou, l’amatissimo maltese della Strepponi, con l’iscrizione: “Alla memoria di un vero amico” (a Wahnfried, la casa di Wagner a Bayreuth, il cane Russ è sepolto accanto a Richard e Cosima, e anni fa vidi un “perfect wagnerite” inglese evidentemente pazzo depositarci un mazzo di fiori legato a un osso di plastica). La sua casa, Verdi la descriveva così: “È impossibile trovare località più brutta di questa, ma d’altra parte è impossibile ch’io trovi per me dove vivere con maggiore libertà”, insomma facendo il signore di campagna sulle sue terre e senza troppi rompiscatole nei pressi. La sciura Giuseppina non era entusiasta, ma si adeguò (che era poi l’unico modo di relazionarsi con Verdi); peccato per il tipico clima amazzonico della Bassa emiliana che faceva dire al povero Francesco Maria Piave, sebbene anfibio in quanto nato a Murano, che quando pioveva si tramutava “in qualche rospo o ranocchio”.

 

Ora bisogna vedere se qualcuno la comprerà e chi sarà, fermo restando che fra i vari vincoli c’è anche quello di visitabilità. Francamente, arrivasse un miliardario americano o cinese (russo magari no, date le circostanze) con bauli di soldi non ci scandalizzeremmo: forse Verdi lo chiamerebbe Joe Green, ma di certo tutelerebbe le sacre mura molto meglio dello stato e, con parcheggio, ristorante, shop e spaccio di culatello, ci guadagnerebbe pure. Visto però che non è facile trovare qualcuno provvisto di verdoni e verdiano, sarebbe bene che il nuovo titolare del Mibact, chiunque sia, si attivi. Possiamo garantire che la causa è ineccepibilmente sovranista, nazionalpopolare, patriottica e no gender. Si tratta di preservare la dimora di Colui che “pianse e amò per tutti”, come diceva un altro intellettuale d’area, uno dei pochi autentici padri di una patria che non lo merita.

 

Per la verità, molto ci sarebbe da dire sul Verdi “risorgimentale”, che non è quello da figurina Liebig che fu inventato a Italia fatta, e secondo Lui fatta male, e magari precisare che per Verdi, come per ogni patriota autentico, la vera tragedia era quella di amare appassionatamente l’Italia senza avere stima degli italiani. Ma inutile spiegarlo al ministro prossimo venturo, che visti i nomi che si fanno sarà probabilmente uno modello “Verdi, chi?”. Ci basterebbe che scucisse i soldi per comprare la villa e farne un museo, cosa peraltro molto facile: basta non toccare assolutamente nulla. Fra le ansie per il gas, la seduzione per l’Europa e la sedazione per Salvini, la presidente in pectore potrebbe segnarsi in agenda un piccolo appunto: Villa Verdi. 


Giorgia, Loulou salvalo tu. 

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