Luciano Canfora (Ansa)

Canfora e le post-verità post-sovietiche sull'invasione dell'Ucraina

Luciano Capone

Il militante nostalgico di Stalin può apprezzare Putin, ma lo storico non deve manipolare la realtà per piegarla alla sua ideologia. Le fake news dell'intellettuale comunista su resistenza ucraina, profughi e Zelensky

Da un comunista che apprezza un dittatore sanguinario come Stalin ci si aspetta che sull’Ucraina tenga in buona considerazione le ragioni di Putin. D’altronde lo storico Luciano Canfora l’aveva detto tempo fa che dopo “anni di sbandamento, di asservimento e di svendita allo straniero” con Putin “il Paese ha ritrovato se stesso”. Il punto non è tanto che Canfora ripeta, proprio come fa il Cremlino, che in questa guerra “il torto sta dalla parte della potenza che vuole prevaricare: l’Ucraina”. Per quanto paradossale sia la ricostruzione, si tratta con tutta evidenza del giudizio di un simpatizzante putiniano. E questo, in una democrazia liberale come la nostra che tutela la libertà di opinione, è perfettamente legittimo (è proprio ciò che ci distingue dalla Russia di Putin e dall’Urss di Stalin).

 

Ciò che è inaccettabile da parte di uno storico come Canfora è la manipolazione dei fatti per piegare la realtà alla propria ideologia. In un’intervista al Riformista, parlando della democrazia ucraina e del presidente Volodymyr Zelensky, Canfora dice: “Se dobbiamo ritenere che sia democratico chi arriva al potere dopo un colpo di Stato, perché quando in Ucraina fu cacciato il governo in carica quello era un golpe, come quello di al-Sisi in Egitto contro i Fratelli Musulmani. Ognuno è libero di dire le sciocchezze che vuole ma adoperare queste categorie per salvarsi la coscienza, è cosa poco seria. Il figlio di Biden è in affari con Zelensky. Zelensky è un signore che dice di voler combattere per degli ideali, ma questi ideali hanno anche dei risvolti meno idealistici...”. Difficile dire così tante menzogne in una frase.

 

Punto primo: Zelensky non è arrivato al potere dopo un golpe, ma dopo elezioni democratiche. Chi vinse le elezioni dopo la rivoluzione di Euromaidan che nel 2014 portò alla cacciata di Yanukovich fu Poroshenko. Se pure si volesse considerare lui il “golpista” (cosa non vera), Zelensky è colui che nel 2019 ha sconfitto Poroshenko in una campagna elettorale in cui lo accusava di rappresentare l’élite corrotta del paese. Quindi, al limite, Zelensky è colui che ha democraticamente battuto chi aveva preso il potere dopo il presunto “colpo di stato”. L’opposto di quanto afferma Canfora.


Punto secondo: il paragone con al-Sisi è davvero ridicolo. Se l’Egitto è notoriamente una dittatura e l’elezione di al-Sisi una farsa, pur con tutte le sue criticità l’Ucraina è una democrazia e l’elezione di Zelensky è stata giudicata regolare e democratica da tanti osservatori internazionali e dall’Osce.


Punto terzo: Zelensky non è affatto in affari col figlio di Biden, evidentemente Canfora si beve le scadenti fake news trumpiane. Il figlio di Biden è stato nel cda di una compagnia di gas ucraina, Burisma, fino ad aprile del 2019, prima che Zelensky diventasse presidente. Zelensky ha semplicemente respinto l’indecente richiesta di Trump di far incriminare in Ucraina il figlio di Biden, suo sfidante alle elezioni presidenziali.

 

Canfora è poco professionale anche sui numeri della guerra. In un’intervista, alla Gazzetta del Mezzogiorno del 10 marzo, dice: “Si parla di un milione e mezzo di profughi in marcia: neanche ai tempi delle invasioni barbariche! Non credo in queste cifre”. Se non intende recarsi al confine con la Polonia per verificare di persona come San Tommaso o si parva licet Matteo Salvini, Canfora può consultare i dati sul sito dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr): al 13 marzo i profughi ucraini sono 2,8 milioni (2.808.792 per la precisione).


L’uomo Canfora può detestare la resistenza della democrazia ucraina e sostenere il disegno imperialista di Putin, ma lo storico Canfora non dovrebbe mistificare i fatti. Perché a furia di diffondere falsi storici corre il rischio di apparire uno storico falso.
 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali