Foto di Andrew H. Walker/WireImage 

Inherent Vice

L'ultimo McCarthy

Alberto Fraccacreta

Il 2022 potrebbe essere l’anno di “The Passenger”, opera finale del grande scrittore americano

Se dovessimo ora fantasticare di andare a zonzo per le avenues di Santa Fe nel New Mexico, ci aspetteremmo di vedere magicamente rami di mesquite, l’ipomea o l’opunzia. Magari nei pressi della Basilica di San Francesco in stile neoromanico, che dista 2,3 miglia – circa cinquanta minuti di cammino – dal Santa Fe Institute (stando almeno a Google Maps). 
Il Sfi è un centro di ricerca dedicato allo studio multidisciplinare dei sistemi complessi. Tra i fiduciari dell’ente (trustee) c’è lo scrittore Cormac McCarthy, classe 1933. Che risiede non lontano dal numero 1399 di Hyde Park Road. E’ infatti uno dei 1.008 abitanti di Tesuque Pueblo, 8 miglia a nord di Santa Fe. 

Da oltre un decennio attendiamo che Cormac – Premio Pulitzer nel 2007 per La strada e autore di grandi successi letterari come Meridiano di sangue e Non è un paese per vecchi (da cui è tratto l’omonimo film dei fratelli Coen) – dia alle stampe The Passenger, il suo nuovo romanzo. Riassumiamo rapidamente la trama. New Orleans, 1980. E’ la storia di un fratello che ha una sorella intelligentissima, un talento della matematica, da poco scomparsa. Il ragazzo fronteggia la morte improvvisa della sua congiunta, cercando di capire in che modo una mente particolarmente dotata possa dimostrarsi un’arma a doppio taglio. Genio e sregolatezza, insomma. 

Abbiamo queste notizie perché McCarthy si è sbilanciato nel 2009 in un’intervista al Wall Street Journal. Inoltre, a causa di un errore d’archivio, alcuni fogli manoscritti sono finiti nelle mani di Rick Wallach, un ricercatore provvisto di un certo fiuto, che pasticciava con le varianti di Suttree. Nell’agosto 2015 è stata organizzata una spericolata e piratesca lettura di brevi stralci da The Passenger alla (compiaciuta) presenza di McCarthy. I brani sono stati declamati dal presidente del Sfi David Krakauer (che ha detto: “E’ a tutti gli effetti Cormac 3.0, un romanzo matematico-analitico”) e dall’attrice Caitlin McShea. Lo stesso Krakauer ha rivelato a Marco Bruna in una conversazione apparsa domenica scorsa sulla Lettura: “The Passenger è diviso in due volumi: il primo è il romanzo, il secondo la trascrizione della seduta della matematica con l’analista”.

Una narrazione per flashback, dunque, con inquietanti rispondenze sveviane. Ma le indiscrezioni non sono finite. Sul “Cormac McCarthy Journal”, edito dal Penn State University Press, la studiosa Dianne C. Luce ha presentato un saggio dal titolo sontuoso Creatività, follia e “la luce che danza nel profondo di Pontchartrain”: scorci di “The Passenger” dalla corrispondenza privata di Cormac McCarthy nel 1980. Cosa dice l’articolo? In alcune lettere indirizzate ad amici, l’autore di Providence confida che sta lavorando alla stesura dell’opera, con l’intenzione di pubblicarla dopo Meridiano di sangue (1985). Il progetto prende spunto da una poesia di Louis Diehl sul clarinettista jazz Leon Roppolo, che sembra abbia gettato il suo strumento nel lago Pontchartrain in un folle gesto di morte estetica. Il romanzo doveva concentrarsi sul tema drammatico della virtù creativa rovinata o non realizzata. Peraltro, l’idea iniziale di McCarthy è irrobustita dal ricordo biografico di tre uomini incontrati a Ibiza alla fine degli anni Sessanta, il falsario d’arte Elmyr de Hory e gli scrittori Clifford Irving e Leslie Garrett, i quali praticamente bruciarono il loro potenziale artistico.
L’interesse per la fisica, la biologia, l’origine del linguaggio – del 2017 è il saggio The Kekulé Problem – e l’assidua frequentazione del Sfi hanno fatto sì che McCarthy si cimentasse nel racconto delle sfortunate vicende non di un musicista o di un letterato, ma di una scienziata genialoide un po’ tocca.
Quando è prevista l’uscita di The Passenger? Il 2022 potrebbe essere l’anno buono. In una e-mail privata Tim Taylor del Sfi rilancia: “Tutti gli sforzi di Cormac sono rivolti alla revisione del testo”. Ce lo auguriamo. Dovessimo setacciare una per una le opunzie di Santa Fe.

 

*Questa è la prima puntata della rubrica Inherent Vice. Come prescrive il diritto marittimo, il “vizio intrinseco” è tutto ciò che non è possibile evitare. Potrebbe essere anche una visione specifica, una chiave di accesso della letteratura americana, a cui questa rubrica è dedicata.

 

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