Una foto del centro di Revine Lago (Wikimedia commons)

Come si fa con le zucchine

I festival finanziati col Pnrr per sponsorizzare la cultura a km zero

Mariarosa Mancuso

Tra rigenerazione urbana e laboratori aperti. Nei borghi (dannatamente sopravvalutati) le inziative culturali si fanno per attirare turisti, e per spingere gli indigeni a guardare le vecchie pietre con occhi nuovi. Come a Revine Lago, in provincia di Treviso

Stimolazione della Consapevolezza collettiva. Sprovvisti come siamo di vita interiore – il difetto che il padre di Natalia Ginzburg rimproverava alla moglie e ai figli che si annoiavano – le intenzioni del Festival che in sigla fa SSSCH fanno un po’ paura. Si tiene a Revine Lago, provincia di Treviso. Marca trevigiana, preferiscono dire in conferenza stampa gli organizzatori, fieri di ritrovarsi fra i vincitori del Bando Borghi in Festival finanziato dal ministero della Cultura. Soldi, per apparecchiare “due mesi di laboratorio aperto dove ora c’è silenzio”.

643 progetti, otto vincitori: la selezione è stata durissima. A dispetto della meritocrazia – supposta, non abbiamo visto le altre proposte – la conferenza stampa e il programma paiono la caricatura della cultura diffusa, a cui si aggiunge “un pizzico di rigenerazione urbana”. C’è un “cronoprogramma” (solo gli ignoranti hanno un programma e basta). Tra gli appuntamenti abbiamo notato un laboratorio di fantacartoline per i bambini, e il riferimento al sito “The rainbow is underestimated”. La cultura nei borghi si fa per attirare turisti, e per spingere gli indigeni a guardare le vecchie pietre con occhi nuovi: da qui l’iniziativa “Questa casa è un albergo”. La comunità sarà coinvolta, stretta attorno all’idea di un festival culturale che considera soltanto le opere prodotte fresche in loco. Cultura a chilometro zero, ce l’abbiamo fatta a equiparare le zucchine a una mostra d’arte.

 

Al Festival SSSCH – non si sa esattamente come decifrarlo, è un nome buffo che, secondo gli organizzatori, ha ben disposto gli esaminatori del Bando – partecipa Alfred Agostinelli, curatore delle residenze artistiche di B.R.O.D.O. Meno male che c’è internet, così abbiamo capito che sta per “La miscela bollente dei prodotti artistici di Piattaforma Lago”, essendo Piattaforma Lago una delle realtà (si dice così?) che insieme alla pro loco hanno messo a punto il virtuoso – sebbene non nuovo – meccanismo. Si ospitano gli artisti, che poi lasceranno alla popolazione un’opera “site-specific”, su misura per i luoghi e non trasportabile, presentandosi poi a una conversazione con la popolazione medesima (sta all’arte come il cineclub con dibattito sta al cinema). Siccome la memoria storica è breve, e la memoria letteraria peggio: Alfred Agostinelli era il nome del segretario e autista di Marcel Proust, nonché modello per il personaggio di Albertine (lo dicono i critici letterari, quindi non è basso pettegolezzo).

Già i borghi sono dannatamente sopravvalutati. I Borghi con Festival – lunghi due mesi, quindi senza scampo estivo – somigliano alle mediateche spernacchiate nel film di Éric Rohmer “L’albero, il sindaco e la mediateca”: negli anni 90 fiore all’occhiello di ogni sindaco progressista. Pagate con denaro pubblico, ovvio. Viene un brivido: anche i soldi del Pnrr andranno a finanziare il Bando Borghi? Se un borgo proponesse un festival dei Grani Antichi con letture poetiche gender fluid accompagnate dallo scacciapensieri, sarebbe vera cultura che si mangia? Qui, per dire, il filo conduttore era la balera.

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