Il Teatro dell'Opera di Roma è più vivo che mai. Basta leggere la sua storia

Giuseppe Fantasia

Una mostra (Palazzo Braschi) e un catalogo (Electa) per curiosare dietro le quinte dei più grandi spettacoli che hanno segnato la vita di quel teatro nato centotrentasei anni fa

Roma. Una mostra e un volume prezioso per celebrare al meglio il Teatro dell’Opera di Roma, un doppio modo per curiosare dietro le quinte dei più grandi spettacoli che hanno segnato la vita di quel teatro nato centotrentasei anni fa. Vide luce il 27 novembre del 1880 l’intuizione dell’imprenditore edile Domenico Costanzi, milanese d’adozione ma nato a Nocera Umbra, che voleva per l’Urbe – divenuta da poco capitale d’Italia – un teatro lirico moderno e all’avanguardia, un teatro degno di gareggiare con le più radicate tradizioni sia del nord sia del sud Italia. Un luogo d’eccezione per risollevare Roma, che a differenza di Milano (con La Scala) e di Napoli (con il San Carlo), per molto tempo non riuscì ad individuare in modo analogo un suo possibile e ulteriore fulcro di prestigio e dignità. Ospitata a Palazzo Braschi, “Artisti all’Opera. Il Teatro dell’Opera di Roma sulla frontiera dell’arte” è uno straordinario percorso diviso in venti sezioni curate e realizzate da Gian Luca Farinelli (con Antonio Bigini e Rosaria Gioia) grazie ai pezzi selezionati dal ricco archivio del teatro che conserva oltre sessantamila costumi, confezionati nella sartoria dei Cerchi, e undicimila bozzetti. Si va dal carretto delle scene originali della Cavalleria Rusticana di Mascagni del 1890 fino al costume della Turandot indossato da Maria Callas, dalle scenografie di Arnaldo Pomodoro e Giacomo Manzù agli abiti di Giorgio Armani, Renato Balestra e Emmanuel Ungaro. Indimenticabile l’enorme sipario (quindici metri di tela) realizzato dal pittore Giorgio De Chirico per una versione dell’Otello di Rossini. Altrettanto indimenticabili i talenti accolti tra quelle mura dorate, dagli artisti Afro Basaldella ad Enrico Prampolini, da Alberto Burri ad Alexander Calder, dal soprano Emma Carelli (alla direzione dell’ente dal 1912 e per i successivi ventiquattro anni), senza dimenticare le scenografie spettacolari di Braque, Picasso e Utrillo. Non mancano, poi, capolavori recenti come le scene di Lulù di Alban Berg, realizzate dall’artista sudafricano William Kentridge, e le opere di Luca Ronconi, Bob Wilson, Emma Dante e dell’indimenticabile Traviata di Sofia Coppola con gli scenografici abiti disegnati per l’occasione da Valentino.

 

Tutto in questa mostra, visitabile fino all’undici marzo del 2018 e corredata da un prezioso libro/catalogo, “Teatro dell’Opera di Roma” (Electa), promosso da Valter e Paola Mainetti, mecenati del teatro attraverso la loro Fondazione Sorgente Group. Un excursus che, di pari passo con la mostra, propone protagonisti e aneddoti relativi a quasi un secolo e mezzo di storia, grazie ai materiali rinvenuti nel corso della riorganizzazione dell’Archivio Storico del Teatro dell’Opera, senza trascurare nessuna fase. E’ la storia di un imprenditore edile capace e visionario, che si ritrovò a fare l’impresario del teatro dei suoi sogni. “Dopo un periodo travagliato, l’Opera di Roma si può oggi considerare rinata e partecipe della vita culturale della città”, spiega nel saggio introduttivo Claudio Strinati, direttore Scientifico della Fondazione Sorgente Group. Per molto tempo, infatti – almeno dal Dopoguerra fino a oggi – l’Opera di Roma è stata abbandonata al declino, provocato forse da una sorta di inconsapevolezza e di discredito dei valori che un teatro dell’Opera deve portare in sé, valori che in altri casi italiani e stranieri hanno costituito invece il punto di forza di una valorizzazione della cultura.

  

“Questo è un libro unico – spiega Fuortes, il curatore – perché restituisce la storia del Teatro dell’Opera di Roma con uno schedario colossale, in grado di permettere alle vicende, ai personaggi e alle manifestazioni di sfilare davanti ai nostri occhi, dal 1880 in poi, creando così un impatto formidabile con la storia della cultura italiana”. Si va dalla prima fase del teatro Costanzi – che termina nel 1926 – a quella della stagione del Teatro Reale dell’Opera (dal 1928 al 1946) con esecuzioni memorabili (su tutte, quella del Wozzeck) e ad una terza che va dal 1946 ad oggi. “E’ un viaggio che ha dell’incredibile, tutto sommato non è che sia passato così tanto tempo, circa centoquarant’anni”, aggiunge Mainetti, “ma così è finalmente possibile conoscere o approfondire la storia di quell’edificio, di chi l’ha voluto e di chi ci è passato”, ricorda Francesco Reggiani, responsabile dell’Archivio Storico del Teatro, che la sera della presentazione ufficiale del volume ha parlato dell’importanza del costruttore Costanzi, perché oltre all’Opera si dedicò a una serie di interventi nelle aree dell’Esquilino, come l’albergo Costanzi e l’Hotel Quirinale, tracciando così una nuova vita per il quartiere in vista del veloce sviluppo urbanistico ed economico di Roma a fine Ottocento.

  

“Con questo volume ho realizzato un sogno – ha detto Fuortes – perché sin da quando fui nominato Sovrintendente volevo raccontare la storia di quel posto. Venne costruito da zero in soli diciotto mesi, e per la prima volta ci si rivolgeva non a un pubblico aristocratico, ma a tutti i cittadini romani. E’ stato gestito da veri imprenditori, ha annoverato orchestre internazionali ed ha saputo parlare alla borghesia, che era la classe nascente di Roma Capitale, come principale interlocutore culturale”.

  

L’edificio, frutto di un’iniziativa privata, si sviluppa in sinergia con il pubblico con modalità che oggi stanno tornando in auge nella costruzione delle grandi opere: “Siamo particolarmente onorati – dice Paola Mainetti, vicepresidente della Fondazione Sorgente Group – di aver contribuito alla realizzazione di questo volume: il rilancio della nostra cultura nasce proprio dal ricordo della storia, come quella del Teatro, che ha visto trascorrere epoche, mode e rivoluzioni, sempre pronto a offrire quanto di più bello l’uomo possa realizzare artisticamente”.

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