Al Cairo vanno in mostra i più antichi papiri d'Egitto. Obiettivo: richiamare i turisti
La settimana scorsa il Museo del Cairo ha presentato la prima esposizione dei più antichi papiri mai scoperti in Egitto, inaugurata dal ministro delle Antichità egiziano Khaled el Anany. Si tratta di manoscritti estremamente preziosi per gli studiosi in quanto costituiscono, come ha annunciato el Anany, "il più antico esempio di scrittura egiziana mai rinvenuto". Risalenti al 2500 a.C. circa, sono stati rinvenuti nel 2013 nell'antico porto di Wadi el-Jarf, a 119 km da Suez, grazie ad una missione franco-egiziana guidata da Pierre Tallet e Sayed Mahfouz.
Oltre ai geroglifici, questi papiri forniscono un’altra importante testimonianza: descrivono la costruzione della Piramide di Cheope a Giza, tramandandoci dettagli sulla vita quotidiana degli operai e dei funzionari di quell’epoca. Il monumento, conosciuto anche come Grande Piramide o Piramide di Khufu e famosa oggi per il labirinto di cunicoli che racchiude all’interno, è la più antica delle sette meraviglie del mondo ed è stato anche il più alto edificio mai costruito dall’uomo fino al 1300 circa. Gli egittologi ritengono che sia stata costruita per ospitare la tomba del faraone Khufu (chiamato Cheope in greco) appartenente alla IV dinastia.
Grazie ai documenti rinvenuti è quindi possibile ricostruire il lavoro dei manovali che trasportavano i blocchi di calcare dalle cave di Turah, sulla sponda orientale del Nilo, a Giza per costruire la tomba del faraone Cheope. I dati forniti sono molto dettagliati, per esempio si descrivono le modalità di trasporto dei materiali da costruzione lungo il fiume e i canali, il numero di navi utilizzate, la distribuzione delle razioni di cibo ai lavoratori e la loro retribuzione. Sono segnati in rosso i gettiti di denaro provenienti dalle varie province dell’Egitto per finanziare i lavori, e in nero le uscite per pagare gli operai.
All’interno della documentazione, un papiro in particolare ha attirato l’attenzione degli studiosi: quello contenente il diario di Merrer, uno dei funzionari che collaborò alla costruzione della piramide per tre mesi, guidando una squadra di quaranta uomini. Il papiro è ricco di informazioni tecniche e amministrative, con annotazioni giornaliere sul procedere dei lavori, e testimonia la presenza di un avanzato centro logistico gestito dal visir Ankh-Haef, il fratellastro del faraone. Emerge così il quadro di un’efficiente sistema organizzativo, oltre che di tecniche ingegneristiche molto avanzate per l’epoca.
“Queste scoperte non dovrebbero rimanere nascoste dentro delle casse”, ha detto il curatore del Museo, Sabah Abdel-Razek “Abbiamo bisogno di attirare l’attenzione del mondo intero sull’Egitto. Ecco perché ho deciso di dedicare una mostra a questi papiri: per rianimare il turismo nel paese”. Il settore turistico dell’Egitto è infatti una delle sue principali risorse economiche, solo nel 2010 il settore turistico rappresentava il 13 per cento del Prodotto interno lordo e offriva lavoro ad almeno tre milioni di persone, ma da mesi versa in uno stato di crisi. Dal 2011, cioè dalla rivoluzione egiziana che ha deposto il presidente Mubarak, l’Egitto è precipitato in un disordine economico, politico e sociale che ha causato la recessione dell’industria turistica. Quest’ultima ha poi ricevuto un duro colpo nell’ottobre 2015, dopo che un aereo russo è precipitato sul Sinai e diversi paesi, tra cui l’Inghilterra e la Russia, hanno sospeso i loro voli verso l’Egitto. Inoltre i continui attacchi dell’Isis hanno spinto i governi a sconsigliare ai propri cittadini viaggi in paesi a rischio, come il Nordafrica. Le prenotazioni italiane di soggiorni turistici in Egitto per quest’estate sono crollate “del 90 per cento rispetto al 2015”, ha rivelato il responsabile del turismo estero presso l'Authority per lo sviluppo turistico egiziana, Mohamed Abdel Gabbar. Un altro calo notevole si era registrato lo scorso febbraio, quando l'Egitto ha attratto 346.500 turisti, mentre nello stesso mese del 2015 i visitatori erano stati 640.200
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