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Le vacanze al tempo del jihad

Giovanni Battistuzzi
Non solo il pericolo islamista e l'instabilità politica nei paesi che affacciano sul Mediterraneo. Perché è aumentato l'afflusso di turisti in Italia.

L'assalto islamista al museo del Bardo, quello nella spiaggia di Soussa in Tunisia, quello all'hotel Bella Vista a Hurghada in Egitto, le minacce di stragi in Algeria. E ancora: il golpe tentato in Turchia e la repressione riuscita a Erdogan tra Istanbul e Ankara. E infine la Francia colpita dagli attentati, la Grecia alle prese con le riforme di Tsipras, gli scioperi e un'incertezza politica per nulla rilassante. Questa è una veloce istantanea della situazione in riva al Mediterraneo che tiene insieme il presente e il recente passato. A corollario di questa istantanea c'è un’evidenza: nel 2016 l'Italia è tornata a essere mèta privilegiata del turismo non solo europeo, ma anche domestico.

 

Il report pubblicato dal World Travel & Tourism Council sui dati economici del turismo nel nostro paese dimostra come quest'anno l'afflusso di turisti in Italia sia sensibilmente aumentato rispetto all'anno scorso. Venezia incrementerà il numero di visitatori del cinque per cento, Firenze del sei, Capri e l'area del Golfo di Napoli del nove, le Cinque Terre del venti per cento. Se nel 2015 il settore aveva generato 68,8 miliardi di euro, pari al 4,2 per cento del pil, a fine stagione questo crescerà del 2,1 per cento, superando quota 70 miliardi. Un trend che è destinato a crescere con una media del 2,2 per cento annuo almeno sino al 2026 quando, secondo le stime dell'istituto, supererà quota 87 miliardi di euro annui, il 4,8 per cento del pil attuale.

 



 

Questo dato però potrebbe aumentare ancora di più qualora il nostro paese si dotasse di un’offerta digitale adeguata. Secondo il rapporto sull'e-tourism condotto dal Bem Research, infatti, "il gap italiano rispetto alle altre realtà europee nell'offerta turistica online è evidente, tanto che con una maggiore digitalizzazione i poli museali e archeologici, che nel 2015 hanno avuto 43 milioni di visitatori, potrebbero incrementare fino a 2 milioni di unità".

 

Un incremento che non riguarda solo le località balneari o le principali città d'arte, che comunque concentrano le percentuali maggiori di crescita, ma quasi tutto il suolo italiano. Da quanto emerso infatti da un sondaggio effettuato dall'associazione degli operatori turistici europei è emerso che il numero di mete turistiche nel nostro paese è triplicato rispetto a dieci anni fa. Se infatti nel 2005 l'afflusso turistico si concentrava prevalentemente nelle grandi città d'arte, come Venezia, Roma, Firenze e Napoli, o nelle località marittime più conosciute, come la Riviera romagnola, il litorale veneto, la Versilia, la Costa Smeralda e il Salento, l'anno scorso le destinazioni vacanziere rilevanti (che superavano il 5 per cento) erano una trentina.

 

A fine 2016 il settore turismo ritornerà dunque ai livelli pre-crisi sia per numero di presenze che per giro d'affari complessivo. Le presenze straniere supereranno i 52 milioni di individui, il 2,5 per cento in più dell'anno scorso, e genereranno un totale di 37 miliardi di euro, due miliardi in più rispetto al 2007.

 



 

A contribuire a questo incremento non è però soltanto la situazione politica e i pericoli legati all'estremismo islamico in molti paesi che si affacciano sul Mediterraneo (la Turchia calerà dello 0,2 per cento – ma il dato riflette dell'aumento del 3,15 nei primi sei mesi dell'anno –, l'Egitto dello 0,7, la Tunisia dell'1 per cento), ma anche un aumento della fiducia internazionale nei confronti dell'Italia. Secondo l'associazione degli operatori turistici europei il nostro paese negli ultimi tre anni ha sensibilmente migliorato la sua credibilità in termini di qualità di servizi e accoglienza: se nel 2012 la percentuale di turisti soddisfatti erano il 52 per cento, nel 2015 questa ha raggiunto il 75 per cento.

 

 

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