Gad Lerner (foto LaPresse)

Lerner, maestro di soumission

Giulio Meotti
Una delle ultime puntate che Gad Lerner aveva dedicato all’islam era stata su LaEffe, nella trasmissione “Fischia il vento”. In quell’occasione l’allora sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, propose di costruire una moschea persino in mezzo all’Expo, per fare sfoggio di inclusività multiculturale.

Una delle ultime puntate che Gad Lerner aveva dedicato all’islam era stata su LaEffe, nella trasmissione “Fischia il vento”. In quell’occasione l’allora sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, propose di costruire una moschea persino in mezzo all’Expo, per fare sfoggio di inclusività multiculturale. Adesso l’ex direttore del Tg1 condurrà sulla terza rete Rai un nuovo programma in sei puntate dal titolo “Islam, Italia”. Gad Lerner non si occupa di altro da vent’anni, fin da quando scrisse un libro sulle Crociate, da lui ecumenicamente definite la “guerra santa dell’occidente”. Gad Lerner “il bastardo” (dal suo blog), il “figlio di nessuno”, il paladino del meticciato militante “contro l’abuso delle identità” (sottotitolo di un suo libro), l’“infedele” che si definisce “levantino d’Europa” da una bella cascina nel Monferrato, l’apolide vestito di tweed che celebra l’ebraismo come qualcosa che ha a che fare esclusivamente con la mescolanza etnica e delle religioni (leggi islam), l’ibridazione, l’esilio, la diaspora.

 

Il giorno stesso dell’approvazione da parte del cda di Viale Mazzini dei nuovi palinstesti Rai, Lerner ha dato un assaggio di cosa intenda per “islam moderato”, attaccando sul suo blog Maryan Ismail Mohamed, portavoce della comunità somala di Milano e candidata con la lista di Giuseppe Sala, che due giorni fa ha lasciato il Partito democratico in polemica con la scelta di sostenere la candidatura di Sumaya Abdel Qader, musulmana velata eletta in Consiglio comunale. Per Ismail, “il Pd milanese ha scelto di interloquire con la parte minoritaria ortodossa ed oscurantista dell’islam, chiudendo il dialogo alla parte positiva e progressista che esige la separazione tra politica e religione e sostiene il ruolo della donna musulmana in un’ottica di consapevolezza dei propri diritti e doveri di cittadina. Ancora una volta, le anime dell’islam moderno, plurale e inclusivo non sono state ascoltate”. Non secondo Gad Lerner, che ha fin dall’inizio tifato per la candidata vicina all’islam politico, Sumaya Abdel Qader, da lui definita “protagonista di un percorso di evoluzione avviato all’interno della comunità di matrice tradizionalista in cui è coinvolta la galassia dei Fratelli musulmani”.

 

Ieri Gad Lerner si è rivolto così a Maryan: “Lanciare accuse gratuite di salafismo o addirittura di nazismo contraddice la realtà e riproduce in miniatura, dentro alle nostre comunità, la guerra in corso nei paesi d’origine. Favorire una simile tendenza sarebbe da irresponsabili”. Certo, Lerner ci aveva messo del suo nel castigare il vero volto dell’islam moderato, quello senza velo, che dialoga con gli ebrei, che chiede libertà di coscienza. “Un indubbio successo (i mille voti a Sumaya al primo turno delle comunali, ndr), se si tiene conto della vera e propria campagna ostile cui l’avevano sottoposta altri due candidati della medesima lista, Marian Ismail Mohamed e Daniele Nahum, i quali l’accusavano – a mio parere irresponsabilmente – di essere una portavoce del radicalismo islamico e (addirittura) del wahabismo”, aveva scritto Gad Lerner. “Insieme, la somma delle preferenze conseguite da Marian Ismail Mohamed e Daniele Nahum neanche raggiunge quelle ottenute dalla sola Sumaya. Lo considero uno spiraglio di ragionevolezza”.

 

L’esordio “islamico” di Gad Lerner in tv è del 1997 con la trasmissione “Pinocchio”, in diretta dal Palafigurella di Vicenza, dove arrivarono, con decine di pullman, migliaia di musulmani residenti in tutto il nord Italia. Un’abbuffata di pudore islamicamente corretto. C’erano i rappresentanti dell’Ucoii. Ci sarebbero stati sempre alle trasmissioni di Lerner. “Ormai l’islam è diventata, senza che ce ne accorgessimo, la seconda religione praticata in Italia”, disse Lerner. “Un grande fatto, una realtà mondiale ora diventata anche realtà italiana. Conoscerla per tempo e imparare a conviverci è il modo giusto per evitare incomprensioni e emarginazione, che altrove in Europa hanno dato luogo a fenomeni di estremismo e all’insinuarsi del fondamentalismo”. E’ quanto Lerner va ripetendo da vent’anni nei suoi dibattiti a senso unico. Perché nei parterre televisivi di Lerner non ci sono mai le vere voci libere e critiche dell’islam. Ci sono soltanto musulmani ortodossi o caricature dell’islamofobia leghista. Un copione ben noto al pubblico.

 

Nel 2002, all’“Infedele” su La7, Lerner discute delle stragi per Miss Mondo, assieme al muftì di Marsiglia Soheib Bencheickh, la giornalista inglese convertita all’islam Yvonne Ridley, il vicepresidente dell’Ucoii Aboulkheir Breigheche e Rula Jebreal, immancabile. Lerner fece anche una trasmissione su Hina Saleem, sgozzata e sepolta nell’orto di famiglia, a Sarezzo. Il padre, pachistano, la seppellì con la testa rivolta verso la Mecca. Lerner chiamò a parlarne la scicchettosa Natalia Aspesi, il sesgretario dell’Ucoii Roberto Hamza Piccardo e Susanna Camusso sulle note del’Orchestra multietnica di Piazza Vittorio di Roma. Ovviamente di verità sul perché Hina era stata macellata ne venne fuori poca. Lerner costruirà una puntata su Oriana Fallaci dal titolo “Oriana = Odio? La Fallaci in guerra con l’islam”. Fallaci strega razzista. Ad Hamza Piccardo, Lerner ha offerto un megafono anche dalle colonne di Repubblica, dove è apparsa una intervista al leader islamico italiano in cui spiega: “L’espansione dell’islam nel mondo contemporaneo, tranne che in situazioni particolari, non può contemplare l’uso delle armi per raggiungere il suo scopo di conversione”. Sì, abbiamo letto bene: “Tranne che in situazioni particolari”.  Quali, Lerner non glielo chiede.

 

Sempre all’“Infedele”, in piena guerra in Iraq, Lerner invita lo “scudo umano” Rodolfo Tucci, in partenza per la capitale irachena con il proposito di presidiare insieme a molti altri pacifisti di tutta Europa, siti civili, scuole o ospedali, per proteggerli dai bombardamenti americani. “Il nostro dovere è denunciare che stiamo andando alla catastrofe”, disse Lerner. “Durante la guerra del Golfo ci furono centomila vittime irachene e 124 americane: possiamo legittimamente chiamarla guerra o non si tratta piuttosto di carneficina?”. La morale lerneriana è un banalissimo calcolo aritmetico, c’è soltanto questa brutale conta dei morti buona per Emergency. Lo scorso maggio, Lerner ha portato a esempio dell’islam moderato Tariq Ramadan, invitato a Milano per parlare di islam a ridosso della nomina di Sala. “Ramadan, nipote di uno dei fondatori dei Fratelli Musulmani, predica la nascita di un islam europeo che si riconosca nei valori del pluralismo e della democrazia”, scrive il nuovo conduttore Rai. Peccato che il controverso professore svizzero sia ormai “persona non grata” in Francia. Il premier socialista Manuel Valls gli ha appena negato la cittadinanza francese, e da Najat Vallaud-Belkacem, ministro dell’Istruzione, all’ex segretario del Ps, Martine Aubry, i socialisti hanno tutti ritirato la propria firma da petizioni e convegni in cui c’era anche Ramadan.

 

Ma c’è speranza che stavolta Gad Lerner faccia meglio in Rai. Basta che eviti di leggere dal solito copione: che l’islam non c’entra niente con il terrorismo, che i musulmani sono le prime vittime del terrorismo, che per sconfiggere il terrorismo serve una soluzione al conflitto israelo-palestinese (chieda agli ebrei di Tolosa), che il terrorismo fermenta nella povertà (chieda al clan Bin Laden), che il terrorismo è figlio di una cattiva integrazione (chieda all’assassino di Theo van Gogh), che i musulmani sono vittime dei nostri pregiudizi xenofobi, che edificare moschee favorisce l’integrazione (chieda alla Francia), che il multiculturalismo è un pranzo di gala, che la strage di Orlando è “odio”, che i vignettisti di Charlie Hebdo se la sono cercata, che l’occidente non deve fare affari con Al Sisi, che il velo è un simbolo di libertà (chieda a Ayaan Hirsi Ali), che l’Isis è colpa della Halliburton, che Ratzinger a Ratisbona ha gettato benzina sul fuoco, che i cristiani sono trattati bene nella mezzaluna (vada a Malooula, Islamabad e Mosul), che il Bataclan è colpa delle crociate e che un giovane ammazzi infedeli perché ha trovato chiuso l’ufficio di collocamento.
Vedi poi come fischia l’islam moderato.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.