Ci mancavano le Barbie pol. corr.

Simonetta Sciandivasci
L’accoglienza calorosa alle nuove bambole della Mattel, curvilinee, mulatte, basse, spilungone e la deresponsabilizzazione dei genitori che adesso possono poter demandare al gioco la responsabilità di impartire il giusto e lo sbagliato ai propri figli senza prendersi la briga di educare e sollecitare la capacità critica di chi si è messo al mondo.

La Mattel è incorreggibile. Dopo 57 anni e milioni di Barbie vendute al solo scopo di imprimere nelle menti delle giovani donne il principio secondo cui, per accedere ai diritti universali e al riconoscimento sociale, fossero indispensabili magrezza e biondezza (e pure non avere capezzoli: chi ha spogliato almeno una Barbie nella vita lo sa), il colosso dei giocattoli allarga il cerchio. Curvilinee, mulatte, basse, spilungone: quattro nuove morfologie, per sei inedite carnagioni e ben diciannove colori degli occhi. Tuttavia, nello Schengen della Mattel, svelato ieri, un 28 gennaio come tanti, sono ancora interdette: donne acneiche, pelose, orientali, scoliotiche, strabiche e una gigantesca mole di altre varianti al nuovo quadrumvirato.

 

Ci vorranno, forse, altri 57 anni di persecuzioni a mezzo femminista perché l'azienda si metta dalla parte delle bambine (di tutte le bambine) e regali loro una raffigurazione della realtà che sia mediata esclusivamente dal senso di realtà, una simulazione più vera del vero, un plastico sostenibile, umano, inclusivo e non selettivo. Ma, anche allora, siamo certi che tutte le minoranze e tutte le combinazioni genetiche umane avranno una Barbie tutta per loro? Le correzioni alla scorrettezza di proporre una bambolina fieramente frivola, bionda, materialista (insomma, antifemminista) non saranno mai abbastanza: lo dimostra uno dei filoni in cui si è diramata la reazione a questo epocale cambiamento di costume. Ovvero, l'osservazione che, anche se con qualche morbidezza in più, le Barbie restano ancora belle, pettinate, sorridenti, insomma irrealistiche. E se anche un giorno ci sarà la Barbie Occhiaie, milioni di bambine (meglio, le loro madri) con le orecchie a sventola potranno sentirsi discriminate e se per il loro diciottesimo compleanno chiederanno una plastica, la colpa sarà della Mattel e dei suoi frusti stereotipi. Non se ne esce vive, né bionde. Per questo, la blogger di Huffington Post Francia, Sandra Lorenzo ha scritto che, quando ha visto le immagini delle nuove Barbie, ha tirato un sospiro di sollievo ma, nello stesso tempo, ha avvertito un pesante pugno allo stomaco, aggiungendo che il potenziale commerciale delle nuove pupette sarà compromesso dal fatto che regalarne una grassottella a una bambina potrebbe venire letto come una sottolineatura della sua diversità fisica (come quando ci regalano un profumo e ci chiediamo “sarà forse perché puzzo?”).

 

[**Video_box_2**]Un papà canadese (bio: marketing manager, giocatore di video games, guardatore di TV, esausto) ha scritto su Twitter: “oggi, per la prima volta, ho preso in considerazione l’idea di regalare una Barbie a mia figlia”. Qui sta una delle ragioni di chi ha riservato un’accoglienza più che calorosa al nuovo progetto Mattel: poter demandare al gioco la responsabilità di impartire il giusto e lo sbagliato ai propri figli e circoscrivere il ruolo di genitore alla scelta del giocattolo che meglio incarna la rettitudine, anziché prendersi la briga di educare e sollecitare la capacità critica di chi si è messo al mondo. Si tratta di una dichiarazione d’impotenza rispetto a un oggetto, che si smarca dalla sua fissità e diventa palestra di vita. È per la medesima ragione che, secondo Mancini, i soli uomini degni di far parte del mondo del calcio sono quelli che non pronunciano “frocio” a bordocampo: non si può sfidare l’incapacità di recepire un messaggio e incasellarlo nella categoria a cui appartiene, menomazione massima delle generazioni allevate da chi per educarle e seguirle non ha tempo sufficiente per impartire qualche lezione di discernimento. Menomazione o diversità dalla quale non saremo emendati nemmeno con una Barbie ad hoc. 

Di più su questi argomenti: