Giammai modellare la donna sul calco maschile. Le colpe dell'ultimo spot della Citroen

Simonetta Sciandivasci
Una pubblicità che più di altre trasuda attenzione politicamente corretta al rovesciamento del cliché è stata pesantemente criticata dalle donne con l'hashtag #citroenfail. Per i pubblicitari ecco il master in “Diversity management e gender equality” che offre un percorso formativo che insegna a essere realmente inclusivi.

"Ci scusiamo se abbiamo offeso la sensibilità di qualcuno attraverso lo spot. Non era nostra intenzione. Lo modificheremo nei prossimi giorni". L'account Twitter di Citroen Italia, nei giorni scorsi, ha risposto così alle donne inviperite che, all'hashtag #citroenfail, hanno recapitato lo sdegno per l'ultima serie di pubblicità radiofonica della casa automobilistica francese.

 

Lo spot "medievale", che secondo le femministe propone "canoni vetusti e maschilisti", consiste nella breve auto-presentazione di Anna, che prima di entrare nella CitroenC3 si presenta, con voce fioca e stufa, come un'amante di gattini, film romantici e iscritta a un corso di cucito. La stessa Anna, dentro la Citroen, si trasforma in un'appassionata di calcio, video games e poledancer (lo sport del momento: duetti acrobatici con un palo, innegabile simbolo fallico). Il messaggio è chiaro: fuori dalla macchina ci s’incanutisce nella banalità, mentre dentro si rinasce donnavventura. Uno strillo pubblicitario come tanti, che più di altri trasuda attenzione politicamente corretta al rovesciamento del cliché (dal cucito alla poledance, dai gattini al calcio), è stato, invece, percepito come insopportabile riduzione della variegata, complessa trasversalità femminile ("le donne sono molto più di questo"), come se il suo obiettivo fosse quello di tratteggiare un ritratto della donna contemporanea e non vendere un'automobile.

 

Il massimo grado di insopportabilità dello spot, però, affonda le radici in un altro vizietto erede dell'arcaismo più bieco: modellare una donna vincente su un calco maschile. Il fatto che la metamorfosi di Anna si inveri in una ragazza che si appropria di passatempi prevalentemente maschili come il calcio e i video games, ai medievalisti della Citroen è parso un modo per accogliere l'istanza "possiamo fare tutto come loro, meglio di loro", sottesa a molte rivendicazioni femminili: sbagliato. Il #citroenfail è consistito nel sublimare una donna a temperatura maschile (impiegarsi come s'impiegano i maschi, puah, che schifezza). Per non vilipendere il legislatore occulto del nostro tempo, ovvero la sensibilità/reattività femminile, occorre far trionfare le donne senza sporcarle di proprietà del sesso opposto: i pubblicitari Citroen siano meno ingenui, il tempo della somministrazione dei contentini in quote rosa è preistoria, ormai.

 

[**Video_box_2**]La spiegazione di tanta spicciola ruffianeria è stata azzardata su Twitter: "Probabilmente l'agenzia della Citroen è a maggioranza maschile". Il peccato atavico: la maggioranza maschile. Tuttavia, esiste una possibilità per emendarsi. Riscrivere lo spot non basta: non ci vorremo certo fidare di una banda di maschi pubblicitari (tutti abbiamo visto "Mad Man", sappiamo di cosa è capace quella categoria). Occorre studiare: il master in “Diversity management e gender equality” offre un percorso formativo che insegna a essere realmente inclusivi, "mantenendo un focus privilegiato sugli aspetti legati alla parità di genere". Lo organizza la fondazione Giacomo Brodolini Learning e pare sia aperto a tutti, compresi i dipendenti tipo della Citroen, a somma riprova del fatto che, quando si tratta di misericordia, il gender equality è pure più avanti del Papa venuto dalla fine del mondo. 

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