Iginio Massari, il cattivissimo maestro dei pasticcini, ospite come ogni anno a MasterChef Italia (Foto masterchef.sky.it)

"Bigné come letame" e lodi a Capirossi nel ranch di Valentino Rossi. MasterChef ingrana

Mahatma
Inizia a capirsi chi potrebbe arrivare fino in fondo: su tutti Rubina, ma neanche Erica scherza. Tra i maschi, bisognerà capire se Mattia riuscirà a controllarsi di più (l’anno scorso uno dei punti di forza di Nicolò fu proprio l’essere serafico). Fenomeni, però, ancora non se ne vedono.

Roma. Solo Marzia, dopo sei minuti di santificazione di Valentino Rossi, con concorrenti quasi infartuati dall’emozione (Mattia) e altri a pronti a far sapere che hanno “la stanza tutta dedicata a Vale” (Laura), poteva rompere l’idillio con l’uscita: “Io veramente ho sempre tifato per Loris Capirossi”. Che è un po’ come tifare i Jalisse al Festival di Sanremo. Andrebbe scritturata da qualche parte, magari a Ciao Darwin, al posto di qualche omofobo piemontese che sarebbe stato cercato dalla produzione, stando ai rumor che hanno scandalizzato l'etere. Detto ciò, il vero protagonista della puntata, capace di mettere nell’ombra perfino Rossi, è stato Iginio Massari. Doppio mento d’ordinanza, sguardo truce che ricorda l’identikit di Jack lo Squartatore fatto vedere su History Channel qualche sera fa, insulti che piovono come i pomodori alla Tomatina di Buñol, la festa spagnola dove il massimo del divertimento consiste per l’appunto nel tirarsi pomodori addosso. Si è rifiutato di assaggiare i bignè di Laura (che poi, incredibilmente, è stata salvata dai quattro giudici), ha detto di essere “solo un uomo come tutti gli altri” quando Marzia si è detta onorata di stare al suo cospetto e, gran finale, ha incenerito Luigi paragonando il suo cabaret di pasticcini a delle robe “buttate lì come fosse letame”. Non proprio un complimento. Per capire di chi stiamo parlando, basta segnalare che è stato trend topic su Twitter, più di Draghi, Renzi e Litvinenko.

 

Abbiamo capito comunque una cosa: la classe odia in particolare non tanto il filosofo Giovanni, che stavolta – sempre per far sapere al mondo di essere uomo di cultura – ha citato le vacche di Hegel, bensì Sylvie, la donna che non ha mai cucinato un fritto misto e che stava per vomitare guardando i fegatini "da separare dal sacchetto della bile". La detestano. Perfino la farmacista, a un certo punto, è sbottata dicendo che “l’eliminazione la meritava la francese”, con quel tono da italiano rimasto alla testata di Zidane a Materazzi. Maradona, che è libanese, è stato ancor meno diplomatico: “Basta, ha rotto i coglioni”. E lei c’aveva anche provato a rendersi simpatica, cominciando la puntata intonando l’Agnus Dei in latino, probabilmente l’unica francese rimasta ad andare a messa e a sapere il latino. Niente da fare, in esterna dopo tre secondi l’hanno messa in panchina, e nessuno se l’è ripresa in squadra. Sorte meschina che non era riservata neppure a Rachida, tanto per dire.

 

[**Video_box_2**]Comunque, inizia a capirsi chi potrebbe arrivare fino in fondo: su tutti Rubina, ma neanche Erica scherza. Tra i maschi, bisognerà capire se Mattia riuscirà a controllarsi di più (l’anno scorso uno dei punti di forza di Nicolò fu proprio l’essere serafico). Fenomeni, però, ancora non se ne vedono.

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  • Mahatma
  • E' nato al nord (non serve dire dove né quando, anche perché sono informazioni buone per necrologi e che poco interessano il lettore più o meno interessato). Si considera maturo quanto a età, meno a dotazione intellettuale. Non se ne cruccia, sapendo che la capacità d'elaborazione mentale in codesto mondo non deve essere per forza alta (d'altronde Hegel e Kafka non sono più bestseller da qualche decennio). Segue lo sport in generale a eccezione delle bocce, del sumo e del golf, che considera una delle più grandi sciagure capitate all'umanità, quasi quanto lo sport trasmesso sulle reti Rai. (ne parla sovente su questo giornale) Appassionato di cucina televisiva, ama le pentole che si vedono a MasterChef (delle cui puntate cura periodicamente le recensioni sempre su questo giornale) e soprattutto la relativa dispensa. Ricorda con rimpianto la tv del cane di Paolo Limiti, Floradora.