Così Halloween diventa il carnevale pol.corr. che definisce i contorni della religione civile
Nel 2014 era don Ermes Macchioni, oggi è don Aldo Buonaiuto; fatto sta che ogni anno a fine ottobre i quotidiani vanno a caccia di un sacerdote, possibilmente esorcista, che dichiari Halloween festa diabolica o trionfo del demonio o invocazione di Satana. Dopo di che, impacchettate in un contesto di scandalo precotto parole magari più sfumate, gettano la notizia a un pubblico avido di facile polemica o di ancor più facile dileggio e se ne riparla l’anno dopo. Dobbiamo rassegnarci: anche quest’essere equiparato all’abbandono dei cani in autostrada di ogni estate o al freddo senza precedenti di ogni inverno contribuisce a trasformare Halloween in routine ritualizzata dai notiziari, in male di stagione di cui non ci disfaremo più.
In Inghilterra sono più evoluti: sul Guardian la columnist Sarah Galo spiega che altro che festa demoniaca, Halloween l’ha condotta a “un’espressione più matura della fede”. Figlia di cristiani osservanti un po’ ottusi – non rivela se siano protestanti ma dice che a fine ottobre celebrano la Festa del Raccolto travestiti da personaggi dell’Antico Testamento – da bambina era stata persuasa che festeggiare la zucca fosse un rito satanico; così è cresciuta nella paura del diavolo fino all’età di 19 anni, quando se n’è liberata mascherandosi da strega e chiedendo dolcetti porta a porta. Per lei Halloween ha mostrato la strada verso una religione civile: scevra da ignoranza e superstizione, capace di gestire il macabro, pronta a esorcizzare il male addomesticandolo, felice dell’appartenenza a una comunità preponderante sulla famiglia e (colpo di grazia) consapevole che i cristiani temono Halloween perché le streghe sono una metafora del potere delle donne. Il suo caso è un monito per sacerdoti animati da ottime intenzioni: ecco cosa si ricava a sopravvalutare Halloween e a parlare del diavolo a chi vuole solo dimenticarlo.
Halloween dunque serve a esorcizzare, fino a un certo punto però: sempre sul Guardian la columnist femminista Laura Bates si scatena contro il museo londinese dedicato a Jack lo Squartatore, dove in questi giorni i visitatori sono invitati al selfie con il fantoccio dell’assassino e con i corpi dilaniati delle vittime. È di gusto ributtante, certo, anche se la direzione del museo assicura che si tratta di membra visibilmente posticce e senza traccia di sangue; ma è anche, come lei sostiene, la glorificazione di un femminicida? La direzione le ha risposto che il museo non esalta la violenza di genere bensì la esorcizza causando una “immersive experience” che fa provare ai visitatori le stesse emozioni di una vittima di Jack lo Squartatore, assumendone il punto di vista per superare lo spavento e divertirsi. Quale occasione migliore di Halloween, festa delle paure tramutate in scherzetto?
[**Video_box_2**]Anche in questo caso Halloween serve a delineare i confini della religione civile, ossia di cosa si debba o non si debba fare e dire lasciando collimare i naturali istinti dell’interiorità umana coi costumi di un’intera nazione senza escluderne alcun cittadino per divergenze di culto esteriore. Nel tentativo di rendere immanente l’oggettività del male è diventato il carnevale del politicamente corretto e per questo interessa così tanto un avamposto progressista come il Guardian, che ha dedicato un terzo pezzo alle lamentele di una madre riguardo alla “sexification” di Halloween: a quanto pare non si riesce a trovare un costume per ragazzine che non risulti provocante. Perché una festa nata per scacciare paure scatena così tante polemiche inutili? Perché una volta giubilato il diavolo la gente ha inevitabilmente individuato altri spauracchi – femminicidio, sessismo, pedofilia – che Halloween cerca di dilatare a incubo kitsch per esorcizzarli. Non ci riesce però; quindi forse più che gli esorcisti bisognerà aspettare che agiscano i fautori della laicità politicamente corretta, grazie al cui impegno magari Halloween, come tutto ciò che ha avuto un inizio artificiale, avrà anche una fine repentina.