Meryl Streep (foto LaPresse)

Il Festival di Locarno, tra Meryl Streep "rock" e il tormentone quote rosa

Mariarosa Mancuso
Dove eravamo rimasti con Diablo Cody, l’ex spogliarellista che vinse l’Oscar per la sceneggiatura di “Juno”? Da allora c’è stata una serie, “United States of Tara”, con Toni Collette abitata da personalità multiple.

Dove eravamo rimasti con Diablo Cody, l’ex spogliarellista che vinse l’Oscar per la sceneggiatura di “Juno”? Da allora c’è stata una serie, “United States of Tara”, con Toni Collette abitata da personalità multiple. C’è stato un debutto nella regia: “Paradise”, anno 2013, con Holly Hunter e Russell Brand (abbastanza strapazzato dalla critica, raccontava la storia di una signora assai religiosa che perde la fede dopo essere sopravvissuta a un incidente aereo, ribaltando la solita trama). C’è stato un horror con la vampira Megan Fox: “Jennifer’s Body”, diretto da Karyn Kusama. C’è stato un altro horror – nei risultati se non nelle intenzioni: “Young Adult” con Charlize Theron (ovvero, la parità non esiste: gli unici a potersi concedere un’adolescenza prolungata fino ai quaranta sono i maschi).

 

Se non è la maledizione dell’Oscar precoce – Diablo Cody non aveva ancora 30 anni – poco ci manca. Per questo teniamo le dita incrociate, dopo aver visto il trailer di “Ricki and the Flash”. L’ultimo film diretto da Jonathan Demme (titolo italiano “Dove eravamo rimasti”) aprirà il Festival del Film di Locarno, il prossimo 5 agosto. Viene una storia trovata in casa: la suocera di Diablo Cody suonava il rock con la sua band, un pochino la famiglia deve averla trascurata. Nel film è Meryl Streep: calzoni di pelle, stivaletti, tanta ferraglia addosso da far impazzire i metal detector, capelli con treccina laterale, e un talento da cantante già esibito in “Into The Woods”, “Radio America” (in duetto country con Lily Tomlin), “Mamma Mia”. Torna a casa dopo anni di assenza, i figli la accolgono come un revival: “Ma allora davvero son tornati gli anni 80”. E son le uniche parole cortesi.

 

Il sito Indiewire lamenta la scarsità di registe in programma. “Al Festival si parlerà soprattutto di donne”, leggiamo invece sul Corriere della Sera. Le quote rosa sono da qualche anno un tormentone obbligatorio: Thierry Frémaux, direttore a Cannes, quest’anno ha cercato di rimediare con titoli modesti, pur di non sentirselo ripetere una seconda volta. Carlo Chatrian, direttore a Locarno, ha scelto “Trainwreck” di Judd Apatow, difficile da classificare con il bilancino della parità di genere: regista maschio, protagonista Amy Schumer, scorrettissima comica americana. E neanche lui si trattiene. Mentre tutti dibattono sul caso Bill Cosby, con toni tra il serio e il serioso, va di battuta: “Se faccio il conto di tutte le mie fidanzate, sono molto meno delle donne che accusano Cosby di violenza”.

 

[**Video_box_2**]Il resto del programma locarnese è tipico di un festival indeciso tra il rigore e il glamour. Concorso con film sempre punitivi (il direttore viene dai cineclub, e ci tiene). Premi a pioggia, perché un po’ di facce note comunque servono. Si comincia durante la serata inaugurale – il fortunato è Edward Norton. Si prosegue con Marco Bellocchio, Bulle Ogier, Andy Garcia. E Michael Cimino, chierico vagante: ormai gira di festival in festival raccontando come fece fallire la United Artist, con “I cancelli del cielo”.

 

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