Un viaggio nei mondi fantastici (ma molto reali) di Terry Pratchett

Carlo Stagnaro
Forse Morte, che nei suoi romanzi parla sempre in maiuscolo, si è rivolta a Terry Pratchett con le stesse parole che una volta gli ha messo in bocca (Morte è maschio): “NON VEDERLO COME UN MORIRE. PENSA PIUTTOSTO CHE SIA UN PARTIRE PRESTO PER EVITARE LA RESSA”.

Forse Morte, che nei suoi romanzi parla sempre in maiuscolo, si è rivolta a Terry Pratchett con le stesse parole che una volta gli ha messo in bocca (Morte è maschio): “NON VEDERLO COME UN MORIRE. PENSA PIUTTOSTO CHE SIA UN PARTIRE PRESTO PER EVITARE LA RESSA”.

 

Con settanta romanzi tradotti in trentotto lingue, Terry Pratchett è uno degli autori più venduti al mondo (il più venduto in assoluto negli anni Novanta). E’ noto soprattutto per la saga di Mondo Disco, un “pianeta” (in mancanza di parola migliore) piatto, che vaga nello spazio trasportato da quattro elefanti a loro volta appoggiati sul guscio di una gigantesca tartaruga. Un mondo popolato da ladri e furfanti, creature le più strane, maghi sussiegosi e streghe pedanti, e perfino un bibliotecario trasformato in orango da un incidente magico.

 

Insignito dei titoli di ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1998 e di cavaliere nel 2009 per meriti letterari, Sir Terry gioca sempre sul confine tra razionalità e paradosso. Non c’è suo libro – né quelli rivolti ai bambini, né quelli per adulti – che non faccia ridere e pensare: “Qualche volta, la migliore risposta è una domanda più interessante”. Per esempio, assieme al matematico Ian Stewart e al biologo Jack Cohen, ha scritto una serie di divulgazione scientifica (“La scienza di Mondo Disco”, appunto) nella quale, in un laboratorio dell’Università Invisibile pari pari a quello di Enrico Fermi a Chicago, i maghi creano un bizzarro pianeta rotondo, che sfida tutte le leggi della (loro) fisica. “Maghi e scienziati stanno agli estremi opposti – spiega – Di certo, un gruppo di persone che spesso si veste in modo strano, vive nel proprio mondo, parla un linguaggio tecnico e sovente fa affermazioni che appaiono in stridente contrasto col senso comune non ha nulla a che fare con un gruppo di persone che spesso si veste in modo strano, parla un linguaggio tecnico, vive nel proprio… ehm…”. Su Mondo Disco “gli scienziati hanno calcolato che qualcosa di così assurdo ha una probabilità su un milione. Ma i maghi hanno calcolato che le probabilità di uno su un milione si verificano nove volte su dieci”.

 

Il suo romanzo forse più profondo è “Small Gods” (“Tartarughe divine”, nella traduzione italiana), una riflessione su religione e politica. E’ la vicenda del grande e potente dio Om, il quale si ritrova reincarnato in una tartaruga, con un solo fedele e una dittatura teocratica dove Om tutti lo temono (per paura della “Quisizione”) ma nessuno lo prega davvero. Poiché la forza di un dio dipende dal numero dei credenti, Om deve far leva sul suo unico discepolo. Sennonché, egli scopre la filosofia (“un filosofo è uno tanto sveglio da trovarsi un lavoro in cui non bisogna sollevare pesi”): “Nella foresta fluviale del subconscio di Brutha la farfalla del dubbio emerse e batté un’ala sperimentale, del tutto ignara di cosa la teoria del caos abbia da dire in proposito”. Ed ecco le conseguenze: “Umani! Vivevano in un mondo in cui l’erba era sempre verde, il sole sorgeva ogni giorno e i fiori si trasformavano regolarmente in frutti, e cosa li colpiva? Statue piangenti. E il vino fatto con l’acqua! Come se la trasformazione del sole in vino, attraverso le vigne, l’uva, il tempo e gli enzimi non fosse mille volte più incredibile”.

 

Pratchett se n’è andato a 66 anni, trascinato via dalla brutta bestia dell’Alzheimer. Malattia di fronte alla quale ha reagito come farebbe l’improbabile, coraggioso Scuotivento: “C’è così poco tempo, e così tanto universo”. Il tempo terreno di Pratchett è finito giovedì. Ma anche no, il suo tempo continua: “Nessuno è davvero morto finché le onde che ha causato nel mondo non si spengono del tutto”. Che onde, Sir Terry.

 

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