Quel geniaccio di Vinicio

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Un po' Tom Waits, un po' Les negresses vertes, un po' Nick Cave, un po' Bregovic, ma più che altro Vinicio. Capossela è in Piazza del popolo, Faenza.  E' la terza volta che assistiamo ad un suo concerto, ma questa volta è la prima volta di Brian, nostro figlio.
Fin dall'inizio del concerto siamo come proiettati in un mondo parallelo.

    Un po' Tom Waits, un po' Les negresses vertes, un po' Nick Cave, un po' Bregovic, ma più che altro Vinicio. Capossela è in Piazza del popolo, Faenza.  E' la terza volta che assistiamo ad un suo concerto, ma questa volta è la prima volta di Brian, nostro figlio.
    Fin dall'inizio del concerto siamo come proiettati in un mondo parallelo, simile a quello descritto nei suoi film da Tim Burton, un mondo surreale di minotauri, circensi, nani.
    E' l'unico italiano ad avere una batteria di almeno venti
    canzoni-capolavoro. Ma ne fa solo la metà dal vivo, questa volta, e un po' di delusione trapela.
    Dopo una prima parte dedicata all'ultimo album (melenso e poco più che sufficiente) dove Vinicio arranca anche perché i brani sono troppo lenti per un live, e nella quale si distinguono comunque “Il gigante e il mago”, in apertura, “Una giornata perfetta” e “Il paradiso dei calzini”, nella seconda il cantautore entusiasma letteralmente la platea, perché, semplicemente, torna ad essere quello che è, il numero uno.
    Emozioni, luci e colori, casino. Festa. La magia triste del circo si trasforma in casino da baraccone.
    Straordinarie meraviglie musicali ed equilibrismo poetico tutt'insieme,  una dietro l'altra: “La faccia della Terra”, “Signora luna”, “Maraja”, “Che cossè l'amor”,  “Scivola vai via”, “L'Uomo Vivo”, “Ultimo amore”, “Il ballo di San Vito”, “Ovunque proteggi”.
    Come cavolo si fa a lasciar fuori “Brucia troia”, “All'una e trentacinque circa”, “Il corvo torvo”? O “Non trattare” e “L'accolita dei rancorosi” ?
    Frastornati dalla seconda parte e delusi dalla prima torniamo soddisfatti a metà verso casa. Come quando si è di fronte ad un genio: resti paralizzato, stupefatto, ma non sai mai cosa t'aspetta. In questo spento periodo musicale, l'artista abruzzese nato ad Hannover avrebbe fra le corde (vocali e del piano) il miglior concerto del pianeta. Se solo lo volesse. Ma si sa, i geni sono geni mica per niente.