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Il populismo secondo Bernabé viene dalla Silicon Valley

Marianna Rizzini

Il rischio per la democrazia risiede negli dèi del web che hanno in mano un enorme potere 

Come siamo diventati il laboratorio del populismo? Si presenta alla fondazione Besso il libro di Giuliano da Empoli “Gli ingegneri del caos” (ed. Marsilio), presenti, oltre all’autore, il direttore della Stampa Maurizio Molinari e il manager Franco Bernabé (introdotti da Eva Giovannini). Si ragiona attorno all’algoritmo e al potere-strapotere del web e all’effetto dell’evoluzione digitale in politica. E si ragiona anche sull’evoluzione-rivoluzione digitale come elemento dell’ascesa e poi dell’incontro-scontro tra Lega e M5s al governo nella “feroce stagione spartiacque” (così Molinari). E Bernabè che, intervistato da Salvatore Merlo su questo giornale, qualche mese fa, ha detto di avere verso i gialloverdi un atteggiamento “senza pregiudizi”, sempre “senza pregiudizio” ribadisce, citando Pareto e Mosca, che solo dal confronto tra élite si ha la democrazia compiuta e che, più che sobbalzare di fronte al Di Maio aspirante esponente dell’élite, ci si deve chiedere perché la sinistra non abbia intercettato i movimenti di una società sull’orlo dell’esplosione. Più che i Gialli e i Verdi, Bernabé teme “le dieci persone” (i big della Silicon Valley) con “enorme quantità di quattrini” che hanno in mano un enorme potere, “come si è visto nel caso Brexit”. E più che soffermarsi sul paragone tra Salvini e Mussolini (“Mussolini era un intellettuale che veniva dalla sinistra radicale, qui parliamo di altro livello. E non aveva capito l’importanza del nuovo mezzo, la radio”) Bernabè invita a riflettere sull’enormità del potere in mano a quei pochi. La democrazia “non è a rischio perché c’è il signor Salvini folcloristico” e il signor Di Maio aspirante “esponente delle élite”. Ma perché c’è un’élite plutocratica “che ha minato i meccanismi della democrazia”. Ma Gianroberto Casaleggio, che Bernabè ha conosciuto in Telecom, era consapevole della posta in gioco?, gli viene chiesto. “No, credo credo gli sia esplosa la cosa tra le mani. Casaleggio ha trovato in Grillo un megafono, ma non sono Grillo e Casaleggio ad aver prodotto questi fenomeni bensì un disagio sociale importante e gli errori di una sinistra che non ha capito dove stesse andando il mondo” . E insomma il vero “rischio per la democrazia” risiede in questi soggetti (i cosiddetti dèi del web) “non controllati” da un sistema di checks and balances.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.