Foto LaPresse

Il suicidio del "petit juge" e il delitto che da trent'anni tormenta la Francia

Mauro Zanon

L'inchiesta maledetta e la morte del piccolo Grégory

Parigi. Il suo corpo senza vita è stato trovato nella casa dove abitava da alcuni anni, a Le Mans, nel Sarthe, a un mese dalla riapertura del caso giudiziario che lo ha tormentato per tutta la vita. Jean-Michel Lambert, il primo giudice istruttore dell’affaire Gregory Villemin, dal nome del bambino di quattro anni ritrovato morto con le mani e i piedi legati nelle acque del fiume Vologne, nell’est della Francia, il 16 ottobre 1984, si sarebbe suicidato con un sacchetto di plastica, ipotesi che dovrà comunque essere confermata dall’autopsia prevista domani mattina. È il terzo morto di questa macabra e contorta saga giudiziaria e familiare che ossessiona la Francia da trentadue anni, dopo l’assassinio del piccolo Grégory e quello del principale sospetto, lo zio Bernard Laroche, prima incolpato da Lambert, poi liberato e infine ucciso dal padre del bambino, Jean-Marie Villemin.



È un delitto che non ha ancora visto nessuna condanna (soltanto lo stato francese, per due volte, è stato condannato per “totale mancanza di controllo nella conduzione delle indagini” e “colpa grave”) ed è stata invece costellata di innumerevoli coup de théâtre, sullo sfondo di un sistema mediatico avido di sensazionalismi e di un sistema giudiziario terremotato. Il cadavere del giudice 65enne che ha pilotato l’inchiesta “maledetta”, come è stata definita, è stato ritrovato alle 19.11 di martedì dalla vicina di casa, allertata dalla moglie di Lambert, che non aveva più notizie da due giorni. Secondo i primi elementi raccolti dalla stampa francese, accanto al corpo di Lambert sarebbe stata ritrovata una bottiglia di whisky e nel suo ufficio non è stato rilevato alcun segno di effrazione. Stando a quanto riportato dal Parisien, non sono stati lasciati messaggi di spiegazione. La morte brutale del “magistrato più celebre di Francia”, come era stato bollato per la smisurata quantità di articoli e servizi televisivi a lui dedicati, è avvenuta lo stesso giorno in cui la rete all news Bfm.tv ha diffuso in diretta nazionale i contenuti dei diari personali del giudice istruttore Maurice Simon, che nel 1987 aveva sostituito Lambert e cambiato radicalmente l’orientamento dell’inchiesta.

 

“Si resta confusi davanti alle carenze, alle irregolarità, agli errori (...) o al disordine intellettuale del giudice Lambert. Sono in presenza dell’errore giudiziario in tutto il suo orrore”, scrisse il giudice Simon nell’aprile 1988. “Questi diari siamo andati a cercarli e posso garantirvi che sono una bomba atomica”, ha dichiarato martedì mattina Dominique Rizet, consulente di Bfm.tv per le questioni giudiziarie. Poche ore dopo, il “petit juge”, soprannome maligno affibiatogli per la sua giovane età e inesperienza quando fu incaricato dell’istruzione dell’affaire Grégory, si toglierà la vita. Aveva trentadue anni quando fu chiamato a Epinal, nei Vosgi. Era il suo primo incarico. Ed è diventata la sua croce per tutta la vita. “Mi ricordo di un uomo che si è confrontato con un dossier difficile, che non ha saputo gestire, e che è stato sopraffatto dalle vertigini”, ha dichiarato Thierry Moser, avvocato dei genitori di Grégory, Jean-Marie e Christine Villemin, prima di aggiungere: “A prescindere dalle cause di quello che sembra essere un suicidio, non ho alcuna animosità nei suoi confronti. Critico le conclusioni che sono state tratte dalla sua istruzione ma non criticherò mai l’uomo”.

 

Lambert diceva di essere diventato magistrato “per amore della giustizia”. Ma dopo quell’affaire, per il quale fu accusato di fiasco nelle indagini, a causa delle rivelazioni alla stampa di alcuni particolari delle indagini appena iniziate e in seguito dell’incarcerazione improvvida della madre di Grégory, Christine, non si è ma più ripreso. Si era ritirato nell’anonimato dei tribunali di provincia e soprattutto nella scrittura. Nel 1987, dopo essere stato allontanato da Epinal e dai riflettori dell’affaire Grégory, aveva pubblicato la sua autobiografia, “Le Petit Juge”, che affascinerà Marguerite Duras, con la quale Lambert si confronterà nella trasmissione cult dedicata alla letteratura Apostrophes. Negli anni successivi, Lambert si consacrerà alla scrittura di romanzi polizieschi, ma non riuscirà mai veramente a voltare pagina. Lo scorso 17 giugno, intervistato da France 2, ha pronunciato queste parole: “Si è cercato di fare di me il capo espiatorio. Mi assumo le responsabilità di alcuni errori di procedura, ma mi piacerebbe che tutti lo facessero, e non è così”.

Di più su questi argomenti: