Il manifesto elettorale di Ismaele La Vardera

Comunali Palermo, Ismaele La Vardera si difende: "Non sono un bluff"

Redazione Web

Il candidato sindaco smentisce la notizia secondo la quale avrebbe architettato tutto per raccontare la politica in un documentario con la regia delle Iene. Si fa strada l'ipotesi dell'azione penale

“Voglio rassicurare i miei elettori (e anche chi non mi ha votato): la mia candidatura non è stata un bluff. Avrei fatto volentieri il sindaco, ma Orlando, Ferrandelli e Forello mi hanno largamente battuto”. Ismaele La Vardera, candidato sindaco nella città di di Palermo alle elezioni di domenica scorsa, si difende così su Facebook dalle accuse di essersi candidato solo per raccontare i retroscena e le storture delle campagne elettorali, architettando tutto con la regia delle Iene, di cui è inviato. 

  

      

    
Nonostante la bontà della sua candidatura, La Vardera specifica: “Non significa che ho perso la mia natura giornalistica”. “Durante questi mesi ho documentato la mia campagna elettorale e tutto quel che mi è successo. Che male c'è a rendere trasparente la politica? Per farlo meglio mi sono fatto aiutare da persone con le quali ho collaborato e che mi hanno sostenuto in questi mesi: Davide Parenti delle Iene e l'autore televisivo Claudio Canepari”.

   

E ancora: “Subito dopo le elezioni, a risultato ottenuto, ho incontrato tutte le persone coinvolte e ho chiesto loro se fossero disponibili a entrare nel nostro racconto. Praticamente tutte mi hanno rilasciato il loro consenso tranne uno che stava nella mia lista che non l'ha presa affatto bene e m'ha mandato all'ospedale”. Il riferimento è all'attore Francesco Benigno, già da qualche giorno al centro delle polemiche per un'altra storia connessa alle elezioni: il celebre volto di “Mery per sempre” e “Ragazzi fuori” lamentava con toni forti di aver preso soltanto 156 voti quando, a detta sua, dovevano essere molti di più.

   


    

“Molti prima di me hanno documentato la loro elezione”, conclude Ismaele La Vardera, facendo l'esempio diretto di Macron, “ma nessuno ha pensato che la sua candidatura fosse un bluff. Sto facendo male a voler raccontare la meravigliosa esperienza che ho fatto negli ultimi mesi?”.

    

Nel frattempo si fa sempre più concreta l'idea di un'azione penale nei confronti del giovane giornalista: ne stanno discutendo i vertici siciliani della Lega e di Fratelli d'Italia, che lo hanno sostenuto con i loro simboli e assicurano di “non aver nulla da temere dalla pubblicazione di qualsivoglia registrazione”. Le accuse si fonderebbero sulla presunta truffa a danno delle persone che hanno finanziato la sua campagna elettorale, oltre che sull'articolo 294 del codice penale, ossia “Attentati contro i diritti politici del cittadino”.

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