Triste Charlie Hebdo

Redazione

Sghignazza sul terremoto, si autocensura su Maometto. A che serve?

Una volta sono le “lasagne” del terremoto nel centro Italia della scorsa estate. Adesso è la morte nerovestita che non ha abbastanza neve per sommergere i clienti dell’hotel Rigopiano. Molta l’indignazione e ha ragione giusta. Ma Charlie Hebdo è sempre stato così, ha sempre avuto un tratto di penna pesante, perfino sinistro, indigesto. Lo si accettava perché, quando tutti i giornali e vignettisti si sono defilati, imboscati e arresi, loro hanno continuato a difendere la libertà di espressione dalla più grande minaccia, che non è una slavina o una querela, ma l’islam politico che vuole tagliarci la testa e la lingua. Charlie Hebdo non è stato massacrato per le vignette sulla vita sessuale dei politici francesi, non è stato colpito a causa della mera “satira”, ma perché in sette, otto occasioni ha criticato Maometto e i suoi seguaci in armi. Adesso le cose stanno diversamente. Adesso c’è un direttore, “Riss”, che da due anni va in giro dicendo che loro non possono più permettersi di criticare l’islam. Lo ha appena fatto in una intervista al settimanale Nouvel Obs: “Se domani mettiamo in copertina una caricatura di Maometto, chi ci difenderà? Nessuno. Anzi, ci diranno: ‘Siete pazzi, ve la siete cercata’”.

 

Il reporter Laurent Léger dice che avrebbero dovuto smettere subito dopo il numero dei superstiti, quello uscito una settimana dopo l’attacco e venduto in otto milioni di copie. “Riss” lo aveva annunciato già a tre settimane dalla strage: “Basta satira su Maometto”. Per questo alcuni giorni fa si è dimessa, dopo Luz e Pelloux, anche un’altra firma illustre del settimanale satirico, Zineb El Rhazoui, giornalista e intellettuale franco-marocchina che quel giorno si è salvata perché era a Casablanca. Zineb accusa Charlie di seguire ormai la linea editoriale dettata dai fondamentalisti islamici, ovvero non disegnare Maometto: “La libertà a tutti i costi era quel che mi piaceva di Charlie, ma il giornale non ha più la forza di tenere viva la fiamma dell’irriverenza”. Nessuno biasima Charlie di essersi normalizzato, dodici morti non sono poca cosa. Ma il rientro nei ranghi ha un prezzo: la perdita dell’immunità. Charlie che sfida gli islamisti è una cosa, Charlie che fa notizia soltanto sghignazzando sul sisma è triste e inutile.