Amatrice (foto LaPresse)

Quattro scosse di terremoto in un'ora. C'è da preoccuparsi? Non così tanto

Andrea Bonicatti

I sismologi confermano che il livello di pericolosità nella zona non è cambiato

Dopo le quattro scosse di questa mattina che hanno superato il 5° grado della scala Richter nell’intervallo di tempo di un’ora, si è diffusa l’idea che l’attività sismica nel nostro paese stia attraversando un periodo inedito, con eventi mai registrati precedentemente.

 
Alessandro Amato, sismologo dell'Istituto nazionale di geologia e vulcanologia dice al Foglio che il fenomeno sismico di stamattina ha rappresentato una novità per le sue caratteristiche: "A memoria non si erano verificate nella zona, che è caratterizzata da un elevato rischio sismico, quattro terremoti con la magnitudo di quello odierno a una distanza di un'ora. Sia chiaro, fenomeni sismici di questa intensità, o maggiore, si sono verificati già in Italia e all'estero, ma questa è la prima volta che ne vediamo con questo intervallo di tempo. In passato, ad esempio c’è stato il terremoto dell’Irpinia, caratterizzato da tre scosse nell'arco di una ventina di secondi, che provocarono i danni che conosciamo, o quelli di agosto e di ottobre, durante i quali fu liberata più energia rispetto a quello odierno. Ogni terremoto ha caratteristiche uniche, che lo rendono impossibile da prevedere, e quelli di stamattina dovranno essere analizzati a fondo: dovremo studiare i dati raccolti in superficie, confrontarli con le mappe del suolo e del sottosuolo e produrre modelli che replichino le dinamiche della faglia che li ha generati. E' interessante notare che la faglia che può essere stata attiva oggi è vicina a quella del terremoto dell’Aquila, che risale a sette anni fa. Solo uno studio approfondito dei dati ricavati può darci più informazioni utili a comprendere l’evoluzione geologica del nostro territorio. Non bisogna però farsi allarmare quando si sente dire che si è trattato di un fenomeno nuovo: è una constatazione scientifica, che non implica un maggiore o minore rischio per la zona. L’Appennino centrale è da sempre a rischio sismico, e quindi vanno prese le massime precauzioni possibili. Se si hanno dubbi sulla solidità degli edifici, specie se pubblici, è opportuno far eseguire controlli accurati, ma non bisogna farsi prendere dal panico”.

Andrea Billi, ricercatore dell’Igag-Cnr, ha detto al Foglio di voler attendere l'elaborazione dei dati dei fenomeni sismici che hanno interessato il centro Italia nella mattina di oggi, ma ha escluso che si tratti di eventi sorprendenti. "E' risaputo che la zona dell'Appennino centrale sia altamente sismica. Eventi simili a quelli di stamattina sono conosciuti sin dal medioevo, epoca dalla quale non abbiamo misurazioni scientifiche, ma descrizioni degli effetti sul suolo. Una ricerca svolta anni fa da alcuni colleghi aveva stimato che in zona possono verificarsi sismi di magnitudo fino a 6,5 o 6,6, se ricordo correttamente. Per quanto sia impossibile prevedere l'insorgere di nuovi fenomeni, è ragionevole aspettarsi che la zona sarà interessata da uno sciame di repliche sismiche. L'unica soluzione a questo problema è assicurare che tutte le costruzioni in zona siano realizzate con i più stringenti criteri anti-sismici".

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