Foto Ansa

a Nardò

C'è qualcosa di inquietante nella reazione alla fake news della morte di Tatiana Tramacere

Giovanni Battistuzzi

La donna era sparita da Nardò lunedì 24 novembre. Giovedì 4 dicembre si è fatta ritrovare. Nel frattempo però era stata diffusa la notizia del ritrovamento del suo cadavere

Tatiana Tramacere era sparita da Nardò lunedì 24 novembre. È riapparsa, sempre nel paese in provincia di Lecce nella notte del 4 dicembre. Viva. Per undici giorni nessuno sapeva dov'era, se stesse bene, se fosse viva, come se si fosse smaterializzata. Nessuno a eccezione dell'amico Dragos Gheormescu, l'uomo che le aveva concesso l'utilizzo dello stanzino accanto alla mansarda di sua proprietà.

In quegli undici giorni a cercare la donna erano stati familiari e carabinieri. Della sua scomparsa si era occupata anche la trasmissione "Chi l'ha visto?", il programma ormai sacro per tutti gli impiccioni e i wannabe detective italiani. Nonostante tutto questo la donna sembrava sparita nel nulla. Gli inquirenti avevano indagato qua e là, si erano concentrati su Dragos Gheormescu, sul suo passato, sulle chat del suo telefonino. Era pur sempre l'ultima persona che l'aveva vista in vita. Poteva essere lui ad averla rapita o peggio uccisa o spinta al suicidio? C'era chi aveva data per buona l'ipotesi. Chi addirittura ha diffuso la notizia che fosse stato ritrovato il cadavere di Tatiana Tramacere in un campo, uno di quei campi che nei giorni scorsi erano stati già perlustrati in lungo e in largo dagli inquirenti.

La notizia è girata, sotto casa di Dragos Gheormescu si sono dati appuntamento in tanti. Qualche curioso, soprattutto persone in cerca di giustizia privata. "Il rischio di un linciaggio, o meglio di un tentativo di linciaggio non era poi così campata in aria", dice al Foglio un carabiniere di Nardò. "Non credo fossero tutti amici o conoscenti di Tatiana, la paura del mostro unisce più di ogni altra cosa", aggiunge. 

Non era quello il cadavere di Tatiana Tramacere. Non c'era nessun cadavere. Tatiana Tramacere era altrove, in quello stanzino accanto alla mansarda di Dragos Gheormescu. L'uomo ha detto che era stata la donna a chiedergli di lasciarla lì, di non dire niente a nessuno: "È stata lei a organizzare tutto e a chiedermi di aiutarla perché diceva che ero l'unico di cui si fidava. Mi ha detto che era giù di morale e voleva isolarsi dal mondo per un po', ancora qualche giorno e poi sarebbe tornata a casa", avrebbe detto ai carabinieri. La donna avrebbe, sempre ai carabinieri, confermato la versione dell'uomo. Su di lei i medici dell'ospedale dove è stata portata ieri per i controlli di routine non hanno trovato alcun segno di costrizione. I carabinieri continuano a indagare, ma sembrano propensi a credere ai due: allontanamento volontario.

Il ruolo svolto da Dragos Gheormescu sarà oggetto di approfondimenti. Una persona capace di non tradire l'amica che voleva sparire per qualche giorno per trovare un senso a ciò che le stava capitando oppure un malintenzionato? Si vedrà. Dovesse essere confermata la versione dei due, sarebbe il primo caso. Quel che è certo è che non è un assassino. Eppure è bastata una voce di qualcuno e poi di molti per farlo passare per tale, per far divampare in paese una voglia irrefrenabile di giustizia sommaria. Non una novità, è già capitato in passato, capita sempre più spesso negli ultimi anni, chissà se per mancanza di fiducia nella giustizia o per semplice voglia di vendetta contro qualcuno anche se quel qualcuno non lo si conosce oppure per una percezione del pericolo ben maggiore di quello che dicono i dati.

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