Rilasciati Mogherini, Sannino e Zegretti, coinvolti nel presunto scandalo sui fondi per i giovani diplomatici Ue
Rilasciati perché “non ritenuti a rischio di fuga”, Federica Mogherini, Stefano Sannino e Cesare Zegretti restano al centro dell’inchiesta della procura europea sulla gestione dell’appalto per la European Diplomatic Academy. L’impianto accusatorio rimane in piedi
Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre, Federica Mogherini, Stefano Sannino e Cesare Zegretti sono stati rilasciati, perché "non ritenuti a rischio di fuga", dopo essere stati interrogati dalla polizia federale delle Fiandre occidentali su mandato della procura europea, la European Public Prosecutor's Office (Eppo). I tre sono al centro di un'indagine per frode negli appalti e corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale. Il rilascio non significa archiviazione: l’inchiesta rimane attiva e l’impianto accusatorio resta in piedi. La procura europea ricorda che, come da prassi, Mogherini, Sannino e Zegretti restano “presunti innocenti fino a prova contraria”.
La vicenda è esplosa la mattina del 2 dicembre, quando la polizia federale belga, su richiesta dell’Eppo, ha eseguito una serie di perquisizioni simultanee presso la sede del European External Action Service (Eeas) a Bruxelles, gli uffici del College of Europe a Bruges, e in alcune abitazioni private. Nell’operazione sono stati fermati Mogherini, rettrice del College of Europe ed ex Alto Rappresentante dell’UE per la politica estera, Sannino, ex segretario generale del Eeas e oggi alto dirigente della Commissione europea e Zegretti, funzionario del College.
L'indagine e le accuse
Al centro dell’indagine c’è il progetto di formazione per giovani diplomatici, la European Diplomatic Academy (Eda), un programma di nove mesi pensato per formare futuri diplomatici dell’Unione. Tra il 2021 e il 2022, l’Eeas aveva assegnato l’appalto per gestire tale programma proprio al College of Europe. Secondo l’ipotesi della procura, però, qualcosa sarebbe andato storto. Sarebbe infatti emerso che il College e alcuni suoi rappresentanti avrebbero avuto accesso anticipato a informazioni riservate sui criteri di selezione, prima della pubblicazione ufficiale del bando. In base a queste informazioni, il College, si sospetta, avrebbe potuto prepararsi in anticipo, garantendosi un vantaggio sleale rispetto ad altri eventuali candidati: una violazione del principio di concorrenza leale e trasparenza previsto per gli appalti pubblici dell’Ue. Ulteriori elementi su cui si indaga sono l’acquisto da parte del College di Europe di un immobile a Bruges, per circa 3,2 milioni di euro, poco prima della gara: un’operazione che secondo gli inquirenti potrebbe indicare che la scuola fosse già sicura di ottenere l’appalto. Secondo la procura europea, le irregolarità riguardano non solo la procedura di gara, ma l’uso effettivo dei fondi pubblici e la trasparenza del processo decisionale.
I prossimi passi
La procura europea e le autorità belghe analizzeranno documenti, atti di gara e l’intero processo di selezione per stabilire se le irregolarità siano reali. Se le accuse verranno confermate, si aprirà un processo: in quel caso, potrebbero essere richiesti risarcimenti, potrebbe essere annullato l’appalto e riformate le procedure di affidamento. Anche sul piano politico e istituzionale si apre un dibattito sul ruolo del College of Europe, sulla governance dell’Eeas e su come rafforzare i controlli interni all’Ue per prevenire conflitti di interesse e garantire trasparenza.