il caso

Scontro tra Ranucci e il Garante dopo la multa per l'audio di Sangiuliano a Report

Redazione

"Sembra agire come un'emanazione del governo", dice il giornalista. "Parole gravissime", risponde l'autorità. La Rai dovrà pagare 150 mila euro per la telefonata tra il ministro e sua moglie mandata in onda mentre esplodeva il caso Boccia

Una multa di 150 mila euro per avere trasmesso una conversazione privata tra l’allora ministro Gennaro Sangiuliano e sua moglie, la giornalista Federica Corsini. È quanto dovrà pagare la Rai per aver trasmesso l’audio nel corso della trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci, il giornalista a cui pochi giorni fa è esplosa una bomba sotto casa.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Ranucci ha definito la sanzione da 150 mila euro "assurda" e ha parlato di "un tentativo di armare il Garante per punire Report", denunciando pressioni politiche e una presunta mancanza di indipendenza dell’autorità: "Chiedo che il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della privacy italiano, perché sembra agire come un'emanazione del governo", ha detto il giornalista in una conferenza stampa al Parlamento europeo di Strasburgo. Il Garante ha replicato con fermezza, giudicando "gravissime" le parole di Ranucci e ribadendo con una nota "l’assoluta indipendenza e trasparenza del proprio operato". Anche il sindacato dei giornalisti Rai ha espresso preoccupazione per il clima che si è creato attorno al programma.

Il nodo resta la definizione di un confine tra libertà di stampa e tutela dei dati personali. Nell’audio al centro del procedimento, diffuso da Report durante un’inchiesta andata in onda l’8 dicembre 2024, mentre esplodeva il caso per la presunta relazione tra il ministro e Mariarosaria Boccia, Sangiuliano e Corsini discutevano di dinamiche personali e lavorative che, secondo Report, potevano far emergere fatti di interesse pubblico. Il Garante ha ritenuto invece che la diffusione di quella conversazione travalicasse il diritto di cronaca perché si tratta di una registrazione ottenuta e trasmessa senza adeguate garanzie per la privacy dei soggetti coinvolti. In particolare, secondo il Garante, la trasmissione dell’audio ha comportato la violazione di alcune disposizioni del codice della privacy, del regolamento Gpdr e delle regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica. Il procedimento era stato avviato a dicembre 2024 e si è concluso dopo un contraddittorio completo.

 

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