il racconto e le foto

Cosa è successo alla stazione centrale di Milano presa d'assalto dai pro Pal

Una porta divelta, una vetrata distrutta e l'ingresso dell'edificio allagato. Sono 60 gli agenti feriti nella guerriglia che si è scatenata dopo il corteo dello sciopero per Gaza. Una battaglia durata circa due ore. Sala: "Il vandalismo non trova giustificazione"

Giovanni Seu

Per i più anziani è stato come rivivere certe giornate degli anni settanta quando i cortei si concludevano con i disordini e le cariche della polizia, per i più giovani l’occasione di scoprire che le manifestazioni politiche sono sempre a rischio violenza, per i passeggeri momenti di paura e qualcuno ha pure perso una delle corse non cancellate dallo sciopero generale. L’epilogo della manifestazione per chiedere “lo stop al genocidio che si sta consumando a Gaza” e al governo “di non voltarsi dall'altra parte, ma di prendere una posizione forte contro Israele” si è consumato all’ora di pranzo nella Stazione Centrale di Milano, per l’occasione presidiata dalle forze dell’ordine e anche dai militari in assetto antisommossa. Ma non è bastato per contenere alcune centinaia di pro Pal che hanno fatto irruzione nella galleria e sono stati bloccati solo agli ingressi per accedere ai treni. È probabile che il loro intento fosse di bloccare l’attività ferroviaria e magari devastare qualche negozio che si trova sui tre piani della stazione. 

 

E dire che la giornata era iniziata nel migliore dei modi per gli organizzatori. Nonostante la pioggia torrenziale diverse migliaia di persone si sono ritrovate in piazza Cadorna e altrettanti studenti in piazza Cairoli: dopo essersi fusi in un unico corteo hanno attraversato le vie del centro per raggiungere piazza Duca D’Aosta, di fronte alla stazione, meta finale della manifestazione. Qualche avvisaglia che le cose potessero degenerare si era avuta con le grida “assassini” scandite di fronte al consolato americano e con la bandiera a stelle strisce bruciata, bazzecole in confronto all’assalto condotto in Centrale che ha ricordato le devastazioni compiute dai black block nel centro di Milano l’1 maggio del 2015, il giorno dell’inaugurazione di Expo. Stavolta, per fortuna, i danni sono stati più limitati, con una porta divelta, una vetrata distrutta e l’ingresso della stazione allagato. Sono stati utilizzati idranti, cartelli stradali e persino transenne come corpi contundenti per tentare di crearsi un varco e arrivare ai binari, la polizia ha risposto con manganelli e lacrimogeni. Una piccola guerriglia urbana a pochi metri del Pirellone di Giò Ponti che ha paralizzato l’attività dello scalo già messa a dura prova dallo sciopero: passeggeri e turisti sono scappati nei due lati mentre i dipendenti degli store al piano terra si sono rifugiati all’interno, dove sono stati raggiunti dai gas lanciati in gran quantità dalle forze dell’ordine. Momenti di grande tensione, come hanno confessato alcuni commessi, perché l’assalto è stato violento, con ogni probabilità pianificato: gli aggressori avevano il volto coperto e indossavano felpe nere in modo da rendersi irriconoscibili alle telecamere. Anche le modalità dell’incursione, con centinaia di persone che si muoveva coordinate, rendono più forte il sospetto. 

La battaglia è durata circa due ore, verso le 15 la situazione era sotto controllo e si iniziavano a contare i danni: oltre alle porte di vetro distrutte ci sono i dehors devastati, le scritte sui muri, 60 agenti feriti e decine di persone a cui è stato prestato soccorso. La Centrale è tutt’ora presidiata dalla polizia che ha bloccato alcuni accessi ma si avvia a ritornare alla normalità. Sul piano politico le polemiche sono partite quando ancora non erano dissolti i fumi dei lacrimogeni. Alla prevedibile condanna del governatore Attilio Fontana ("La guerriglia e la violenza non sono gli strumenti migliori per cercare di far sentire le proprie idee e, se del caso, cercare di convincere altri ad avere quelle stesse idee. La violenza non può essere una forma di comunicazione"), ha fatto seguito la presa di posizione del sindaco Giuseppe Sala: “Il vandalismo di oggi, causato da frange violente, non trova giustificazione e certamente non aiuta la causa di Gaza”. Diversa la lettura di Pierfrancesco Majorino che ha parlato di un corteo “assolutamente pacifico” poi rovinato da “atti di stupido teppismo, che ha riguardato alcune centinaia di persone”. Secondo il leader della sinistra Pd quanto accaduto “non è in alcun modo giustificabile e, peraltro, servirà al governo italiano solamente ad alzare la tensione". 

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