
(foto LaPresse)
Il colloquio
Calimani (Comunità ebraica Venezia): “In città un clima da anni Trenta”
Il critico letterario, presidente della comunità ebraica lagunare, parla dopo il caso dei turisti aggrediti al grido di "Free free Palestine": "Abbiamo preso una brutta china. Dalla critica al governo di Israele siamo passati all'odio per gli ebrei in tutto il mondo. Alcune forze politiche sostengono questa deriva: per chi ha una storia di sinistra è un dolore immane"
Qualche giorno fa stavo parlando con un magistrato. Mi ha chiesto: ma perché non prendi posizione su quello che sta facendo il governo di Israele? Gli ho risposto: ma io sono un cittadino italiano, non ho alcun diritto di voto in Israele, solo affetti, gente a cui voglio bene. Lo capite allora che siamo passati dalla critica legittima al governo di Israele a mettere in discussione un intero stato, fino all’odio verso gli ebrei per il solo fatto di essere ebrei?”. Lo dice spandendo parole e toni di grande rammarico, al limite della rassegnazione, Dario Calimani, presidente della comunità ebraica di Venezia. Alla fine della scorsa settimana una coppia di turisti, lui americano lei israeliana, è stata aggredita da una decina di uomini con origini nordafricane in Strada Nova, nel centro lagunare, al grido di “Free free Palestine”. E solo perché riconoscibili con dei simboli ebraici. “Questi episodi, purtroppo, non ci sorprendono per niente. Anche se ci preoccupano tantissimo. L’antisemitismo nel nostro paese evidentemente non aspettava che un pretesto per poter riesplodere”, confessa al Foglio Calimani, critico letterario che ha nel suo curriculum universitario cattedre in università prestigiose come la Ca’ Foscari, l’University College di Dublino e l’Università di Trieste. “Forse noi delle comunità ebraiche siamo gli unici che si stanno rendendo conto della china che si sta prendendo: qualcosa che somiglia sempre più agli anni Trenta dello scorso secolo”.
Il caso di Venezia non è un episodio isolato in città, peraltro. “Un paio di settimane fa, in occasione della Mostra internazionale del Cinema, c’è stata una manifestazione pro Palestina. Ho letto certi cartelli: ‘Contro la tirannia ebraica’. Siamo passati dalla critica legittima nei confronti della reazione spropositata di Israele, qualcosa che io per primo ho voluto esprimere, a qualcosa di molto più grave. Come se tutti gli ebrei del mondo siano responsabili di quello che succede a Gaza. Certo, i media non hanno favorito la comprensione. Perché se si continuano ad aprire tg e giornali su Gaza ignorando tutto il resto del mondo, un problema c’è”. Ma nella sua analisi Calimani si spinge anche a considerare il tipo di sponda che certe derive hanno ottenuto da parte delle forze politiche, soprattutto quelle appartenenti al cosiddetto campo largo, Avs e M5s in primis. “A me fa paura che sul piano politico ci siano forze che giustificano queste prese di posizione, le fanno proprie. L’ultimo 25 aprile la sinistra ha preferito non prendere parte alle celebrazioni al Ghetto di Venezia per la festa della Liberazione. Sono andati altrove, muovendosi dietro alle bandiere della Palestina. Vuol dire non avere il senso della storia. E per chi viene dalla sinistra assistere a scene del genere il dolore è immane”.
Anche l’esempio con cui abbiamo aperto questo colloquio, secondo Calimani non è casuale. “Assistiamo sempre più a cosiddetti intellettuali che non si chiedono più se quello che leggono da Gaza è in qualche modo influenzato dalla propaganda di Hamas. E è una deriva che oramai è entrata in pianta stabile nelle nostre istituzioni, come nel caso della scuola”. In che modo? “Ho letto un documento scritto da alcuni docenti delle scuole superiori in cui si vorrebbe sensibilizzare il dramma di Gaza, chiedendo un minuto di silenzio all’inizio delle lezioni. Ebbene, in quello stesso documento non si fa minimamente riferimento al 7 ottobre, così come non si cita Hamas in qualità di organizzazione terroristica. Ecco, che questa cosa venga veicolata da chi dovrebbe insegnare il pensiero critico credo faccia spavento”, conclude allora Calimani. “Si continuano a fare paragoni impropri tra Gaza e la Shoah, e si accusano gli ebrei di star facendo ai palestinesi quello che hanno subito. Ma a qualcuno è venuto in mente di chiedersi cosa è stato per gli ebrei il 7 ottobre? Perché un pogrom del genere in molti ha fatto tornare in mente immagini che consideravamo chiuse nel passato. E che invece oggi sono sempre più attual