
Foto Ansa
editoriali
La Palestina immaginaria di Torino, che "rompe" con Israele
Con 23 voti favorevoli, il Consiglio comunale sospende ogni nuova collaborazione con il governo israeliano. Una scelta simbolica che rivela l’ossessione ideologica di certa sinistra: romanticizzare la Palestina, ignorando le sue ombre e tradendo i valori di libertà e diritti
Con 23 voti a favore e due astensioni, il Consiglio comunale di Torino ha approvato una mozione che riprende un’iniziativa presentata a livello nazionale da Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Movimento 5 Stelle. Il testo, intitolato “Per il popolo palestinese e lo stato di Palestina: cessi ogni supporto al governo di Israele fino al ripristino della pace e della giustizia”, è stato adattato dalla città di Primo Levi. La mozione impegna l’amministrazione a sospendere l’avvio di nuove collaborazioni o relazioni istituzionali con il governo israeliano. Strana città davvero, Torino, democratica, antifascista e progressista. Oggi, per gran parte della sinistra occidentale sembra esistere una sola battaglia che meriti visibilità: la Palestina. Ma non la Palestina reale, quella di Hamas che fa strame del popolo di Gaza (e per come vorrebbero vederla certi torinesi, anche della Cisgiordania) come realtà storica, sociale o geopolitica, ma come simbolo assoluto. Gridano “Free Palestine”, ma mettono a tacere le donne che denunciano la sharia, gli omosessuali che fuggono, i dissidenti, comuni o illustri. Per loro, nei cortei come nelle mozioni comunali, non c’è mai posto. Gaza e la Palestina è diventata la bandiera illusoria di un potere feroce che reprime al proprio interno e sventola la causa della libertà all’esterno. E più di un utile idiota, di cui Torino è piena, abbocca all’amo. Un’ossessione ha finito per colonizzare l’immaginario di certa sinistra occidentale, ossessionata dai rapporti di forza fra l’occidente e il resto del mondo, discolpando tutto a quest’ultimo, anche quando da ottant’anni vuole buttare a mare gli ebrei. E non importa se si dicono progressisti ma evitano di pensare e di dire che dietro la loro idea di “Palestina” ci sono regimi, come l’Iran, che finanziano la repressione e la sottomissione. La coerenza ha smesso di contare. Conta soltanto l’emozione. Tutto il resto è solo vanità.

UN CONSIGLIO DI LETTURA DI UN NOSTRO PARTNER: Medihospes