Scorcio di Cervina - Screen da Google Maps

il caso

Il surreale pasticcio di Cervinia: ora nessuno si prende la responsabilità del nome cancellato

Nicolò Zambelli

L'ex sindaco dice che è un errore e anche quella attuale ha votato a favore. Nessuno, a quanto pare, ha pensato alle conseguenze. Ora si cerca di rimediare al guaio e ripristinare il nome della località sciistica. "La popolazione l’ha presa malissimo", dice il vicesindaco

"La storia non si può cancellare: il rischio è di fare confusione e basta". Tanta confusione c’è stata nella giornata di oggi in quel di Breuil-Cervinia, e poco c’entra la storia: nell’approvare una delibera per la denominazione ufficiale dei villaggi, delle frazioni e delle altre località del comune di Valtournenche, il consiglio comunale per poco non cancellava la famosissima e popolarissima località sciistica dalle nostre mappe. Il pasticcio è la conseguenza di un voto che voleva riportare nella toponomastica ufficiale della frazione il nome originario della città, cioè soltanto Breuil. Nel 1935 infatti, durante il regime fascista, il governo di Benito Mussolini, nella sua opera di italianizzazione generale, ha aggiunto il suffisso "Cervinia" al nome della frazione valdostana per evitare, forse, che il retrogusto francofono risuonasse troppo. Da allora, e per i seguenti 88 anni, la località è diventata una meta, un’icona, una destinazione internazionalmente conosciuta per essere uno dei migliori centri sciistici delle Alpi

"La notizia ci è piombata sul tavolo come una bomba", dice al Foglio il vicesindaco di Valtournenche Massimo Chatrian. "Tutto è partito nel 2011 da una ricerca dei toponimi della regione Valle d’Aosta: è venuto fuori che il vero nome della frazione non contenesse 'Cervinia'. Si è pensato quindi di cancellarlo. Uno sbaglio enorme. Così la passata amministrazione, vuoi per un errore o vuoi per una svista, l’ha approvata". E anche l’attuale sindaca Elisa Cicco votò a favore della legge nel Consiglio che l’ha approvata il 28 aprile scorso, come riporta AostaSera. Il pasticcio burocratico però si è realizzato quando si è capito che il decreto avrebbe avuto effetto anche sul nome del paese: cioè che si sarebbe dovuto cambiare nelle strade, nelle mappe, nelle carte di identità.

Oggi il rischio è che si verifichi "un grave danno economico", secondo il vicesindaco Chatrian. Cervinia è infatti considerato come un brand: "La nostra linea è chiara: non si possono cambiare i toponimi solo ed esclusivamente per una questione ideologica. Siamo anche noi per l’autonomia, ma la località va riconosciuta e va valorizzata esclusivamente per il nome che ha sempre avuto. Cervinia è conosciuta da tutti in giro per il mondo. Qualcuno si è aggrappato a delle ideologie politiche che nel 2023 non hanno più ragione di esistere", dice, riferendosi all'idea di voler cancellare dal nome della località il riferimento al Ventennio. 

Il precedente sindaco, Jean-Antoine Maquignaz, oggi in un’intervista a Skytg24 si è difeso spiegando che quanto successo è effettivamente un errore: "Nessuno nel nostro paese ha mai voluto cambiare il nome di Cervinia, tutti sanno che si viene a sciare qui", ha detto. Ma tant'è: questo è l'effetto della delibera che la sua amministrazione ha scritto e approvato. 

"Il sindaco e la giunta, di forze autonomiste e legate in particolar modo al territorio, non si sono accorti o non hanno preso in considerazione le conseguenze che quella delibera potrebbe portare con sé", spiega Chatrian. Sì, perché oltre alla questione legata alla storia, nel concreto, Cervinia resta una meta che ogni anno accoglie migliaia di turisti da tutto il mondo e che fa guadagnare al territorio moltissime risorse. Ed è per questo quindi che anche la ministra del Turismo Daniela Santanché, con un video sui social, si è chiesta: "Ma sono matti? Cervinia è una 'destination', un brand. Ripensateci!". Proprio alla ministra, Chatrian chiede che venga fatto "tutto il possibile" per far sì che la località non perda il nome per il quale è internazionalmente conosciuta.

 

 

Passi avanti comunque nella giornata di oggi sono stati fatti: dopo un incontro tra comune e regione sono state avviate le pratiche che condurranno a riportare la situazione toponomastica a come era prima della delibera.

"La popolazione l’ha presa malissimo", dice Chatrian. Ed è così. Gli esercenti, contattati dal Foglio, non si spiegano la scelta. "Una decisione che può portare a confusione e che sinceramente non capisco", ci dice un barista. "Il passato non si può cancellare, se il paese si chiama così adesso, e da più di ottant’anni, il nome va lasciato così", ci dice invece un ristoratore. "Quello che è successo è stato un guaio burocratico. Ma i commenti sull’accaduto li lascio a voi" è invece l’opinione dell’ufficio del turismo.

Con l’avvio delle pratiche per ripristinare la toponomastica, gli uffici comunali ora non dovranno stampare 700 nuove carte di identità – tanti sono i residenti – e non saranno necessari nuovi cartelli segnaletici. Soprattutto, a Cervinia resterà traccia della storia con cui è meglio convivere che cancellare.

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