Un'immagine dell'ultima Barcolana, a cui Milos Radonjic non ha partecipato perché era già stato arrestato (foto LaPresse)

gialli e cocaina (senza rum)

Per Simenon, un velista che trasporta cocaina per gli oceani era una storia banale. Ora è cronaca

Giovanni Battistuzzi

Nei giorni precedenti alla Barcolana, uno skipper è stato arrestato per traffico internazione di droga. Nel 1948 lo scrittore belga considerò "fiacca" una trama del genere da affidare alle inchieste dell'ispettore Maigret

Fu George Jacob Jung, il criminale interpretato da Johnny Depp nel film Blow di Ted Demme (2001), che disse, con buona capacità di sintesi, che “il problema principale delle cocaina non è venderla, si vende da sola, ma farla arrivare”.

Le vie per far arrivare la cocaina in un paese sono tante, molte prevedono un trasporto via mare. Era arrivato a questa conclusione, ben prima che la polizia di tutto il mondo ne fosse certa, anche Georges Simenon. Lo scrittore belga, in una delle sue tante lettere all'amico André Gide, premio Nobel per la letteratura nel 1947, illustrò una sua idea per un libro con protagonista l'ispettore Jules Maigret: “Potrebbe Maigret investigare su di un regatante, un campione del suo sport, che importa durante le regate in Francia, ingenti quantitativi di droga e di un omicidio avvenuto nel porto d'arrivo”, scrisse. Poche righe più tardi, dopo una divagazione sulla fatica dello scrivere che aveva iniziato a manifestarsi, era la fine del 1948, il momento più duro e meno prolifico (per quanto di ottima resa narrativa) della sua carriera, Simenon aggiunse: “Ieri mi appuntai l'idea e la considerai d'interesse, mi rendo conto solo ora, a distanza di ore, che era un'idea fiacca, di nessun valore. Era quella un'idea già superata a lungo dalla realtà, banale oserei dire, perché così va il mondo ormai”.

Forse banale lo era, storie del genere erano già state pubblicate, avrebbero poi costituito un filone narrativo che ancora regge ai nostri giorni.

Forse a tal punto banale da essere ancora oggi attuale.

È accaduto che poco prima dell'ultima Barcolana, una delle regate più conosciute al mondo, quella che ogni anno richiama a Trieste centinaia di imbarcazioni e migliaia di persone, uno skipper venisse arrestato. L'accusa: traffico internazionale di droga e riciclaggio.

A finire in manette è stato un velista montenegrino, Milos Radonjic. Secondo l'accusa del distretto est di New York, che aveva emesso un mandato di cattura internazionale, lo skipper in questi anni avrebbe trasportato sulla sua imbarcazione (e in altre, tra cui una nave container maltese) migliaia di chilogrammi di cocaina dal Sud America fino all’Europa.

Milos Radonjic si è professato innocente, sostiene che si tratti di un caso di omonimia, che lui è uno sportivo e di livello internazionale e che certe cose non le fa e non le ha mai fatte.

Sono mica sempre lindi e senza colpe gli sportivi, è così da sempre, di magagne ne hanno combinate e parecchie. Che sia il caso dello skipper montenegrino ci vorrà del tempo per capirlo. Fatto sta però che forse Georges Simenon si sbagliò quella volta: un romanzo sull'ispettore Maigret che indagava su un regatante che trasportava sostanze proibite nella sua imbarcazione ci poteva anche stare e “un'idea fiacca, di nessun valore” non lo era davvero. Dispiace che André Gide non abbia insistito. I due nelle lettere successive si dimenticarono della trama e divagarono sulle biciclette e il ciclismo, passione di entrambi. Forse preferivano discutere di biciclette perché di mari ne avevano solcati molti entrambi e si sa che certe discussioni tra due lupi di mare non si fanno.

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