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L'analisi

È ora di un'agenzia Meteo Italia, contro gli speculatori

Franco Prodi

La previsione meteorologica ha enorme rilevanza nelle attività produttive nei trasporti terrestri, navali ed aerei, nel turismo, in agricoltura. Buone ragioni per ribellarsi a un sistema di previsioni fatto per non farci capire nulla

Mentre scrivo (sono le 14.30) le precipitazioni sull’Emilia-Romagna si stanno per fortuna esaurendo. Il bilancio dei danni è noto: il numero delle vittime è alto, almeno nove. Città come Forlì e Cesena allagate: molti sono i corsi d’acqua che hanno esondato. La meteorologia dell’evento è del tutto chiara: impossibile parlare in questo caso di evento eccezionale o di bomba d’acqua. Tant’è vero che le previsioni sono state fornite in tempo e le allerte rosse correttamente diramate. Una bassa pressione su basso Lazio e Abruzzo ha generato per giorni una circolazione ciclonica antioraria.

Questa circolazione ciclonica su Marche ed Emilia-Romagna, venendo da est nord-est, ha trovato nel suo corso gli Appennini, con innalzamento della massa d’aria e conseguente intensificazione orografica delle precipitazioni, sia diffuse che convettive. Chi è del mestiere sa che la gravità di un evento aumenta al permanere della situazione sullo stesso territorio. E’ come una macchina che scarica pioggia generata da una struttura organizzata in modo stazionario e con continuità. Una vicenda che si è potuto seguire sia attraverso le previsioni numeriche (ottime quelle nel sito Moloch Isac, che sono state sviluppate da un gruppo validissimo, quando io ero direttore dell’Isac-Cnr) che dalle sequenze di echi radar della Rete Radar Nazionale. Quest’ultima è purtroppo meno consultata dal grande pubblico ma è importantissima perché non mostra previsioni ma ciò che sta succedendo realmente in atmosfera, prima che la precipitazione raggiunga il suolo, e ci fa vedere come tutto il sistema precipitante evolve nel tempo. 


A caldo, appena terminato un evento così severo per tanti versi tragico, è sia difficile sia sgradevole per me fare critiche alla gestione del rischio meteorologico. Nella Protezione civile e nei servizi regionali operano meteorologi validissimi alcuni dei quali miei ex studenti (ho fondato la prima e unica laurea in Meteorologia e Ambiente all’Università di Ferrara, chiusa appena ho lasciato per limiti di età) ma tradirei me stesso e soprattutto non farei il bene del paese se non facessi alcune considerazioni importanti. Sugli anelli cruciali della catena del rischio meteorologico e della sua gestione, per esempio. Dalla previsione meteorologica, accertata la situazione di rischio potenziale, si passa al nowcasting, che deve basarsi su osservazioni, soprattutto da radar meteorologico, ma anche da satelliti che deve produrre ogni venti minuti un dato della distribuzione areale della intensità di precipitazione. Questo dato deve essere inserito in modelli idrologici di bacino, e questi a loro volta, dopo inserimento di dati specifici (umidità del terreno, tempi di corrivazione, storia delle precipitazioni precedenti) deve produrre la previsione dei livelli del corso d’acqua ed eventualmente le tratte di possibile esondazione. Da questi dati devono derivare gli input di intervento di protezione civile, in base alle condizioni attuali: giorno della settimana, comunicazioni terrestri per salvare le persone e proteggere i beni. La mia critica alla gestione del rischio in questa e nelle precedenti alluvioni parte dal nowcasting in poi. Non si è mai vista in atto una radarmeteorologia che vada otre la osservazione della riflettività per una stima della precipitazione quando è ancora in aria: la Qpe, Quantitative Precipitation Estimate. I modelli di bacino devono essere già pronti tenendo presente il principio di pericolosità: quanto più piccolo è il bacino tanto più importante diviene la meteorologia e alto il pericolo di alluvioni improvvise (flash floods).

Tutte le nazioni avanzate nella meteorologia hanno chiuso i servizi regionali per potenziare un sevizio centrale avanzato. Penso all’Inghilterra e al suo prestigioso Met Office. C’è ampio margine per rivolgere le alte professionalità dei servizi esistenti verso il pubblico. La previsione meteorologica ha enorme rilevanza nelle attività produttive nei trasporti terrestri, navali ed aerei, nel turismo, in agricoltura. Nessuno pensa a licenziare, figurarsi; c’è un’enorme esigenza per questa professionalità. Ma stiamo rimanendo estranei agli enormi progressi della radarmeteorologia multiparametrica. L’agenzia Meteo Italia, purtroppo, è una missione impossibile. Non succederà mai che i servizi regionali facciano harakiri, ed è quanto si chiede loro di fare, senza un vero disegno per il futuro. Le storie delle “bombe d’acqua” devono finire almeno quelle, assieme alla bufala del “cambiamento climatico”. Non esistono bombe d’acqua, esistono i temporali che vengono studiati con le loro strutture ed evoluzione: cella singola, supercella, multicella, mesoscale Complex Systems, Water Streets come la famosa Vaia etc. Anche il pubblico deve ribellarsi alle previsioni fatte solo per raccogliere pubblicità, con nuvolette e fulminini. Il pubblico ha il diritto di ricevere previsioni all’altezza dei recenti progressi della meteorologia di ricerca.

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