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Si può sfrattare la Storia? Il comune di Roma vuole cacciare l'Istituto per il Medioevo

Il Campidoglio ha deciso di sfrattare l'Istituto fondato nel 1883 dalla sede che occupa dal 1923, l'Oratorio dei Filippini. I motivi di una scelta e quei toni fuori luogo

Si richiede di “rilasciare bonariamente i locali, liberi da persone e cose, entro 90 giorni dal ricevimento della presente”. Sono le parole con cui il Comune di Roma ha comunicato lo sfratto all’Istituto storico italiano per il Medioevo, il centro di ricerca romano che dal 1923 ha sede nell’Oratorio dei Filippini. Lo ha reso noto lo stesso istituto, pubblicando stralci del comunicato del Campidoglio. Il Comune minaccia la “riacquisizione forzosa del bene e si dichiara creditore per oltre 24 mila euro.

 

Ma l’Istituto storico italiano non ci sta: “Sfuggono le motivazioni di questa richiesta, che priverebbe Roma di un’istituzione riconosciuta nel mondo e con un’intensa attività culturale ed editoriale. Ci opporremo in tutti i modi possibili alla richiesta” si legge nell’appello pubblicato su Facebook, in cui si invoca la solidarietà di istituzioni e appassionati, riuniti sotto lo slogan “La Storia non si sfratta”.

 

A quanto si apprende, i locali sono stati richiesti dal Comune per le necessità di spazi dell’Archivio storico capitolino, anch’esso collocato nel complesso di Borromini quasi cent’anni fa. E sempre per volontà di Pietro Fedele, ministro dell’Istruzione dal 1925 al ’28 e padre dell’Enciclopedia Utet. Sorprende però che nel 2006 il Campidoglio abbia restaurato grandi spazi al secondo e al terzo piano del complesso borrominiano; sale destinate all’Archivio ma che negli ultimi quindici anni sono rimaste del tutto inutilizzate.

 

Fine istituzionale dell’Istituto, che è diretto da un consiglio formato da docenti universitari, è lo studio e la pubblicazione delle fonti storiche medievali. Il centro ha un patrimonio librario composto da circa 100 mila volumi e più di 760 testate di riviste italiane e straniere; sia la biblioteca che l’archivio storico sono aperti alla consultazione del pubblico. A ciò si aggiungono le attività della Scuola storica nazionale, che ospita convegni e seminari di studio.

 

La storia di questa istituzione romana chiaramente parla da sé. La decisione di revocarne gli spazi, e soprattutto le modalità con cui la scelta è stata comunicata, sembrano stridere con il prestigio dell’istituto. Il Campidoglio utilizza toni perentori di cui si fatica a comprendere la necessità. Toni e modi poco frequenti nel linguaggio del Comune di Roma, che di norma – quando c’è uno sgombero in ballo – appare più timido e molto più indeciso.

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