Cosmopolitics

Jill Biden cheerleader d'America a Tokyo

Paola Peduzzi

La first lady applaude, grida, saluta, si dispera per gli errori, esulta per le vittorie, dice agli atleti: spero che riusciate a sentirmi dagli spalti, come fanno le mamme con i figli, solo che in questo caso i figli non si imbarazzano

Jill Biden è l’ambasciatrice della Casa Bianca alle Olimpiadi di Tokyo, applaude, grida, saluta, si dispera per gli errori, esulta per le vittorie, dice agli atleti: spero che riusciate a sentirmi dagli spalti, come fanno le mamme con i figli, solo che in questo caso i figli non si imbarazzano. Anzi appena possono alzano lo sguardo, intercettano quello della loro first lady, si ritrovano come una grande squadra di più di seicento atleti con la loro cheerleader più importante, più sorridente, più presente. “Mostreremo al mondo che cosa possono ottenere gli Stati Uniti quando sono guidati dal cuore e dalla speranza e dalla diplomazia”, ha detto Jill Biden, “o come dice sempre mio marito: quando gli Stati Uniti sono guidati dalla forza dell’esempio, non dall’esempio della forza”.

 

La first lady è ambasciatrice e padrona di casa, quando arrivano altri leader o funzionari a salutare alla sua base al villaggio olimpico dice che è dispiaciutissima perché non può offrire snack e nemmeno un bicchiere di vino, le regole anti Covid sono rigidissime (come farà Tinder a fare tutti i contatti che dice dentro al villaggio resta un mistero), ma fa complimenti a tutti, anche se poi ricorda sempre che gli americani sono fortissimi, difficile batterli. Per gli atleti ha solo incoraggiamenti e rassicurazioni, “per la maggior parte di voi, il viaggio per Tokyo è cominciato moltissimo tempo fa. E’ cominciato quando eravate piccoli, la prima palla che avete preso in mano, il primo tuffo nell’acqua, la prima corsa che vi ha fatti sentire liberi, o quando quel blackflip che vi sembrava impossibile a un certo punto è diventato possibile. Avete fatto molti sacrifici per essere qui, avete rinunciato al tempo con gli amici e vi siete messi a dura prova”. Il sogno olimpico e quello americano si fondono nella visione degli Stati Uniti che Jill Biden vuole offrire al mondo, un reset culturale dopo questi ultimi anni trumpiani. Certe politiche possono rimanere uguali al recente passato, non è vero che la dottrina Biden è in completa rottura con la dottrina Trump: l’esempio è poco distante, sul continente, in Cina, dove il vicesegretario di stato americano, l’austera Wendy Sherman, incontra e si scontra con i cinesi, si vedono le fiammate a ogni giro, proprio come accadeva in passato. Le politiche possono  assomigliarsi ma i toni no, questo è quel che l’ambasciatrice Jill Biden racconta a Tokyo, quando racconta quanto è emozionata, quando dice che “la divisa” se la sente stretta come il grembiule il primo giorno di scuola, quando trova il modo di far capire cosa prova anche dietro alla mascherina.

 

Accadde lo stesso con l’arrivo degli Obama alla Casa Bianca dopo gli anni di George W. Bush, le guerre di inizio millennio, l’immagine americana da restaurare. Jill Biden non prova nemmeno a motteggiare il glamour degli Obama, anzi ostenta lo stile middle class tanto caro al marito rimettendosi gli stessi vestiti, che sono costosi e che quindi devono essere utilizzati con l’orgoglio che si ha verso gli investimenti ben fatti. C’è l’elogio della normalità in ogni gesto di Jill Biden e questa sua naturalezza è la forza americana che vuole portare in giro, materna e concreta. Anche se proprio come allora con gli Obama già ci si interroga su cosa vuol dire essere americani oggi, non tanto o non solo dentro ai loro confini ma piuttosto qui fuori, dove ci si tormenta sulla mancanza dell’America e sul suo contrario. E le risposte spesso non hanno il sorriso di Jill Biden: alziamo lo sguardo sugli spalti e non sempre ci ritroviamo.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi