Amber Rudd (foto LaPresse)

Lezioni dal ministro inglese Rudd

Paola Peduzzi

Rinascere a 40 anni, parare i colpi destinati al capo, rimanere calmi

Nel 2013, Amber Rudd ha deciso di riprendere indietro la propria vita, “a vent’anni ho lasciato l’università, mi sono sposata, ho fatto dei figli. A trent’anni riuscivo a malapena a tenere la testa fuori dall’acqua. Quando sono arrivata ai quaranta, ho pensato che era arrivato il momento di riportare la mia vita nella direzione che volevo, non potevo soltanto nuotare più forte possibile contro la corrente”. Rudd oggi ha 53 anni, è il ministro dell’Interno inglese e secondo i media britannici “l’astro che più cresce nel mondo dei conservatori”. La settimana scorsa, al dibattito elettorale in tv assieme a tutti i leader di partito a rappresentare i Tory c’era lei: il suo boss, il premier Theresa May, non ha voluto partecipare, nemmeno quando Jeremy Corbyn, capo del Labour, ha cambiato idea e ha detto: io vado. Rudd c’era, anche se suo padre era mancato due giorni prima, anche se intanto l’accanimento contro la May aveva raggiunto nuovi picchi: manda in tv il ministro in lutto, che razza di leader è? Rudd si è difesa bene, portandosi addosso tutti i fardelli di una campagna elettorale che per i conservatori è stata tutt’altro che gloriosa, e dovendo anche sostenere le critiche che un ministro dell’Interno di un paese sconvolto dagli attacchi terroristici inevitabilmente riceve. Ora c’è chi dice che la Rudd sia destinata a diventare cancelliere dello Scacchiere se i conservatori dovessero vincere tra due giorni le elezioni, e anche se lei minimizza – dice di essersi sorpresa quando è stata nominata ministro l’anno scorso: non se l’aspettava – molti la proiettano già come futuro leader del partito.

 

Rudd è stata sposata con l’indimenticabile giornalista-scrittore AA Gill, hanno avuto due bambini (negli articoli di AA Gill Amber era “Silver Spoon”), negli anni in cui non respirava quasi ha lavorato al film “Quattro matrimoni e un funerale” come consulente e poi si è buttata nella finanza. La politica è arrivata con i quarant’anni, ma è nel 2012 che, grazie all’ex cancelliere dello Scacchiere George Osborne, la Rudd inizia ad avere una certa visibilità e a lavorare poi nel governo. Nella sua storia si ricordano due eventi: un discorso ai Comuni sull’energia in cui difendeva una misura voluta dal governo, proprio nel momento in cui l’allora premier, David Cameron, aveva deciso (senza avvertirla) di cambiarla (dovette cambiare versione in diretta, fu molto sbeffeggiata, Cameron disse: però brava, sa mantenere la calma). Durante la campagna referendaria dello scorso anno, la Rudd era stata mandata ad affrontare il mastino brexiteer Boris Johnson: “Non è un uomo da cui mi farei riaccompagnare a casa alla sera”, disse la Rudd rivolgendosi all’ex sindaco di Londra oggi ministro degli Esteri (pericolante). Da quel giorno, Johnson ogni volta che incontra la Rudd le dice: “Vuoi un passaggio?”.

 

Visti i trascorsi e con l’etichetta di cameroniana-osborniana appiccicata addosso, la Rudd pensava che con il referendum la sua carriera politica si sarebbe interrotta: la May stava facendo strage dei suoi predecessori – con Osborne la faida oggi è aperta e velenosissima – ma decise di salvare la Rudd, e anzi la mise al “suo” ministero. La vita lì sarà più dritta ma non è facile: Rudd è finita in mezzo a tutte le polemiche sullo status dei lavoratori europei all’ombra della Brexit e oggi deve rispondere alle domande sugli attentatori jihadisti “sfuggiti” alle autorità. Prende e para i colpi diretti alla May, stoica e calma, forse poi un giorno deciderà di restituirli, di riprendere in mano la propria vita un’altra volta e di dare l’assalto al capo. Oggi no, oggi costruisce unità e fedeltà in un partito che vuole essere fortissimo e si ritrova indebolito, e alla sua calma ieri ha aggiunto anche la commozione di Cressida Dick. La capa di Scotland Yard, volto rassicurante di questi giorni tragici, ha elogiato il coraggio dei poliziotti, le si è incrinata la voce mentre parlava del loro “eroismo”, e ha detto che sì, vorrebbe più risorse e più poliziotti per gestire la minaccia. Gli esperti ricordano: è stata Amber a raccomandarsi tantissimo per la nomina di Cressida alla polizia di Londra, forse una nuova vita è vicina.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi